sabato, 4 Maggio 2024

Milano, 30 anni dalla strage di via Palestro. Mattarella: “Lo Stato non si è piegato alla mafia”

Nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 Sergio Pasotto, Carlo La Catena, Stefano Picerno, membri del Corpo dei Vigili del Fuoco, Alessandro Ferrari, agente della Polizia Municipale, e Moussafirr Driss, cittadino di origine marocchina, persero la vita a causa della bomba esplosa a Milano, in via Palestro. Mattarella: "L'esperienza dimostra che sconfiggere le mafie è possibile".

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Era la notte tra il 27 e il 28 luglio del 1993 quando Cosa Nostra mise in atto due attentati a Milano e a Roma. Nella capitale la bomba esplose davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano, a Milano in via Palestro, dove avvenne quella che oggi ricordiamo come l’omonima strage, in prossimità del Padiglione di Arte Contemporanea (PAC). Poco dopo le 23 l’ordigno, situato all’interno di una Fiat Uno rubata, venne innescato, provocando 12 feriti e 5 vittime: tre Vigili del Fuoco, un Agente di Polizia locale e un cittadino di origine marocchina. Consistenti danni furono arrecati agli edifici circostanti, tra cui la Galleria di Arte Moderna e la Villa Reale e il Padiglione, davanti a cui l’auto era parcheggiata.

In questi giorni Milano si prepara alla commemorazione con una nutrita locandina di eventi, per onorare la memoria di coloro che persero la vita. In prima linea c’é il Corpo dei Vigili del Fuoco, che vive la ricorrenza tramite la memoria diretta dei pochi membri rimasti che furono partecipi dei fatti. Nel corso di circa tre anni questi testimoni lasceranno il servizio e la responsabilità del ricordo passerà alle nuove leve. Ecco allora che i pompieri veterani, compagni delle vittime di quella notte, stanno visitando i comandi della Regione per raccontare dei tre colleghi del turno C, trasmettendo il valore del sacrificio ai più giovani. Sergio Pasotto, Carlo La Catena e Stefano Picerno vengono ricordati come amici, prima ancora che come colleghi, risvegliando la sensibilità e la vicinanza di tutto il Corpo, anche di coloro che ai tempi della strage non erano ancora nati.

“Libertà e democrazia vanno continuamente difese, giorno dopo giorno, dalle varie forme di illegalità, dalle incursioni criminali che toccano anche campi inediti, dai tentativi di sconvolgere la libertà della vita della società e dell’economia”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadisce la propria solidarietà alle famiglie delle vittime e la fermezza di fronte ai tentativi mafiosi di insidiare lo Stato. “L’esperienza ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile“. La minaccia mafiosa alle strutture istituzionali, culminata con l’uccisione di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, portò momenti oscuri e tragici nella storia della Repubblica, senza però riuscire mai a scalfire la tenacia dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Libertà, dignità e giustizia sono rimaste le colonne portanti della coscienza del Paese, conducendo a una risposta solida e sistematica agli attacchi criminali.

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