Dopo 5 mesi dagli insulti razzisti durante una partita di prima categoria in Molise, l’esito del procedimento penale lascia tutti interdetti: “L’insulto è razzista, chi l’ha fatto no”. Si conclude così una vicenda iniziata durante una partita di prima categoria a Campobasso, tra Sant’Angelo Limosano e il Lokomotiv Riccia. Lamine Sow, calciatore di quest’ultima squadra, 20 anni, originario del Senegal, dopo aver commesso un intervento falloso, aveva riferito, insieme ad alcuni suoi compagni di squadra, di aver ricevuto insulti razzisti da un avversario che lo avrebbe chiamato “Scimmia di m…”.
La sentenza
Secondo i componenti del Tribunale sportivo emerge “un quadro probatorio assolutamente sufficiente per l’affermazione della responsabilità del signor Zullo Michele”. Poi nel dispositivo si precisa: “Pur ritenendo deplorevole e molto grave il comportamento del deferito, ritenendo l’espressione proferita di contenuto razzista, ma presumibilmente intervenuta quale reazione a un intervento di gioco ritenuto falloso, non per questo può etichettarsi assolutamente razzista il calciatore deferito, in mancanza di evidenze in tal senso”. E alla fine, da stigmatizzare ci sono “le avverse reazioni mediatiche ricevute dal tesserato successivamente all’accaduto”. Il tutto ha comportato al calciatore deferito Michele Zullo 10 giornate di squalifica e 250 euro di multa alla squadra Sant’Angelo Limosano.