giovedì, 18 Aprile 2024

“Maschicidio” e violenza di genere, la cultura a senso unico cancella gli uomini dalle vittime

La violenza sugli uomini non deve essere più un tabù: quasi 3milioni di loro hanno subito maltrattamenti almeno una volta nella vita. Basta parlare di sesso debole o di stereotipi di viralità. La violenza va punita, qualsiasi essa sia e chiunque sia il carnefice, anche se donna.

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La violenza, qualunque essa sia, non dovrebbe conoscere genere. Ad oggi, i casi registrati di violenza psicologica e fisica sono ancora troppi. Quelli “sotterranei”, così definiti perché se ne parla sempre meno, identificano l’uomo come vittima e la donna come carnefice. I numeri sono inferiori a quelli relativi alle ragazze, ma non comunque da sottovalutare. Secondo alcune ricerche condotte dall’Università di Siena sono circa 5 milioni gli uomini vittime delle stesse violenze che subiscono le donne. La sottile differenza che, nella maggior parte dei casi, cambia le “carte in tavola” è la loro mancata denuncia: un po’ per lo stereotipo di virilità, un po’ per la paura di non essere creduti.

Chi, a primo impatto, crederebbe a un uomo che denuncia la propria moglie per averlo picchiato o aggredito verbalmente? Un essere grande e grosso che non riesce a difendersi da qualcuno magari fisicamente più piccolo di lui. Fosse stato uno scontro tra simili sicuramente sarebbe già partito il toto scommesse sulla vittoria di uno o dell’altro o un sottile commento “hai fatto bene”. È di qualche giorno fa la notizia di una donna calabrese che avrebbe aggredito fisicamente il marito e i due figli e per la quale è stato emesso un divieto di avvicinamento. Le violenze domestiche sono un mondo talmente grande che, a conti fatti, interesserebbero marito, moglie e figli e in cui il carnefice non sarebbe mai scontato.

Il luogo in cui si consuma la maggior parte dei casi di maltrattamenti di ogni genere è la casa: gli uomini di solito sfogano la loro rabbia dal punto di vista fisico, mentre le donne agiscono sulla mente dell’uomo. L’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna ha constatato che la violenza psicologica è subita da uomini e bambini e le autrici sono le donne. È meno evidente di quella fisica, diventa quasi abitudine e la modalità relazionale più usata in famiglia. È questo il dettaglio che non deve “sfuggire”: eliminare per una volta lo stereotipo della donna come unica e sola vittima, forse, potrebbe cambiare la visione di vita che ci circonda. O quantomeno non inglobare in questo enorme fenomeno i casi individuati e singoli in cui il ragazzo subisce maltrattamenti per poi farli passare nell’ombra, quasi in secondo piano. Questo non è segno di rispetto verso il “genere più debole” perché di debole non c’è nessuno.

È il caso di Ilaria e del suo fidanzato al White Moon a Torino. La ragazza è stata picchiata per aver difeso il suo compagno aggredito e deriso da suoi coetanei, con commenti omofobi per i suoi capelli lunghi. Le foto della ragazza con il setto nasale rotto hanno fatto il giro del web, della violenza psicologica e fisica fatta al ragazzo invece hanno avuto poco seguito. Bisognava dare il giusto peso alle azioni, anche a queste. In quel momento a subire era stato l’uomo, anche se il tutto si è poi scatenato fisicamente sulla donna. Un fatto non deve escludere l’altro. O come il caso dei due ex, in cui lui ha dovuto chiamare la Polizia perché lei aveva bevuto troppo ed è diventata ingestibile. Un altro caso di cui se ne parla ben poco riguarda la situazione dei padri separati: gli uomini si ritrovano “sobbarcati” di spese, la maggior parte delle volte anche superiori o extra, arrivando a disagi non solo materiali, ma soprattutto psicologici insieme a vergogna e umiliazione. Per fortuna la Legge sta facendo il suo corso, così come gli aiuti introdotti quest’anno “Buono genitori separati, fino a 800 euro al mese”. In un modo o nell’altro, la tutela deve essere per tutti.

Un tabù sociale che deve essere eliminato: uomini sottorappresentati come vittime e sovrarappresentati come autori di violenze. Così come gli abusi, in particolar modo sui bambini. Dati alla mano, l’OMS – Organizzazione mondiale della sanità – stima che la prevalenza di abusi sessuali infantili nei confronti dei maschi sia del 7,6% a livello globale. Per non parlare degli stupri delle donne sugli uomini; a causa dei cliché di genere che vedono il maschio come parte attiva della ricerca dei rapporti sessuali, nonostante questi invece siano vittime, hanno l’obbligo di mantenere il figlio mai voluto fino al 18esimo anno qualora la donna rimanga incinta.

Nel carcere un uomo su cinque viene violentato prima di scontare la sua pena: poca empatia per i prigionieri da parte della società, mancanza di una punizione per gli stupratori e la mancata separazione di questi dai prigionieri più sottomessi. Tutte cause plausibili, nessuna da usare come scusante. La richiesta dell’inserimento, nel vocabolario, della parola maschicidio come contrario di femminicidio, non deve segnare la fine di un traguardo raggiunto per e dalle donne, bensì l’inizio di uno nuovo per gli uomini. “La legge è uguale per tutti”.

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