lunedì, 29 Aprile 2024

Pechino 2022, countdown iniziato: partita la staffetta con la fiaccola olimpica

La staffetta per la fiaccola olimpica è stata ridotta nei tempi e nel tragitto da effettuare a soli tre giorni

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L’anno della Tigre, apertosi ieri 1° febbraio con l’inizio del nuovo anno lunare, porta la Cina ai festeggiamenti di Capodanno e all’avvio dei Giochi Olimpici invernali che partiranno il 4 febbraio prossimo. In un clima di terrore per i possibili contagi da Covid-19, ha preso via questa mattina, 2 febbraio, la staffetta per la fiaccola olimpica, ridotta nei tempi e nel tragitto da effettuare a soli tre giorni. Il percorso, che sarĂ  coperto da 1200 tedofori, attraverserĂ  le aree di gara di Pechino, passerĂ  per la Grande Muraglia fino ad arrivare a Zhangjiakou, nel confinante Hebei, dove sono stati realizzati gli impianti per lo sci di fondo e il salto con gli sci.

Una fiaccola avvolta nelle proteste

La staffetta è stata inaugurata da Luo Zhihuan, 80enne ex pattinatore di velocitĂ  che ha vinto il primo titolo mondiale in Cina nel 1963. La fiaccola poi passerĂ  nelle mani dell’astronauta Jing Haipeng per andare poi al progettista del satellite Chang’e 1 Ye Peijian. Ancora incerto, invece, il nome dell’ultimo tedoforo, quello che porterĂ  la fiaccola al braciere olimpico. Dagli ambienti olimpici, sembra essersi diffusa l’ipotesi secondo cui ad accendere il braciere olimpico possa essere Peng Shuai. La 36enne stella del tennis cinese poco tempo fa è finita al centro di un caso internazionale dopo aver denunciato sui social gli abusi sessuali subiti dall’ex vicepremier Zhang Gaoli. Le autoritĂ  cinesi e gli organizzatori olimpici, sicuramente cercheranno di fare attenzione per evitare che possano sollevarsi venti di protesta. Proteste che si erano accese giĂ  ad ottobre 2021 e hanno minato l’immagine che il governo di Xi Jinping sta cercando di dare del Paese.

Il boicottaggio internazionale

La Repubblica Popolare di Cina dovrĂ  anche fronteggiare il boicottaggio internazionale annunciato da Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna per il trattamento riservato alle minoranze musulmane nella regione dello Xinjiang. Il comando centrale da Pechino ha risposto con una ferma condanna dei tentativi di politicizzare lo sport. Un clima teso che riflette, in fin dei conti, quanto succede anche fuori dalle competizioni sportive con USA, attraverso Taiwan, e Cina che continuano a contendersi l’indipendenza dell’ex isola di Formosa.

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