venerdì, 26 Aprile 2024

Salario minimo, la ricetta di Tridico: “Sotto 6 euro l’ora non è tollerabile”

"Oggi ci sono 2 milioni di lavoratori che lavorano sotto i 6 euro netti l’ora, questo non è più tollerabile". Così Pasquale Tridico presidente dell'Inps.

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Salario minimo. Un’idea quasi utopistica in Italia, che ora è al centro di un dibattito infuocato, scatenato dallo stretto rapporto tra retribuzione minima e reddito di cittadinanza, tanto criticato da molti, ma difeso da Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, durante l’evento della Cgil intitolato Futura: “Il salario minimo per i giovani è determinante, così come anche per le donne”. Sicuramente la situazione per gli uni e le altre è peggiorata, anche a causa della pandemia, durante la quale “le categorie maggiormente vittime sono state proprio giovani e donne. Nella carriera lavorativa della donna, la donna con figlio rinuncia a 5 mila euro in media di stipendio rispetto a una donna che non ha avuto figli. Il gap salario nei confronti del lavoratore maschio è crescente e durante la pandemia i primi a perdere il lavoro sono stati giovani e donne.”

Importante è aggiungere, come messo in evidenza da Tridico, che “il reddito di cittadinanza in molti contesti ha funzionato come «salario di riserva», fissando una soglia al di sotto della quale i cittadini non sono disposi a lavorare“. Ciò porta benefici anche dal punto di vista della produttività. Infatti, “dove è stato introdotto il salario minimo ci si è spostati su produzioni più elevate: un livello minimo adeguato spinge a investimenti «capital intensive», che sfruttino il capitale di innovazione piuttosto che di lavoro a basso costo”, ha aggiunto il presidente dell’Inps.

Tridico punta anche sul paragone con le altre realtà europee: in 24 paesi Ue esiste già il salario minimo, che ha prodotto incremento di benessere dei lavoratori, diminuzione della mortalità e aumento delle nascite. In Italia invece, evidenzia il presidente, “negli ultimi due-tre decenni la contrattazione non ha portato a salari alti, mentre il Reddito di cittadinanza ha portato a rendersi conto che sotto una certa soglia i lavoratori non vogliono scendere”. Prima di criticare a spada tratta il Reddito di cittadinanza, bisogna pensare che “anche lo Stato dice che al di sotto di un certo livello non è dignitoso lavorare e oggi ci sono 2 milioni di lavoratori che lavorano sotto i 6 euro netti l’ora e questo non è più tollerabile”.

Indubbiamente, bisogna continuare anche ad incentivare la formazione e aiutare i giovani che a causa dello studio, sempre più frequentemente entrano tardi nel mercato del lavoro e hanno bassi salari: per questo, si potrebbe pensare “al riscatto gratuito della laurea per fini pensionistici, per incentivare gli studi“. Altro fattore da considerare è la necessità per i giovani di una pensione di garanzia, una specie di reddito di cittadinanza giovanile, che permetterebbe di fissare una soglia al di sotto della quale non si può andare per consentire una vita dignitosa.

Punto focale del discorso di Tridico, ultimo ma non per importanza, è stato la proposta della decontribuzione piena per la donna che torna al lavoro dopo la maternità, indispensabile per combattere il fenomeno delle dimissioni in bianco. “Concedere uno sgravio contributivo sulla donna nell’azienda dove rientra dopo la maternità è un forte incentivo per la donna a continuare la sua carriera lavorativa in quell’azienda“, ha concluso il presidente dell’Inps.

Un discorso che annuncia prospettive di speranza, quello di Tridico, che però non trova riscontro nei progetti di Mario Draghi. Nella agenda del presidente del Consiglio, infatti, non non spicca nulla sull’argomento. Eppure il salario minimo legale, strumento che fra l’altro piace poco sia agli industriali sia ai sindacati, è fra i temi più discussi non solo dal presidente dell’Inps, ma anche dalle forze politiche; tant’è che Pd, 5S e Leu sono pronte a prospettarlo al premier come uno dei pilastri del Patto per la ripresa.

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