sabato, 27 Aprile 2024

Le “Canzoni rubate” di Federico Poggipollini. L’intervista

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Canzoni Rubate” più che un album è un progetto di ricerca e di grande amore nei confronti della musica, pensato e realizzato da Federico Poggipollini. Un omaggio alla musica composto da 17 brani: 9 cover, 1 inedito e 7 brani strumentali originali.

La realizzazione di “Canzoni Rubate” ha l’intento di portare avanti una precisa idea di cultura e di filosofia del fare e scrivere musica: non immediata (tanto ieri come oggi) ma di indubbio spessore. E poi “Delay” la traccia inedita che inizialmente era stata pensata per essere cantata da una donna e le tracce strumentali: tutti brani chitarristici composti durante il lockdown. Suoni che galleggiano e a volte rimbalzano come un’eco dal sapore malinconico ed il blues usato con il bottleneck. 7 brani che sono il collante tra un brano e l’altro di “Canzoni Rubate“: “Elissa”, “MsEtte”, “Lockdown”, “Bobcat” (il deserto di Bologna durante il lockdown), “Rise”, “Hondo”, “Neifile”. L’album, in 5 brani, vede affianco a Federico Poggipollini la produzione artistica di Micheal Urbano (Ligabue e Smash Mouse) in cui ha anche suonato la batteria dal suo studio a San Francisco; tutti i brani sono stati registrati, mixati e masterizzati al Pristudio di Bologna.

Ciao Fede, anche quest’anno sei stato al festival di Sanremo, anche se in una veste diversa, ci siamo sentiti proprio mentre stavi raggiungendo il festival, un Sanremo 2021 caratterizzato dal fatto che non c’era un pubblico ad applaudire

Ero in macchina e stavo facendo il tragitto Bologna – Arma di Taggia che è l’uscita di Sanremo,  ero molto emozionato, era  mercoledì il giorno prima della mia esibizione, io ho suonato il giovedì con Annalisa,  ho fatto questa cover meravigliosa tutta rivisitata in chiave rock de “La musica è finita” di Ornella Vanoni . Come sempre è stato un nuovo passo in avanti, di esperienza ovviamente ne ho, ho  fatto tante cose nella mia carriera ma quella di essere ospite nella serata delle cover non mi era mia successo . Non ho accusato il colpo del pubblico perché la genialata in questa edizione è stata mettere l’orchestra davanti e non dietro, un orchestra di quasi 90 persone e quindi davanti non c’era il vuoto anzi io non ho mai guardato la sala, ho solo guardato i musicisti e quindi è come se avessimo suonato per dei grandi maestri

Parliamo del disco “Canzoni rubate, una raccolta dove scorgo le tappe della tua vita, i tuoi ascolti, il lockdown, come lo avevi immaginato il disco, mi sembra che tu abbia avuto un progetto ben preciso in mente

È stata una scommessa ma è stato anche un gioco nato quando ero in tour con Ligabue, insieme a Michael Urbano che è il batterista americano che ha suonato fino a pochi anni fa con Liga, per 12 anni, lui non parla l’Italiano, un giorno  mi ha detto,  che dovevo fare un album di cover, come Bowie ha scritto “Pin Ups” ,  ma in generale tutti gli artisti hanno fatto un album di cover , ecco perché non lo fai anche tu? Ho pensato che le cover in Italia sono molto inflazionate e quindi è nata l’idea è stata quella di andare ad analizzare cose magari sconosciute,  che la gente non ricorda oppure che non conosce affatto. Quindi il meccanismo è stato questo, andare a scovare piccole perle all’interno del nostro grande mondo musicale italiano e soprattutto del periodo ’70 ’80,  anche perché gli anni 60 sono stati troppo sfruttati. Li ho iniziato a prendere alcune canzoni come “E’ l’aurora” di Fossati con Oscar Prudente,  Enzo Carella con “Malamore” ma anche “Vincent Price” di Faust’O,  cose non del tutto famose. L’unica canzone di cui mi ricordavo veramente bene era “Varietà”  che è una canzone legata ad un ricordo del mio passato, nel lontano 89 inizi 90 io feci parte di una piccola tournè promozionale durata all’incirca un anno, per promuovere il disco “Bella signora” di Morandi,  un giorno in una trasmissione televisiva venne Mauro Lavezzi, il compositore di “Varietà”,  suonò questo pezzo che faceva parte di questo disco, voce e chitarra, ed io rimasi quasi illuminato da quella sua versione così cruda e quindi quando ho deciso di fare il disco di cover ho pensato subito che quella canzone dovevo provarla, mi sono detto, voglio assolutamente avere una possibilità per arrangiarla e devo dire che ci ho lavorato molto e funziona perché mi hanno fatto i complimenti  sia Gianni Morandi che ha accettato di fare il featuring ed il video , ma anche lo stesso Lavezzi mi ha chiamato dicendomi che è una bellissima versione e che l’ho riportato alle sue radici.

