mercoledì, 24 Aprile 2024

Mottarone, gli arrestati confessano. I Carabinieri: “Sottovalutare il danno è più grave dello sbaglio”

Nella tarda notte di ieri, sono stati arrestati Luigi Nerini, il direttore del servizio, e il capo operativo del servizio. Intanto amici e parenti delle vittime sperano che "tutto questo non venga dimenticato in fretta", le scuse servono a poco se non a niente.

Da non perdere

Risalgono a questa notte gli arresti di Luigi Nerini, proprietario delle ‘Ferrovie del Mottarone’ che gestisce l’impianto; il direttore del servizio, e il capo operativo del servizio con le accuse di omicidio colposo plurimo, rimozione volontaria di strumenti per prevenire infortuni, disastro colposo e lesioni gravissime. I tre uomini si trovano nel carcere di Verbania, in cella, separati l’uno dall’alto.

L’interrogatorio: l’ammissione di colpa
Le certezze, ad oggi, sono che due forchettoni, divaricatori che tengono aperte le ganasce che attivano il sistema frenante, erano rimasti attivi. Durante gli interrogatori, uno dei fermati ha ammesso di non aver tolto uno dei dispositivi che inibisce il freno di emergenza. La confessione arriva subito dopo la domanda: il freno non è stato attivato volontariamente? “Sì, Sì – dice uno dei tre indagati -. C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione. Questi malfunzionamenti andavano avanti da fine aprile e non erano stati risolti”.

La tragedia, secondo l’ammissione di colpa di uno dei tre fermati, è stata una scelta: sono loro che hanno scelto, volontariamente, di evitare continui disservizi e blocchi della funivia. Ma le indagini non si fermano qui: sempre ieri sono stati ascoltati, dai Carabinieri di Stresa, sei dipendenti della società. Per due di loro la posizione si è aggravata; sono stati inseriti nel registro degli indagati e quindi ora in manette. È importante ricordare che i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento e dal manuale d’uso dell’impianto spettano alle Ferrovie del Mottarone, società di Nerini e a tutti i tecnici il cui lavoro è garantire sicurezza.

Il comandante dei Carabinieri di Verbania, Alberto Cicognani, ha sottolineato che “tutti hanno ammesso le loro responsabilità, non lo hanno fatto per fare danno e questo rende il tutto più grave non avere consapevolezza e sottovalutare un rischio del genere è più grave dello sbaglio in sé”.

Il procuratore Olimpia Bossi, invece, spiega perché hanno proceduto con gli arresti: “Per ovviare a questo problema, gli operatori con quello che noi riteniamo il concorso, l’avvallo e l’assoluta consapevolezza del gestore e del responsabile dell’impianto non hanno rimosso questa forchetta. E così, quando il cavo si è spezzato il freno di emergenza non è entrato in funzione. E quindi la rottura della fune – il cui motivo è ancora da chiarire – da sola non avrebbe comportato questa tragedia”.
Nerini: “Collaboro da subito con gli inquirenti”
Il gestore della funivia, Luigi Nerini, se da una parte faceva sapere, subito dopo la tragedia, che “Tutti i controlli, le verifiche e la manutenzione sono a posto”; dall’altra, a conti fatti, si trincera dietro uno “Spiace per le vittime, la collaborazione con gli inquirenti è iniziata da subito”.

Scuse che non serviranno a colmare il dolore che questo incidente ha portato nelle case e nella vita di tutti i famigliari delle 14 vittime; ma anche per chi ha vissuto e sentito, da lontano, tutto ciò. Arrivano subito le parole di Angelica, figlia di Vittorio Zorloni, morto a Stresa: “Me li avete ammazzati e a questo, mi spiace, non ci sarà mai nessun tipo di perdono”.

I vicini di casa di Serena Cosentino, dopo essere usciti dalla camera mortuaria, hanno più volte ribadito che “non si deve parlare di tragica fatalità in relazione all’incidente per non insultare chi vi ha perso la vita”.

Un’altra coppia, amici “di aperitivi sul muretto di condominio” di Vittorio Zorloni e della sua compagna Elisabetta, arrabbiati hanno detto: “Tanto lo sappiamo che questa cosa enorme verrà dimenticata in fretta, e in fondo lo capiamo, c’è tanta voglia di distrarsi dopo un anno passato in casa. Ma non è giusto”.

Ultime notizie