sabato, 5 Ottobre 2024

Giornata mondiale senza tabacco, il fumo costa caro: “Le sigarette ce lo hanno portato via”

Un nonno e marito morto troppo presto. Sono quasi 85mila i decessi a causa del fumo, in Italia. Oltre 1 milione di vittime a causa del fumo passivo.

Da non perdere

“Ho perso mio padre a causa di un tumore ai polmoni, i pacchetti che fumava al giorno erano innumerevoli”. Dora, a quasi dieci anni di distanza dalla sua morte, ha deciso di ricordare il padre per provare a sensibilizzare i fumatori a smettere nella Giornata internazionale senza tabacco. Il vizio del fumo è responsabile del 25% di tutti i decessi per cancro a livello globale.

“Papà – ricorda – ha iniziato a fumare quando aveva 15 quasi 16 anni, prima era normale iniziare così presto. Ricordo che fumava nel doppio servizio, aprendo la finestra quando saliva da lavoro. Non mangiava nemmeno prima, si chiudeva lì, dopo aver salutato me e mia sorella”.

“Lavorava i marmi, la polvere che si spargeva nell’aria risultava già tossica per i suoi polmoni, ma le continue sigarette che fumava peggioravano la situazione. Avevamo una tabaccheria vicino casa, a metà mattina lo vedevo andare a comprare altri pacchi di sigarette, la mattina scendendo a lavoro ne aveva ancora due intatti”.

I morti a causa del fumo in Italia sono quasi 85mila, è la terza causa di morte dopo l’alta pressione sanguigna (119.780) e l’alto tasso di zuccheri nel sangue (104.405). I prodotti del tabacco e la nicotina contenenti nelle sigarette aumentano, inoltre, il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari. Da non sottovalutare il ruolo del fumo passivo, che all’anno miete oltre 1 milione di vittime. Sono i fumatori, da ricordare, a essere la fetta della popolazione più a rischio in questa emergenza sanitaria.

Troppi pacchi di sigarette fumate, una dietro l’altra fino al filtro e a volte la teneva in bocca anche se era spenta, i suoi polmoni si affaticavano sempre più. Oltre a perdere peso, a risultare uno scheletro che parla e cammina, faceva fatica a salire quelle poche rampe di scale per arrivare a casa. Pochi gradini e arrivava alla porta, dove lo aspettavo, con la mano sul petto e il fiatone. Sapevamo che c’era qualcosa che non andava in quel momento, però le promesse di smettere erano così forti da farci temporeggiare su una visita. Le promesse sono state infrante, non aveva diminuito di fumare, né aveva smesso”.

Il tumore ai polmoni non ha sintomi non si vede subito, si capisce di averlo quando è ormai troppo tardi. I sintomi, come la tosse stizzosa e persistente, sangue nell’espettorato, difficoltà respiratorie e dolore al torace, appaiono quando ormai il nodulo è grande. Non sono solo gli adulti a dover fare i conti con questa realtà, ma si tratta anche di adolescenti.

Secondo quanto emerge dall’ultimo Rapporto HBSC (International Health Behavior in School aged Children) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Regione Europea) condotta su un campione di oltre 230.000 ragazzi in una fascia compresa tra gli 11 e i 15 anni, in 45 paesi, è stato evidenziato che un quindicenne su due in Italia ha fumato almeno una sigaretta nella sua vita. Il 15% circa ha fumato una sigaretta ai 13 anni. Il 3% a 11 anni.

Avevo una figlia piccola, Claudia, e a breve sarebbe nato un altro piccolo raggio di sole. Speravo che questo potesse fargli capire l’importanza della vita e di fargli togliere il vizio del fumo. Mio figlio nacque sano e forte, mio padre stava già male da qualche mese. La cosa peggiore è stata che lui morì neanche un mese dopo la sua nascita, non poté mai prenderlo in braccio, non ha potuto vedere crescere i miei figli, non ha potuto vedere mia sorella che finalmente, anche lei, aveva coronato il sogno di essere madre”.

Possibili misure che potrebbero ridurre il consumo del fumo consisterebbero in un aumento delle tasse sul tabacco, delle norme anti-fumo, del divieto di pubblicità e del supporto attraverso leggi rigorose. Non sono bastate le immagini e le incitazioni sui pacchetti di sigarette a far smettere di fumare. I fumatori ormai ci hanno fatto l’abitudine a vedere quelle immagini agli occhi di molti spaventose. Serve altro per spingerli a spezzare la sigaretta.

Le tasse sul tabacco stanno via via aumentando, non è solo la questione dei vari costi delle materie prime tra questi: tabacco, la carta, i filtri, il packaging e il cellophane. Vi sono le ore di lavoro di chi ha coltivato e raccolto il tabacco o di chi ha confezionato il prodotto, ma soprattutto all’interno del prezzo del tabacco c’è anche la misura di salute pubblica per ridurre i consumi e salvare vite umane.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, se il prezzo del tabacco aumentasse, si ridurrebbero di circa otto milioni i decessi legati al fumo nel mondo, ogni anno. Il Comitato scientifico per la lotta al fumo ha presentato una petizione al Parlamento, aumentare il prezzo di tutti i prodotti a base di tabacco, tramite la rimodulazione delle accise. L’aumento del prezzo non farà contenti molti fumatori, ma probabilmente salverà loro la vita.

Il fumo non toglie la vita solo a chi ne fa uso, ma anche alle persone che gli vogliono bene, una figlia, una sorella, una moglie, un marito, un figlio, una nipote. Claudia: “Mio nonno è morto quando ero troppo piccola per ricordare tutte le cose belle che ha fatto per me, seppur poche, perché quelle dannate sigarette me lo hanno portato via”.

“Però una cosa la ricordo, ogni volta quando mangiavamo tutti insieme lasciava nel piatto sempre un pezzo di cibo, oppure ogni settimana mi andava a comprare in edicola i nuovi abiti per un bambolotto che ho conservato gelosamente. Quel bambolotto mi ricorda che lui mi ha voluto bene, ma non posso più parlargli, non può vedere dove sono arrivata ora, come donna, né dove arriverò“.