Nel disco ci sono tanti brani, la partecipazione di Gianni Morandi, Eugenio Finardi,  Cimini ma anche un tributo ai grandi Skiantos, Insomma generazioni a confronto. Nella scelta dei brani e negli stessi arrangiamenti c’è stato un lavoro importante, dettagliato, lo potrei definire un album eclettico

Ho fatto  un grande lavoro per amore verso la musica, ci ho lavorato tanto, da poche tracce ne ho aggiunte delle altre, ho messo il pezo “Trappole” chiamando Finardi, “Monnalisa” perche Ivan Graziani è uno dei miei idoli, avevo già fatto in precedenza una cover con Filippo Graziani e questa volta la versione l’ho fatta con Cimini. Poi ho aggiunto un brano inedito che per me è molto importante, “Delay”,  ho cercato anche li di dargli un suono ed un testo giusto per stare all’interno di un album di grandi autori.  Io sono un grande fan di Freak Antoni degli Skiantos, ma non riuscivo a  trovare una canzone adatta, come tu ben saprai per fare una cover di un altro, o devio spostarti completamente nel risuonarla o trovare in qualche modo una credibilità, qui parliamo di artisti per me veramente molto importanti.  Freak Antoni  è uno che con la sua ironia e con il suo sarcasmo, con l’attitudine che aveva nel cantare le canzoni,  è stato difficile stargli dietro ed ho dovuto lavorarci tanto, e questo anche grazie all’aiuto di un amico, durante il lockdown, ne ho fatta una versione chitarra e voce un po’ alla Johnny Cash ultimo periodo,  cercando di cambiare la tonalità, spostandola completamente da quello che era la versione originale perché ho dovuto raccontare il testo in modo serio,  perché reputo questa canzone una poesia piuttosto che un testo ironico, come tutti lo vedono. Ho ricevuto i complimenti persino da Fabio Testoni  (ndr Dandy Bestia) che è stato  il compositore originario di quel brano, e  mi ha detto che non avrebbe mai pensato ad una versione del genere ma funziona benissimo!

Il pezzo inedito di questo lavoro mi sembra che abbia un taglio femminile

Quando ho scritto “Delay” ho pensato che fosse giusto farlo cantare da una donna, ho provato a chiedere a qualcuno, questa cosa non l’avevo detta in verità, ma io la vedevo un po’ alla Lana Del Rey, in realtà l’ossatura del brano era stata già fatta, quindi cambiare tonalità e rivederla era un lavoro superfluo, a me il suono piaceva, quello che era venuto fuori dal mio arrangiamento,. Quindi ho provato più volte e  c’è una grande cantante che mi aiuta nei ritornelli e nelle strofe, che si chiama Roberta Gallo, però io avevo pensato proprio ad un duetto, due voci che potessero raccontare la stessa cosa in due versioni diverse e non è detto che io non lo faccia più avanti però questa versione,  l’ho mantenuta così perché non ho ancora trovato la persona più adatta per poterla interpretare,  per potere cantare una canzone che allo stesso tempo  è di matrice abbastanza pop ma il testo invece può avere una visione molto particolare, quindi non pop non tradizionale, cerco un artista credibile e che non sia assolutamente pop

Ora il prossimo step è il ritorno sui palchi, credo che anche tu sia stanco di questo stop che ci ha paralizzati tutti

Sto soffrendo molto il non poter suonare, all’inizio l’ho affrontato bene la situazione ora un po’ meno, anche se ora siamo in una “rossa” abbastanza tranquilla. Tutte le canzoni del disco, quelle che fanno da ponte tra i brani li ho scritte durante il lockdown, il primo, quando era molto pesante e le città erano veramente vuote, le file alle 5 di mattina al supermercato, l’atmosfera era proprio quella, città desertiche, atmosfere cupe perché qui l’Emilia è stata una delle più colpite in quel periodo e c’era una grande paura, eravamo tutti veramente impauriti ma anche perché non sapevamo cosa stesse accadendo o cosa poteva accadere, ora c’è solo molta stanchezza e voglia di tornare alla normalità.

Le gran parte dei brani scelti sono risalenti soprattutto al decennio tra fine anni ’70 e fine anni ’80 e con un occhio di riguardo verso la scena progressive; selezionati dopo un lungo studio puntato sulla ricercatezza degli arrangiamenti e sulla vicinanza dei testi con i giorni nostri; composizioni ricche ed energiche rimaneggiate con cura e attenzione. Una selezione legata anche ai ricordi, da qui la scelta di “Varietà” di Gianni Morandi (brano scritto da Mogol e Mario Lavezzi ascoltato da Capitan Fede, cantato dallo stesso Lavezzi, durante il tour promozionale di “Bella Signora” in cui accompagnava Gianni Morandi), o al senso di appartenenza ad una città come Bologna rimettendo mano a “Il Chiodo” degli Skiantos (voluto omaggio a Feak Antoni), o “Città in Fiamme” brano del 1986 della band bolognese Tribal Noise in cui Federico suonava il basso. Il legame a Bologna diventa poi attuale con il feat. di CIMINI in “Monna Lisa” di Ivan Graziani. In “Trappole” Capitan Fede suona un brano di Eugenio Finardi affiancato dallo stesso: “Una canzone dal ritmo incalzante. Tra la new wave e il punk anni 80. Il basso ipnotico con la batteria che suona nervosa e libera nei fill. Trappole il testo in una frase: la trappola in cui il cervello cade a causa di automatismi”.

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