lunedì, 29 Aprile 2024

Occupazione abusiva, 85enne torna libera dopo 2 settimane di carcere. Antigone: “Trovare alternative alla detenzione”

Una donna di 85 anni non autosufficiente è stata detenuta presso il carcere di San Vittore a Milano per l'occupazione abusiva di un alloggio. Oggi, dopo oltre due settimane, è tornata libera. Il caso era stato denunciato ieri dall'associazione Antigone e suscitato grande indignazione.

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Una donna di 85 anni non autosufficiente è stata detenuta presso il carcere di San Vittore a Milano per l’occupazione abusiva di un alloggio. Oggi, dopo oltre due settimane, è tornata libera. Il caso, che aveva sollevato notevole scalpore e indignato buona parte dell’opinione pubblica, era stato denunciato ieri dall’associazione Antigone. “La sua condanna definitiva è di soli 8 mesi, ed è scaturita dall’occupazione abusiva di un alloggio. Nonostante il reato non sia di grande pericolosità sociale e la pena comminata di brevissima durata, la donna è stata condotta nel carcere del capoluogo lombardo. Ad aggravare la situazione, il fatto che la signora non è autosufficiente. Richiede, perciò, un’assistenza personale e una gestione sanitaria costante da parte degli operatori”, aveva detto la responsabile della sede lombarda di Antigone, Valeria Verdolini.

“La vicenda – aveva aggiunto – investe due questioni: la sempre maggior frequenza con cui persone anche ultrasettantenni o addirittura ultraottantenni entrano in carcere, e la questione centrale della residenza, che impedisce una vera e propria presa in carico da parte dei servizi, lasciando al penitenziario l’onere di gestione residuale”. “Al 30 giugno 2022 si contavano 1.065 detenuti con più di 70 anni. In pratica, il 2% della popolazione detenuta. Un numero che negli ultimi anni è in costante crescita. Serve grande attenzione per la loro condizione. E, dinanzi a pene così brevi da scontare, è fondamentale trovare alternative alla detenzione”. Così Pietro Gonnella, presidente di Antigone. “Ciò passa anche dalla creazione di strutture di sostegno sociale e abitativo che consentano a queste persone di poter accedere a misure alternative, senza che la condizione sociale di partenza diventi un ulteriore elemento discriminante”.

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