venerdì, 26 Aprile 2024

Il covid affoga in piscina

I successi degli azzurri agli Europei di nuoto e gli studi scientifici in cortocircuito: le piscine all'aperto sono attive solo dal 15 maggio e per quelle al chiuso si dovrà attendere ancora. 

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Tre ori, un argento e due bronzi per gli italiani solo nell’ultima giornata di gare della 35^ edizione dei Campionati Europei di Nuoto alla Duna Arena di Budapest. Gli azzurri concludono la settimana di gare in vasca con brillanti risultati e ottimi auspici per le prossime Olimpiadi di Tokyo: 52 presenze nelle finali, 44 medaglie conquistate in tutte le discipline degli Europei – 10 ori, 14 argenti e 20 bronzi in tuffi, fondo, sincro e nuoto – 31 record personali abbattuti e nuovi record italiani stabiliti.

Ma, forse, il ricordo di questi Europei, quello che ci porteremo nel cuore è l’immagine delle lacrime di Benedetta Pilato, le lacrime di gioia di una sedicenne che ha sgretolato tutti i record nei 50 metri rana: 29.30 è il nuovo record del mondo, nuovo record del mondo juniores, nuovo record europeo, nuovo record europeo juniores e Commonwealth record. Benedetta Pilato che ha scritto il suo nome fra quelli dei grandi. Benedetta Pilato che, anche dopo l’oro vinto oggi nella finale a soli 5 centesimi dal primato stabilito ieri, sembra ancora non credere che sia tutto vero.

L’organizzazione ha creato un sistema di prevenzione dal Covid che ha dimostrato come si possano svolgere eventi sportivi di punta in totale sicurezza. Basti pensare che la bolla dell’europeo ha protetto circa 4mila persone – ha detto oggi il presidente della Lega Europea Nuoto Barelli – L’europeo è stata una grande opportunità per tutti i nuotatori di confrontarsi ad altissimo livello dopo un anno di sofferenza e in avvicinamento alle Olimpiadi”.

L’ottima riuscita della manifestazione, i risultati degli azzurri e le parole di Barelli creano un cortocircuito con ciò che accade al nuoto in Italia: le piscine all’aperto sono attive solo dal 15 maggio e per l’apertura delle piscine al chiuso si dovrà attendere ancora più di un mese: il primo luglio.

Eppure lo studio condotto dagli scienziati dell’Imperial College di Londra, non ancora sottoposto a revisione, suggerisce che il cloro, potente disinfettante, potrebbe disattivare il virus efficacemente e rapidamente. L’acqua clorata delle piscine potrebbe inattivare il coronavirus in soli 30 secondi, conclude lo studio.

Anche l’ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Guido Rasi si era detto “sorpreso” per la decisione di rinviare la riapertura delle piscine al chiuso: “Le piscine sono luoghi gestibili sul piano della sicurezza, ci sono studi che dimostrano che il virus sopravvive poco o nulla con il cloro. Senza dimenticare che si tratta di ambienti grandi e di luoghi più sicuri e gestibili di altri”.

La scelta del Governo è stata contestata a gran voce dal coordinamento delle Associazioni Gestori Impianti Natatori che, dopo la pubblicazione del calendario delle riaperture in Italia era tornato a sollevare l’urgenza della riapertura delle piscine e immediati sostegni economici. Gli impianti sono fermi dal 26 ottobre, circa 7 mesi. Sono a rischio in tutta Italia 120mila posti di lavoro e un fatturato annuo da 10 miliardi.

Al di là dell’aspetto economico, per nulla trascurabile, è la tutela della buona salute e del benessere che sono a rischio. Il nuoto riveste un ruolo di primo piano nell’attività fisica di circa cinque milioni di italiani. E la cultura dell’attività fisica, motoria e sportiva, in qualsiasi forma, dilettantistica o agonistica che sia, è un presupposto indispensabile per una comunità. Lo è ancor di più per la formazione e la crescita sociale delle generazioni più giovani che, nello sport, trovano e apprendono i valori della cooperazione nel gioco di squadra, del sano agonismo nel gareggiare e comprendono quanto possa essere sterile la competizione esasperata e fine a sé stessa.

“Le piscine non sono ‘soltanto impianti sportivi’ ma anche presìdi per la sicurezza individuale, collettiva e sociale”, si legge sul sito della Federazione Italiana Nuoto.

E se lo chiedessimo a Benedetta Pilato, probabilmente ci direbbe che le piscine sono la sua seconda casa e che nuotare le è indispensabile come l’ossigeno. Lei che è nata e vissuta in una città come Taranto, in cui persino l’ossigeno lotta per sopravvivere tra i fumi delle acciaierie dell’Ilva.

Probabilmente ci direbbe anche che, in questo momento di massima gioia, mentre rigira fra le mani la medaglia d’oro che ha vinto questo pomeriggio, il suo pensiero vola già alle piscine olimpiche del Sol Levante. Lì l’aspetta un’altra sfida: i 100 metri rana, nei quali proverà a superarsi, ancora una volta.

E forse ci direbbe anche che nei mesi scorsi il timore di non potersi allenarsi, di non essere all’altezza delle gare, ha superato di gran lunga il pericolo del Covid.

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