sabato, 27 Aprile 2024

G20 India 2023, le sfide del futuro: dal clima al multilateralismo. E la Russia esulta

Sarebbe dovuto essere uno degli incontri più difficili tra i Paesi industrializzati membri del G20. Quello del 9-10 settembre 2023 a Dehli, in India, ha invece messo in luce obiettivi e sfide comuni da affrontare in vista dell'immediato futuro: cambiamento climatico, multilateralismo, trasformazione tecnologica, parità di genere, lotta al terrorismo, guerra in Ucraina e accordo sul grano.

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Sarebbe dovuto essere uno degli incontri più difficili tra i Paesi industrializzati membri del G20. Sarebbe dovuta essere una condanna decisa alla Russia per la guerra in Ucraina e la consacrazione della via cinese. Il Vertice del 9-10 settembre 2023 a Delhi, in India, somiglia invece più a un compromesso con il Cremlino e mette in luce obiettivi e sfide comuni da affrontare in vista dell’immediato futuro: cambiamento climatico, multilateralismo, trasformazione tecnologica, parità di genere, lotta al terrorismo, risoluzione della guerra in Ucraina e accordo sul grano. Se la questione tra Kiev e Mosca lascia più di qualche divergenza, su tutto il resto dell’Agenda 2030 sarebbero arrivati riscontri positivi. “Apprezziamo la conclusione positiva di vari gruppi di lavoro del G20. Ribadiamo il nostro impegno nei confronti del G20 come principale forum per l’economia globale nello spirito del multilateralismo, sulla base del consenso di tutti i membri. Non vediamo l’ora di incontrarci di nuovo in Brasile nel 2024 e in Sud Africa nel 2025“, si legge nella Dichiarazione Finale al termine della prima giornata.

L’incontro di Delhi, se non ha favorito la strategia del Cremlino in ambito internazionale, poco ci manca, sicuramente non l’ha ostacolata. Dal Summit, inoltre, esce fuori il peso dei Paesi BRICS (Russia, Cina, Brasile, Sud Africa, India). Se è vero che l’assenza di Xi Jinping in India fa molto rumore e che la Cina deve fare i conti con una posizione netta dell’Unione Europea riguardo commercio e diritti umani, è anche vero che Pechino rimane uno dei pochissimi interlocutori di Mosca e una delle più grandi potenze mondiali. Secondo il settimanale tedesco Die Zeit, il G20 2023 sarebbe un chiaro segnale del fallimento del tentativo di isolare la Russia da parte dell’Occidente. Il Brasile sarà il prossimo Paese ospitante nel 2024, successivamente toccherà al Sud Africa. Tutti alleati di Putin e legati a Mosca dall’appartenenza alla New Development Bank. Inoltre, il multilateralismo, ampiamente discusso, favorisce e non poco le nuove economie emergenti. Intanto, sul tavolo di Narendra Modi nella sala dell’International Exhibition-cum-Convention Centre di Delhi, India viene sostituito con Bharat, nome che precede l’epoca della colonizzazione inglese del Paese e comparso anche negli inviti al Summit.

Poco spazio alla guerra in Ucraina e nessuna condanna alla Russia: ira di Kiev

Al Summit presieduto dal Primo ministro indiano Modi sono stati grandi assenti il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ed il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. L’incontro di Delhi ha dimostrato che riguardo la guerra tra Mosca e Kiev c’è più di qualche divergenza tra i leader mondiali. Se nello scorso appuntamento di Bali si utilizzò un linguaggio più netto nei confronti dell’operazione speciale (così chiamata da Cremlino) della Russia in Ucraina, in India è stato condannato l’utilizzo della forza, ma non viene più citata l’aggressione di Mosca nei confronti del Paese ucraino. “Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, pur ricordando la discussione di Bali, ribadiamo le nostre risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dall’Assemblea Generale […] Gli Stati devono agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella sua interezza. In linea con la Carta delle Nazioni Unite, tutti gli Stati devono astenersi dal minacciare con l’uso della forza per cercare l’acquisizione territoriale contro l’integrità territoriale e la sovranità o indipendenza politica di qualsiasi Stato. L’uso o la minaccia di uso del nucleare le armi sono inammissibili“. Così si legge nel documento della Dichiarazione Finale. Questo è lo spazio e i termini che sono stati riservati alla questione Ucraina. “Non c’è niente di cui essere fieri“, ha scritto il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev Oleg Nikolenko in un post su X. Il funzionario ha anche allegato una foto con il testo della Dichiarazione Finale corretto in rosso dove si specifica che la Russia è l’aggressore e unico responsabile.

Cambiamento climatico e sostenibilità

Ci impegniamo ad accelerare urgentemente le nostre azioni per affrontare le crisi ambientali, compreso il cambiamento climatico. Riconosciamo gli impatti del cambiamento climatico riscontrati in tutti i Paesi del mondo, in particolare dai più poveri e vulnerabili, compresi i meno sviluppati“. Questa è una delle missioni principali dei membri del G20 entro la chiusura dell’Agenda 20230. Il tema del cambiamento climatico e della sostenibilità è ripreso in quasi 20 delle 37 pagine che compongono la Dichiarazione Finale. I leader si impegneranno a rispettare i termini dell’Accordo di Parigi, ovvero il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto al periodo preindustriale. “Sulla base dei Principi di Alto-Livello del G20 sugli stili di vita per lo sviluppo sostenibile, ci impegniamo a intraprendere solide azioni collettive che consentiranno al mondo di abbracciare la sostenibilità“, si legge. Assumeranno un ruolo sempre più importante gli oceani e la cura del mondo marino sarà una priorità, in favore di un’economia sostenibile e resiliente.

