giovedì, 2 Maggio 2024

Arezzo Wave 2023, la voce dirompente di Big Mama : qui la nostra intervista

Faccio musica e basta, quindi, tendenzialmente, non ne ho mai fatta una questione di genere. Non mi sono mai sentita meno di un uomo. Non ne vedo il motivo.

Da non perdere

Intervista a Big Mama, ospite dell’ultima serata di Arezzo Wave 2023, dal vivo nel Teatro Comunale di Cavriglia.

BigMama, nome d’arte di Marianna Mammone, nasce nel 2000 ad Avellino e vive in un piccolissimo paese di provincia, prima di arrivare a Milano. Si avvicina al mondo del rap nel 2013, quando scrive i suoi primi testi e li registra nella sua cameretta per poi pubblicare le sue canzoni su YouTube. BigMama è lo scudo di Marianna, l’alterego artistico che le permette di affrontare le sue fragilità e mostrare al mondo le sue cicatrici attraverso la musica. Le sue canzoni si distinguono per un carattere forte, anche quando tratta argomenti intimi e spicca all’orecchio la padronanza che ha nel rap tra flow, wordplay e linguaggio.

Nel 2019 si trasferisce a Milano e pubblica una serie di brani sulle varie piattaforme di streaming: tre freestyle che dimostrano il talento di BigMama e la voglia di dimostrare come oggi le figure femminili nel rap abbiano sempre meno un ruolo marginale. Nel 2020 entra a far parte dell’etichetta Pluggers con cui inizia un nuovo percorso, che parte dal singolo Mayday prodotto da Lester Nowhere, che cura la parte strumentale anche del secondo singolo, Formato XXL, uscito in esclusiva per Real Talk.

Queste due canzoni catalizzano le attenzioni dei media di settore verso la rapper, che viene inserita da Red Bull nella lista dei migliori artisti rap da tenere d’occhio: “BigMama ha flow, rime ed energia come forse nessun altro in questa lista”. A giugno del 2021 inizia la collaborazione con Epic/Sony Music Italia.

BigMama ha 23 anni e gli occhi chiari come un diamante. Il suo carattere è esuberante, il trucco appariscente. Ha un bel sorriso, una presenza disarmante.

Marianna, che piacere. Solo una lettera di differenza tra me e te, quindi entriamo subito in confidenza. Quanto è tosto abitare la scena rap per una ragazza curvy che porta tematiche così importanti, che incarna appieno, e che non sono mai troppo comprese davvero?
Più che sulla scena rap è difficile sulla scena in generale. A volte sobbarcarsi di messaggi forti e non così comprensibili da tante persone, porta anche molte energie negative. Parti con l’intenzione di fare del bene e invece ricevi del male. Faccio quelle cose che una persona come me nella società non farebbe, mostro che le posso fare, che tutti possono, però mi devo sorbire insulti e lezioni di perbenisti, nutrizionisti e via di seguito.

Hai una gran sicurezza e sembra proprio che dentro al tuo corpo tu ci stia davvero bene. Questa è una conquista gigantesca per una donna, specie per una che vive nel nostro secolo di false perfezioni e photoshop a buon mercato. Hai avuto nel passato qualche difficoltà ad accettarti per chi sei? Magari ai tempi della scuola o in famiglia.
È difficilissimo. È una fase che non finisce mai, continua sempre durante l’arco della vita. Ogni giorno ti alzi e sfidi ciò che ti succede, come ti vedi, come ti senti, quello che cambia di te. Non ti accetti mai del tutto una volta sola. Davanti ai continui cambiamenti, la forza sta proprio nel capire che il cambiamento è parte integrante del processo. Alla fine, la personalità e la persona vanno oltre ciò che sta fuori.

La tua ironia ti permette di fare battute crudeli su te stessa, ma queste divengono delle vere e proprie frecce nel tuo arco. In “Too much” dici: “Sarò bipolare a vita, un giorno mi vedo troppo, il giorno dopo troppo figa”. Anche tu, quindi, vivi momenti di incertezza dentro di te, nonostante la tua self-confidence…
Certo. Ma ritengo che ci sia più da preoccuparsi di come si vive, se siamo in salute, se ci sentiamo realizzati. Oggi ce ne sono tante di false necessità da scansare o da arginare. Ma l’ho detto: sono solo preoccupazioni futili. Al primo posto ci deve stare il benessere e con benessere non intendo la soddisfazione di dirsi: “Che meraviglia, sono dimagrita 10 kg!”. Ci sono persone felici anche da grasse. Tipo me.

