Dopo l’esperienza con i Le Borg e il più recente album “The Last Odissey”, in collaborazione con Pino Campanelli, torna sulla scena il compositore Paolo Di Cioccio con un nuovo brano, riflessione sull’impossibilità di avere una risposta certa a tutti gli interrogativi che l’uomo si pone sull’universo: “Solitude in the Universe”.
“Solitude in the Universe” nasce da un progetto in divenire che vuole essere un omaggio alla musica elettronica per film anni ‘50/‘60 ed in particolar modo a “Il pianeta proibito”, con le musiche firmate dai coniugi Barron.
«“Solitude in the Universe” risente di sensazioni surreali e pone una domanda sconvolgente: siamo soli nell’universo? A prima vista sembrerebbe così, ma recenti comunicati ufficiali del Pentagono, relativi ad avvistamenti di strani oggetti volanti che si inabissano nei mari, ci pongono di fronte a numerose domande. Se poi pensiamo al finale del film “2001: A Space Odyssey”, del celebre Stanley Kubrik, l’attore principale David Bowmann vaga negli spazi in una sorta di paura ancestrale mista a curiosità per finire in un residence progettato da un’intelligenza aliena ove troverà la morte e la rinascita. Questo mi ha ispirato un po’ “Solitude in the Universe”, un brano che muove dove non ci sono risposte certe e sicure ma un senso di smarrimento che può avvenire in circostanze sicuramente impressionanti come un viaggio nello spazio, in attesa di risposte che non sappiamo se arriveranno mai».
Per la realizzazione di “Solitude in the Universe” sono state utilizzate apparecchiature elettroniche analogiche, in particolare il Doepfer A-100 e un modulo Moog/Bode come filtro.