Parità di genere: emancipazione e protezione

Un intero capitolo del Documento Finale è dedicato alla questione della parità di genere e alla condizione della donna. I leader riuniti a Delhi hanno posto l’accento sulla necessità di investimenti volti a favorire l’emancipazione delle donne e la parità di genere in ogni ambito sociale, politico ed economico. Le sfide globali richiederanno maggiore inclusività e tra gli obiettivi da conseguire, segnati nell’Agenda 2030, figurano: riduzione delle differenze salariali, garantire parità nell’istruzione e nell’accesso alle nuove tecnologie, promuovere protezione sociale e combattere la violenza di genere. All’ILO e all’OCSE sarà affidato il compito di riferire annualmente i progressi fatti. A questo punto sarà interessante capire come intende muoversi l’Arabia Saudita, che sta aprendo sempre più le porte all’Occidente in più settori.

Il principe saudita Mohammed bin Salman ha avviato graduali riforme volte a favorire una prima emancipazione della donna in Arabia. Nel 2017, infatti, la visione liberale di Salman ha permesso alle donne saudite di andare nei cinema, negli stadi, entrare nelle Forze armate e guidare da sole in macchina. Il suo personaggio, tuttavia, rimane ancora molto oscuro. Joe Biden lo criticò duramente nella campagna elettorale per la misteriosa uccisione del giornalista saudita Jamal Kashoggi, molto critico nei confronti della dinastia. Inoltre, le concessioni alle donne saudite contrastano con la continua repressione delle attiviste. Come riporta Human Rights Watch, molte attiviste sono tuttora detenute in carcere e quelle rilasciate sono sottoposte a severi divieti.

Modi: “Discussione eccellente con Meloni”

Il Primo ministro indiano, Narendra Modi, presidente di turno, ha avuto un colloquio con la Premier italiana Giorgia Meloni nella tarda serata di sabato. “Ho avuto un’eccellente discussione con il PM Giorgia Meloni. La nostra conversazione ha coperto vari settori tra cui commercio, difesa, tecnologie emergenti e molto altro. L’India e l’Italia continueranno a lavorare insieme per la prosperità globale” è stato il commento di Modi a una foto pubblicata su X dove stringe la mano alla leader di Fratelli d’Italia. Mentre Roma annuncia a Pechino l’imminente abbandono della “via della seta” aperta nel 2019 dal Governo Conte, al G20 è stata lanciata ufficialmente la proposta a trazione USA che vuole la creazione di una mega infrastruttura strategica che collegherà l’India al Medio-Oriente, e quest’ultimo al Mediterraneo e quindi all’Europa. Il progetto andrebbe sotto il nome di Pgii (Partnership for global infrastructure and investment India-Middle East-Europe econimic corridor) e ha l’obiettivo la crescita e lo sviluppo del corridoio indiano rispetto a quello cinese. Un ruolo fondamentale verrà svolto anche dall’Arabia Saudita: Ryad sarà il ponte tra Mumbay e il Mediterraneo.

Africa: ridurre fame e povertà tra gli obiettivi comuni

Nel discorso di apertura del Vertice, il Primo ministro indiano Modi ha annunciato l’ingresso a pieno titolo come membro permanente dell’Unione Africana. L’organizzazione di 55 paesi africani è la seconda a entrare come membro permanente dopo l’Unione europea. L’adesione dell’Unione africana è stato concepito dalla presidenza indiana come un simbolo della “Sabka Saath” ovvero dello spirito di inclusione. Tra gli obiettivi comuni dei Paesi più industrializzati c’è quello di affrontare la fame e la povertà nel mondo, da secoli flagelli del Continente Nero. Nella Dichiarazione Finale del summit non viene citata la situazione drastica nel Sahel e le rivolte in Niger e Gabon. “Anche grazie al ruolo italiano l’Africa è stata centrale in questo G20. Non a caso l’Africa è stata anche al centro del mio intervento nella sessione plenaria e abbiamo anche partecipato a una riunione organizzata tra i leader dell’Unione Europea e quelli africani che erano presenti“, ha dichiarato la Premier italiana Giorgia Meloni in conferenza stampa al termine del G20, annunciando anche l’invio da Roma di 3 miliardi di euro all’Africa per combattere l’emergenza climatica.

Lotta al terrorismo e all’intolleranza religiosa

Se nel Vertice del 2023 i Paesi del G20 non hanno menzionato i colpi di Stato in Africa, o le nuove tensioni nel Medio Oriente, che interessano soprattutto Israele e i paesi a maggioranza araba, i leader si sono ampiamente espressi in favore della lotta al terrorismo e all’intolleranza religiosa. “Condanniamo il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, comprese quelle di base xenofoba e razzista, altre forme di intolleranza in nome della religione o del credo. Riconosciamo l’impegno di tutte le religioni per la pace” si legge nel Documento Finale. Una misura efficace contro il terrorismo sarebbe un approccio olistico sulla base del Diritto internazionale per “negare ai gruppi terroristici un rifugio sicuro, libertà di operazioni e reclutamento, nonché sostegno finanziario e politico“.

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