Sei un simbolo della bodypositive e ne vai fiera. Ma prima di tutto questo, appunto, tu hai subito del bullismo perché l’inclemenza e la ferocia dei compagni di scuola e delle persone nel mondo in generale non hanno risparmiato una preda allettante come te. Cosa puoi dire a chi vive conflitti con se stessa, alle ragazze che si sentono a disagio con quello che vedono riflesso nello specchio e che pensano di essere un vaso di Pandora di infelicità?
C’è una fase in cui si può solo fare spallucce. Ho vissuto un periodo fra l’infanzia e l’adolescenza in cui tutti avevano da ridire sul mio conto. Penso che la salvezza sia trovare una passione, qualcosa che ci fa stare bene e che ci rende valorosi ai propri occhi. Bisogna provare a esplorare ben oltre, andando a conoscere quelle che sono le nostre capacità, dov’è che siamo brave, dov’è che siamo noi. Oggi le persone sono più aiutate in questo, perché quando ero piccola io non c’erano persone come me nel mondo della musica o della recitazione. I grassi erano personaggi ridicoli, che facevano ridere, messi un po’ per sollazzare il pubblico, quindi senza un vero scopo. Adesso invece ci sono tantissime personalità sia a livello nazionale che mondiale che pur essendo grassi hanno una bellissima carriera. Ora io ho parlato della grassezza, ma questo tipo di concetto si applica a tutto: alla bassezza, alla disabilità…

Tu hai dichiarato di essere bisessuale, sostenendo che “la sessualità non è una scelta”. Anche questo è un grandissimo scoglio per i più giovani. Qual è la parte più difficile del percorso di auto-scoperta: capirlo o dichiararlo?
Il problema per me è nato quando ho dovuto confrontarmi con gli altri. Da quando ero piccola sapevo cosa provavo, ma espormi con gli altri è stato tremendo. Quando ho fatto coming out con la mia classe, alle superiori, le mie compagne mi tolsero la parola. I primi periodi sono stati estremamente difficili e la mia fortuna è stata fuggire dalla mia cittadina non appena compiuti 18 anni. A Milano, dove la mentalità queer è più che accettata, ho iniziato a respirare e mi sono sentita libera. In una piccola città, davanti a persone con una mentalità più chiusa, ti nascondi, cerchi di limitarti, di non uscire troppo allo scoperto, perché non vuoi fare gossip. Ma devi avere la forza e il coraggio di capire chi sei veramente, a prescindere da quello che ti dicono gli altri.

Il nome che hai scelto, infatti, è simbolo di forza e resilienza. “BigMama” ovviamente rimanda al tuo formato XXL (come tu stessa dici in un tuo brano) e anche al fatto che rappresenti una sorta di movimento, una donna con le palle. A quanti uomini hai dovuto prestarle finora?
A troppi. Vengo da una famiglia con tre fratelli maschi e sono l’unica donna con i pantaloni in casa. Sono cresciuta così, grazie a mia mamma. Mi ha insegnato ad essere diversa da lei, perché lei non è mai stata capace di stare sola ed essere indipendente. Fin da subito non ho mai sentito la differenza con dei rapper uomini: il campionato da giocare, per me, è sempre stato lo stesso. Faccio musica e basta, quindi, tendenzialmente, non ne ho mai fatta una questione di genere. Non mi sono mai sentita meno di un uomo. Non ne vedo il motivo.

Vieni da un’esperienza risonante. Hai calcato il palco dell’Ariston assieme ad Elodie nella scorsa edizione di Sanremo, esplodendo in una performance grintosissima sulle note di “American woman” di Lenny Kravitz. Ci ripensi mai?
Ogni tanto riguardo il video, ma a distanza di mesi. Così, quando lo riguardo, mi dà l’emozione della prima volta. In quel momento, quando sono salita sul palco, non sono riuscita a godermi appieno l’esperienza; ma quando riproduco il video… sì che lo faccio. Ad oggi, penso sia una delle cose più belle che ho realizzato nel mio percorso e penso che arrivare fin lì, per una come me, non è affatto facile. Ma me lo sono guadagnata e questo dà sapore a tutto.

Mi sveli la tua frase preferita, che sia musicale, letteraria o altro?
“Par o frat ro cazz”. A Napoli si dice così per insultare uno stupido qualunquista. Ne ho conosciuti e ne conoscerò ancora tanti, ma la cazzimma per affrontarli, di certo, non mi manca.

Ultime notizie