martedì, 30 Aprile 2024

Arezzo Wave 2023, il festival anche nella 37a edizione sostiene la causa ucraina: intervista al duo Krapka Koma

Continua il gemellaggio con l'Ucraina e Arezzo Wave a Cavriglia, ospiti quest'anno della XXXVII edizione ci sono le Krapka Koma, qui la nostra intervista

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Le Krapka Koma sono un duo femminile di musica elettronica, formato da musiciste polistrumentiste con sede a Leopoli in Ucraina, che hanno iniziato la loro carriera creativa alla fine di settembre 2019, pubblicando il video musicale di debutto per il brano Asylum. Ira Lobanok e Alona Kovalenko producono ed eseguono musica insieme, si presentano sul palco cantando e suonando una varietà di strumenti come la batteria elettronica, le tastiere, i sintetizzatori, la chitarra e la tromba, che creano una fusione di paesaggi sonori elettronici con un tocco acustico. Il genere musicale combina le caratteristiche del trip-hop, del nu jazz, dell’elettronica indie e del soul. A volte sono presenti anche elementi jazz, poiché entrambe provengono da un background jazz, ma le principali influenze musicali sono tuttavia quelle della Submotion Orchestra e dei Radiohead.

A maggio 2023 sono state invitate ad aprire l’Eurovision Village a Liverpool come parte di una house band composta da musicisti britannici e ucraini.

Ira e Alona, due giovani donne multitasking che usano tantissimi diversi strumenti durante le loro performance. Come mai sentite la necessità di suoni nutriti da un così gran numero di elementi?
Ira: “Non vogliamo essere noiose sul palco. Questa è la prima preoccupazione. Inoltre, lo abbiamo scelto per dare un’ulteriore valore alla performance, così, quando la gente vede che stiamo cambiando strumento, si diverte.  Prima appare una tastiera, poi una chitarra… È giusto anche intrattenere”.

Un EP , 3 collaborazioni internazionali, 5 video musicali, ben 70 spettacoli prenotati in Ucraina, Europa e Regno Unito. Al vostro attivo avete già diverse soddisfazioni. Che cosa potete dire su “Time’s not real”, il singolo che ha dato senso al vostro EP? Ha qualcosa a che fare con l’estraniamento sociale sperimentato durante la pandemia da Covid?
Alona: “Oddio, non ricordo il momento preciso. In realtà è stata creata prima della pandemia ed è venuta fuori dopo una pièce teatrale a cui ho assistito.  Questa frase, in particolare, “Il tempo non è reale”  rimanda al fatto che il tempo non si può proprio gestire, perché è troppo forte e  provarci ci distruggerebbe. Si tratta di una riflessione su quanta forza esso abbia, poiché ne esercita molta su di noi e dobbiamo arrenderci anche al fatto che è qualcosa su cui non possiamo credere di aver potere”. 

E Titan Chaser? Com’è stato creare la colonna sonora per un famoso  videogioco fatto di paesaggi mistici e creature surreali? La vostra musica ha abbracciato con facilità questo mood ansiogeno da avventura dark?
Ira: “Nel videogioco c’è un lato favolistico e uno decisamente più oscuro.  Titan Chaser è ambientato in un’atmosfera tenebrosa, infatti ci sono foreste un po’ minacciose e paesaggi desolati. In più, il gioco è pensato per un singolo giocatore, quindi  è ansiogeno, a tratti asfissiante.  È bellissimo, comunque, essere circondati da tutte quelle creature mistiche. La musica doveva creare il sentimento giusto, permettere al giocatore di calarsi nella scena, stare immerso nel panorama. È stato bello darle vita durante il periodo del Covid (quando anche il gioco è stato pensato). Crediamo di aver aiutato il giocatore a vivere quest’ambiente esplorativo, a farlo estraniare da tutto, a renderlo parte di qualcosa di più grande”.

Da quando la Russia ha invaso la vostra madrepatria, vi siete impegnate per raccogliere fondi destinati a rifornire di medicinali l’Ucraina. Come vi ha fatto sentire l’aver messo la vostra musica a disposizione di una causa simile?
Ira: “All’inizio abbiamo pensato di fare del semplice volontariato, ma con il tempo ci siamo rese conto che potevamo usare la nostra musica e i nostri contatti, tutto quello che facciamo di solito, per raggiungere questo obiettivo. Così, abbiamo iniziato ad andare in tour non solo con l’idea di raccogliere fondi, ma anche con la voglia di spargere la voce, far parlare della guerra. Del resto, l’arte è questo: raccontare storie, parlare di persone vere, di connessioni… Siamo soddisfatte del successo riscosso, anche perché abbiamo avuto modo di conoscere nuove persone che si sono unite alla nostra causa e che sono anche entrate in contatto con noi in modo profondo. Insomma,  un gran bene e un gran valore aggiunto”.

L’anno scorso abbiamo avuto come ospite la vostra collega e compatriota, Alina Pash, che ho intervistato proprio qui a Cavriglia. Anche lei, come voi, ha dedicato gran parte della sua arte all’Ucraina. Quando fate ritorno in patria o quando vi rapportare con i vostri fan, la gente vi mostra riconoscenza per questo?
Ira: “Si, abbiamo raccolto dei soldi, quindi, questo inevitabilmente è stato visto con favore.  Abbiamo la fortuna di collaborare con diversi musicisti impegnati a difendere l’Ucraina, siamo a stretto contatto con loro. La gente ci è grata e noi siamo felici di aver contribuito come potevamo in un progetto tanto importante. In questo momento, molte raccolte fondi si svolgono in Ucraina ( proprio all’interno dell’Ucraina), ma i fondi sono veramente limitati. Per questo, abbiamo ritenuto fosse giusto andare in Europa, viaggiare e  portare risultati in Ucraina. Siamo orgogliose di questo.  È casa nostra”.

 Quali sono le vostre radici? Che cosa ricordate della vostra terra? Ci sono delle immagini che vi vengono in mente quando pensate al vostro Paese?
Alona: “Casa mia è simile a qui, a Cavriglia. È una cittadina molto piccola, simile a un minuscolo villaggio di quelli pieni di romanticismo e spazi verdi.”
Ira: “Si, in Ucraina abbiamo così tanti paesaggi diversi…
Il mare, poi le montagne, persino il deserto. Ad agosto mi trovavo in questa zona rurale e c’era un fiume enorme con tutta questa natura intorno. Quindi si, quando penso a casa mia, inevitabilmente penso al paesaggio, un po’ selvaggio, con tanta erba e fiori. Principalmente alla natura. Semplice, ma bella natura”.

Anche nella vostra musica, parte elettronica esclusa, l’uso di alcuni strumenti richiama questo mondo naturalistico che tanto vi ricorda l’Ucraina?
Ira: “Gli strumenti acustici sicuramente possono riflettere questo richiamo alla nostra terra. In natura non puoi fingere, è tutto cosi semplice… La parte elettronica, invece, è difficile da realizzare, richiede un sacco di impegno e di lavoro.”
Alona: “Beh, decisamente. Su alcuni pezzi ci abbiamo lavorato anni.”

Beh, anni ben spesi.

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