venerdì, 26 Aprile 2024

Milano, 5 anni dal ritrovamento di Carlotta: il caso della stilista impiccata ad un albero ancora irrisolto

Al quinto anniversario dalla sua morte, il caso di Carlotta Benusiglio continua ad essere irrisolto. La stilista 37enne era stata ritrovata impiccata ad un albero.

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Al quinto anniversario dalla sua morte, il caso di Carlotta Benusiglio continua ad essere irrisolto. La stilista 37enne è stata trovata impiccata ad un albero del parco di Piazza Napoli a Milano la mattina del 31 maggio 2016.

Nessuno, prime tra tutti la madre e la sorella, Giorgia Benusiglio, ha mai creduto si trattasse di un suicidio, iniziando una battaglia contro l’archiviazione del caso e raccontando che le modalità con cui si concretizzò la tragedia fossero in estremo contrasto con la personalità di Carlotta, troppo riservata per un gesto simile.

Sua sorella Giorgia, da cinque anni gira le trasmissioni televisive per raccontare di Carlotta, della sua storia e per trovare la verità ripetendo a gran voce: “Mia sorella non si sarebbe mai suicidata”. La donna, ritrovata alle 6 del mattino da una passante che aveva allertato il 112, era appesa ad un albero con una sciarpa, ma i suoi piedi toccavano terra.

Una serie di incongruenze: la morte a due passi da casa, casa per altro dotata di un soppalco, perché un gesto così plateale? E ancora, computer e musica accesi, i suoi adorati gatti, che non avrebbe mai lasciato soli e l’arrivo di lì a pochi giorni di una cara amica dall’estero che sarebbe dovuta essere sua ospite.

Infine i dettagli: Carlotta, donna così particolare, che vestiva in base all’umore, sempre di nero perché era il suo colore preferito; indossava pantaloni corti, capo prerogativa di una classica giornata si: non si sarebbe mai lasciata trovare morta con le gambe scoperte.

Le telecamere di videosorveglianza hanno confermato che la notte in cui alle 3.40 perdeva la vita, Carlotta era in compagnia del fidanzato, Marco Venturi, poi rinviato a giudizio, e avevano litigato. Da qui, l’ipotesi degli investigatori: una relazione tormentata, un compagno violento, litigi, percosse, svariate denunce.

Dall’accusa di istigazione al suicidio, poi di lesioni e stalking, fino alla rilevazione del DNA per l’accusa di omicidio volontario aggravato. Un’indagine passata per una richiesta di archiviazione da parte dei pm incaricati all’epoca e poi per una riapertura dopo una nuova perizia, 2 autopsie, una riesumazione: un corpo senza pace, senza giustizia.  Un caso irrisolto lungo cinque anni, dove si è ipotizzato tutto ed il contrario di tutto.

La prima autopsia è giunta alla conclusione di “asfissia meccanica da impiccamento”, avvalorando quindi la tesi del suicidio, ma in una successiva consulenza, richiesta dal pm Gianfranco Gallo, si dice che gli “elementi a disposizione sono conciliabili sia con l’ipotesi di impiccamento sia con quella di strangolamento immediatamente seguito da sospensione del cadavere”.

La seconda autopsia dei medici legali Elena Invernizzi e Giovanni Pierucci, ha fatto ritenere, con le dovute cautele, che Carlotta sia morta “con grande probabilità” a causa di una “asfissia prodotta da impiccamento” specificando che, sul cadavere riesumato, non ci fossero lesioni riconducibili ad uno strangolamento; i consulenti di accusa e parte civile però hanno dato una ricostruzione diametralmente opposta: per loro si sarebbe trattato di omicidio.

A marzo la Cassazione ha comunicato che “mancano gravi indizi, ossia non è stata provata oltre ogni dubbio la sua responsabilità”, al fine di motivare la sentenza con cui ha dichiarato inammissibile il ricorso del pm che chiedeva di annullare il provvedimento del Riesame che aveva rigettato la richiesta del carcere per l’uomo.

Dopo tre rifiuti della Cassazione, la Procura milanese e il pm che ha ereditato l’indagine, Francesca Crupi, hanno chiesto il processo per Venturi accusato di omicidio volontario, stalking e lesioni contro la vittima, ultimi due dei quali commessi tra il 2014 e il 2016. L’udienza preliminare si terrà il 6 luglio davanti al gup Raffaella Mascarino.

Intanto venerdì in piazza Napoli, davanti all’albero di Carlotta, è spuntata una nuova panchina rossa, simbolo della lotta contro la violenza e lo stalking che lancia un messaggio: “Non sei sola”.  Al quinto anniversario dalla ricorrenza, Carlotta non può ancora riposare in pace, lasciando un velo di mistero su quanto accadde realmente quella notte. L’ultimo atto di questa terribile storia sarà il processo, dalla cui sentenza si spera arrivi una verità, almeno giudiziaria.

 

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