sabato, 27 Aprile 2024

Parigi, come nel maggio del ’68: i protagonisti delle proteste sono i giovani

In Francia orde di ragazzi, organizzazioni sindacali e lavoratori continuano a scendere nelle piazze, manifestando contro la nuova riforma di Emmanuel Macron sulle pensioni. A combattere rimangono i più giovani, i nuovi sessantottini nel cui sangue scorre probabilmente quella cultura della rivoluzione e della lotta per i propri diritti, tanto dimenticata dai loro vicini di casa.

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Un sociologo parigino ha affermato che la battaglia condotta dai francesi contro la nuova riforma di Macron sulle pensioni è “fisicamente e psicologicamente estenuante” e, a breve, i cittadini, stremati, si stancheranno, molti anche a causa della loro età e della loro condizione di salute. Eppure a combattere rimangono i più giovani, i nuovi sessantottini nel cui sangue scorre probabilmente quella cultura della rivoluzione e della lotta per i propri diritti, tanto dimenticata dai loro vicini di casa. Giovedì 6 aprile, orde di ragazzi, organizzazioni sindacali e lavoratori prossimi alla pensione sono scese nuovamente nelle piazze di Parigi, dimostrando rabbia nei confronti della loro Francia, Paese in cui il lavoro è altamente intensivo e col più alto tasso di produttività.

A Marsiglia, nella zona del Porto Vecchio, si sono radunati 110mila cittadini ed hanno chiesto, a gran voce, le dimissioni di Macron. È stato bloccato l’accesso a vari licei ed università, non solo alla Sorbona di Parigi, ma anche in altre città come Lille, Rennes e Lione. In piazza erano in migliaia, concentrati, principalmente a Parigi, dove sono stati registrati a fine giornata 57mila manifestanti.

Ha preso parte al corteo di Parigi anche il nuovo segretario generale della Cgt (Confederation generale du travail), Sophie Binet. Nella giornata di ieri, la Binet ha avuto modo di comunicare al potere esecutivo a Palazzo Matignon, il disagio che le loro decisioni stanno creando al popolo, verso quella che ha definito una vera e propria crisi democratica. Ha trovato un “governo bunkerizzato” e in “rottura con il Paese”.

Ancor prima dell’inizio del corteo, erano già 8 le persone arrestate e 1.330 i controlli eseguiti. Si sono verificati, nuovamente, episodi di vandalismo in piazza. Oltre 300 persone hanno tentato di distruggere il celebre ristorante ‘La Rotonde’, tra i ristoranti preferiti di Emmanuel Macron, scagliando oggetti contro i vetri, una manifestante è rimasta ferita gravemente. Si sono verificate altre aggressioni, un’agente di Polizia ha perso i sensi, dopo aver ricevuto un colpo in testa ed un’altra è stata colpita a un occhio. A fine giornata, il numero di agenti feriti è ammontato a 154. Anche questa volta, una risposta di altrettanta violenza è stata messa in atto da parte delle Forze dell’Ordine, accusate di aver abusato dei gas lacrimogeni. I poliziotti hanno picchiato e preso a manganellate i manifestanti.

Le accuse a Macron e le aggressioni della polizia

Il presidente è stato accusato di aver trasgredito a procedure politiche ben precise, bypassando il Parlamento stesso nell’approvazione della riforma. Il presidente risponde che è stato necessario attuare un cambiamento del genere, perché il numero di pensionati in Francia è in aumento progressivo  La situazione non è più gestibile nello stesso modo. Per quanto riguarda l’atteggiamento assunto dalle forze dell’ordine, si esprime il ministro degli Esteri, Gérald Darmanin, affermando che la polizia non fa altro che mantenere l’ordine pubblico: “Quello che è in gioco sono le istituzioni della Repubblica, la polizia è il baluardo agli attacchi contro i luoghi democratici”

“Macron, sei finito! I giovani sono in piazza!”

A protestare non sono solo le fasce più anziane della popolazione, ma anche liceali e universitari. La crisi non è solo politica, ma anche sociale e la nuova riforma si è rivelata l’occasione per dare il via a cortei ed occupazioni contro qualcosa di molto più grande. I ragazzi lottano per il pianeta e contro l’ingiustizia perpetrata nei confronti dei lavoratori e dimostrano il loro dissenso contro il sistema in ogni sua sfaccettatura, proprio come nel 68′, quando, stufi della vecchia politica di De Gaulle, sono scesi in piazza.

 

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Studenti sessantottini in corteo

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I manifestanti, oggi, in corteo

Il caso di Solal

Fra le varie vittime della violenza delle forze armate, si è distinto il caso dello studente  Solal, un ragazzo al suo ultimo anno di liceo. Il giovane è stato attaccato e picchiato dai poliziotti, che lo hanno arrestato. I suoi amici, compagni e coetanei, hanno protestato per la sua libertà, rivelando scomode verità sui poliziotti presenti il giorno dell’arresto. Un ragazzo, testimone dell’accaduto afferma di aver sentito loro scherzare sul fatto che si stessero annoiando, per cui avrebbero sentito l’esigenza di picchiare qualcuno. Solal è stato scarcerato dopo l’udienza in Tribunale.

Il Governo francese ignora il rumore della folla

È indubbiamente difficile esprimersi sull’attuale situazione in Francia. Da una parte, non si può che supportare a pieno i lavoratori per essersi uniti contro l’ingiustizia sociale, facendo sentire la propria voce. Così come non si può che sostenere gli studenti, siamo italiani e sappiamo benissimo cosa significa vivere all’interno di uno Stato che ignora noi giovani e pare non sia mai interessato ad ascoltare ciò che abbiamo da dire. Il governo francese sembra stia cercando di rintanarsi sotto una campana di vetro, scegliendo consciamente di ignorare il rumore che sta facendo la folla.

Allo stesso tempo, i manifestanti non hanno solo commesso atti vandalici, ma hanno attaccato e picchiato gli agenti. La loro rabbia è lecita e comprensibile, finché non sfocia in atti del genere. Infine, non è una sorpresa che la risposta della Polizia sia altrettanto violenta e che abusi del suo potere. Fondamentale sottolineare spesso come la violenza delle Forze dell’Ordine sia un attacco e non una risposta, totalmente gratuita. Chi difende gli agenti che agiscono in questo modo, dicendo che non farebbero altro che il loro lavoro, ovvero “mantenere l’ordine“, non è che parte di un sistema iniquo, basato sull’aggressione di chi ha più potere e mezzi, verso chi non ne ha. Tutto ciò rappresenta la negazione del diritto di manifestare la propria opinione e di agire contro un Governo sfruttatore, ingranaggio di un sistema nel quale vince il più ricco, il più potente, quello armato e difeso dalle autorità.

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