sabato, 4 Maggio 2024

Positiva dopo due ore di supplenza, Chiara: “Insegnare era il mio sogno il covid me l’ha portato via”

La storia di Chiara, una docente di Italiano che a causa del Covid-19 ha visto sfumare il suo sogno di insegnare dopo solo due ore di lezione.

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“Aspettavo quel momento da tutta la vita, ma il coronavirus ha rovinato tutto”. Quella che raccontiamo è la storia di Chiara, una docente di Italiano che a causa del Covid-19 ha visto sfumare il suo sogno di insegnare dopo solo due ore di lezione. Ma facciamo un passo indietro. Chiara qualche giorno fa viene contattata da una scuola media per una supplenza di 14 giorni, ricevendo così la chiamata che attendeva da sempre. Nonostante la figlia e il suo compagno siano positivi al Covid-19, Chiara accetta comunque l’incarico poiché ha tutte le carte in regola per farlo. Ha le tre dosi di vaccino e da un tampone di controllo risulta negativa, per cui, secondo le attuali norme, non deve effettuare nessuna quarantena: “Ho accettato con tutte le precauzioni del caso, se la legge mi dice che posso, io la seguo”.

Arrivato finalmente il grande giorno, Chiara si reca a scuola, tiene una lezione per due ore, conosce gli studenti, ma non firma nulla poiché le viene indicato che potrà farlo il giorno seguente. “Il mio sogno è insegnare, immagina il mio entusiasmo nell’entrare in una classe! Essendo la mia prima volta, ero così entusiasta che non ho neanche pensato al contratto”. Il pomeriggio però Chiara inizia a sentirsi poco bene e nonostante avesse fatto un tampone risultato negativo appena 24 ore prima, insospettita dai sintomi ne fa un altro che dà il risultato temuto: Chiara è positiva. “Probabilmente lo stavo ancora incubando e si sa, in quel periodo i risultati non sempre sono corretti. Ovviamente il mio primo pensiero è stato l’istituto, che ho subito avvisato” racconta.

Chiara quindi non può più recarsi a scuola e quest’ultima chiama così il supplente della supplente, un altro docente presente in graduatoria. “Inizialmente mi hanno detto di non preoccuparmi, che sarebbe stato chiamato un supplente per coprire i miei 7 giorni di quarantena, dopo i quali sarei potuta tranquillamente tornare”. Ma la storia non va esattamente così, poiché il giorno dopo arriva un’altra chiamata. Dalla segreteria la informano che la cattedra è stata assegnata all’altro supplente e lei non dovrà più tornare.

“Angoscia, tristezza e rabbia sono state le mie prime emozioni”. La segreteria della scuola infatti, per non incappare in un tunnel burocratico senza fine, non le concede la malattia e conferma il nuovo supplente fino al termine del periodo necessario, nonostante Chiara sarebbe potuta tornare a scuola in tempo, dopo 7 giorni. Inoltre, non avendo firmato, nulla Chiara non sa neanche se quel giorno le verrà retribuito: “Per lo Stato io quel giorno non ho lavorato”. Anche se il primo incarico non è andato come sperava, un lieto fine per Chiara però c’è comunque, perché nel frattempo è stata chiamata per un’altra supplenza, non possiamo che augurarle che questa volta dopo essere entrata in classe, possa finalmente anche rimanerci.

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