giovedì, 28 Marzo 2024

Soldi russi ai partiti, emerge il report redatto da un alto funzionario repubblicano: ci sono anche Lega e M5s

Josh Rudolph, ex consigliere alla Casa Bianca durante l'amministrazione Trump, ha redatto un report di oltre 100 pagine nel quale mette in evidenza i rapporti con Mosca della Lega e la campagna di influenza del Cremlino in Europa.

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Oltre a strumenti più ampiamente studiati come attacchi informatici e  disinformazione, i regimi autoritari tipo Russia e Cina hanno speso oltre 300 milioni di dollari per interferire nei processi democratici più di 100 volte in 33 Paesi nello scorso decennio. La frequenza degli attacchi finanziari è aumentata in modo aggressivo, da due o tre all’anno prima del 2014, fino a 15 o 30 ogni anno dal 2016 in poi“. Inizia così l’analisi di un ex alto funzionario repubblicano sul caso dei finanziamenti di alcuni Paesi nei confronti di partiti politici sparsi in tutto il mondo. Il rapporto prende il nome di “Covert Foreign Money”, scritto dall’Alliance for Securing Democracy del German Marshall Fund of the United States nell’agosto del 2020, alla fine dell’amministrazione Trump.

Ci sono anche Lega e M5s

Nelle oltre cento pagine redatte, la Lega e il caso Metropol occupano un ampio spazio in questo studio di oltre cento pagine, dove compare anche il Movimento 5 Stelle. Ancora una volta quindi è la Casa Bianca repubblicana a mettere sotto la lente il partito guidato dall’alleato ideologico Matteo Salvini, attraverso questa analisi realizzata da un suo ex alto funzionario.

Occhi puntati sulla Lega

Il rapporto rivela che il Cremlino pretende dagli oligarchi di “destinare parte delle loro ricchezze ad attività patriottiche all’estero“. Salvini ha sempre ripetuto di non aver mai ricevuto un rublo da Mosca, ma secondo il documento originato nei corridoi della Casa Bianca repubblicana il punto non è questo, perché ci sarebbero “tre diverse sottocategorie di contributi stranieri a campagne, candidati e funzionari eletti: benefici tangibili, come prestiti finanziari o regali; servizi mediatici, come la manipolazione dei social media su misura; e informazioni preziose, come le ricerche sull’opposizione“.

Il report descrive il ruolo di Savoini come intermediario di Salvini, come Aleksandr Babakov, Vladimir Kornilov e Manuel Ochsen avevano fatto per Marine Le Pen. Il rapporto nota che “ciò mostra come le relazioni del governo russo con l’estrema destra dell’Europa occidentale non siano più centralizzate all’interno del KGB, come durante la Guerra Fredda, ma invece gestite da individui che sperano di impressionare il Cremlino“.

La rete di Savoini

Il documento mostra Savoini come “lo sherpa di Salvini a Mosca. È il presidente dell’Associazione Culturale Lombardia-Russia, domiciliata dal febbraio 2014 nella sede della Lega, che spinge costantemente la propaganda pro-Cremlino e ha legami con i gruppi dell’estrema destra in Russia e in Europa. Il suo presidente onorario è Alexey Komov, rappresentante russo del Congresso mondiale delle famiglie, che funge anche da collegamento con Konstantin Malofeev“. Il report ricorda gli incontri di Savoini con Alexander Dugin, definito “l’ideologo fascista di Putin“.

I documenti sul Venezuela e il M5s

Il resto lo raccontano le registrazioni dell’incontro, dove si parla fornire diesel e kerosene russo a prezzi di favore. Il rapporto dice che i negoziati erano continuati fino a febbraio, e non erano andati a buon fine solo perché i media li avevano rivelati. Quindi cita anche i documenti del giornale spagnolo ABC sui presunti 3,5 milioni di euro regalati nel 2010 dal Venezuela a M5S.

La legge “Spazzacorrotti”

Il consigliere di Trump analizza anche la legge “Spazzacorrotti”: “L’incontro a Mosca si è svolto il 18 ottobre 2018. All’epoca, l’unico limite ai finanziamenti esteri delle elezioni italiane era di 100 euro. Tuttavia il partner della coalizione della Lega (M5S) stava spingendo una nuova legge anticorruzione che vietava completamente il finanziamento estero di partiti e candidati italiani. Nelle settimane successive all’incontro di Mosca, nove deputati della Lega hanno proposto un emendamento che avrebbe rimosso il divieto”.

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