giovedì, 25 Aprile 2024

Mascherine al chiuso, scontro tra infettivologi. Bassetti: “Misura fuori dal tempo”. Andreoli: “Non serve sotto i 5mila contagi”

Si torna a discutere dell'obbligo delle mascherine al chiuso. La misura dovrebbe essere discussa, nei prossimi giorni, nella Cabina di regina del Governo per valutarne l'eliminazione dal primo maggio.

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Tornano di attualità le misure per contrastare il Covid-19 e le sue nuove varianti. La guerra in Ucraina ha perso l’effetto psicologico delle brutte notizie e il Covid-19 è ancora in mezzo a noi, come dimostra il lockdown a Shanghai, dove si sono registrati 7 morti e 20mila contagi. Negli spazi aperti si passeggia senza la mascherina, ma il tema resta l’utilizzo del dispositivo di protezione nei luoghi chiusi. E qui, seguendo il leitmotiv degli ultimi due anni, continuano ad esserci pensieri e idee diverse. La misura dovrebbe essere discussa, nei prossimi giorni, nella Cabina di regina del Governo per valutarne l’eliminazione dal primo maggio.

Bassetti: “Misura fuori dal tempo e dalla scienza”

La mascherina deve passare da essere un obbligo ad essere un presidio utilizzato in modo appropriato quando però serve. Altrimenti è una misura oggi fuori dal tempo e dalla scienza. Il compito del ministero della Salute non è obbligare le persone ad usare il dispositivo di protezione al chiuso ma ad usarlo nel modo migliore. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di un ministero della Salute moderno e che sta dalla parte dei cittadini“. Da queste dichiarazioni emerge, invece, la posizione di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Dispiace che il ministro Speranza ascolti solo alcuni esperti che gli dicono di fare come lui vuole“, osserva Bassetti.

Continuare con la politica degli obblighi nel 2022, di fronte ad una situazione diversa rispetto al 2020 e al 2021, vuol dire avere una logica anacronistica più vicina a sistemi totalitari che alle democrazie europee. Da oggi Biden ha tolto in Usa gli obblighi e tanti paesi europei l’hanno fatto. Noi in Italia siamo gli ultimi, c’è troppa ideologia e politica che non giova a nessuno“, conclude l’infettivologo.

Andreoni: “Non conviene annunciare date precise sulla fine delle mascherine al chiuso”

Dovremmo capire che non conviene annunciare date precise sulla fine di questa misura. È difficile comprendere quello che potrà accade. Si parla molto della data del primo maggio, ma mi sembra più un desiderio ma una realtà concreta. Io credo che le precauzioni vadano mantenute e un ragionamento si potrà fare sullo stop alle mascherine al chiuso quando i casi giornalieri torneranno sotto i 5mila casi al giorno”. Questi i pensieri e le parole di Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali. “Il dispositivo di protezione non ha stagionalità, ma sotto questo dato avremmo maggiori garanzie di non incontrare così facilmente un positivo“, prosegue Andreoni.

Secondo l’infettivologo la mascherina andrebbe indossata ancora “nei locali da ballo, nei musei, nei cinema e nei teatri” e ai colleghi che invocano invece la fine di queste misure, affermando che solo in Italia resiste ancora questo obbligo, Andreoni ricorda che “è un ragionamento che regge poco, stiamo attenti a mandare messaggi sbagliati come accaduto nel 2020 o nel 2021“.

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