domenica, 28 Aprile 2024

Cisgiordania, in fuga da Jenin: migliaia di persone lasciano la città durante l’attacco di Israele

La resistenza palestinese in Cisgiordania sarebbe più debole del previsto e molti degli obiettivi militari sono già andati distrutti. Intanto 3mila persone hanno lasciato la città Jenin.

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Durante la notte tra il 2 ed il 3 luglio le Forze di Difesa d’Israele hanno condotto la più grande operazione anti-terrorismo dalla Seconda Intifada. Su Jenin, città palestinese nella Cisgiordania settentrionale, lo Stato ebraico ha operato con mille militari e dieci attacchi aerei. Diversi i sospetti terroristi uccisi, dozzine i feriti, che continuano a crescere di numero. Le operazioni, infatti, non sono ancora concluse. Potrebbero, però, raggiungere tutti gli obiettivi entro pochi giorni, sostiene il portavoce del Comando militare ebraico Daniel Hagari. La resistenza palestinese sarebbe più debole del previsto e molti degli obiettivi militari sono già andati distrutti, ha fatto sapere il portavoce.

A operare sul campo, per le Forze israeliane, è lo Shin Bet (Israel Security Agency). I militari, nelle ultime 24h, avrebbero già portato a compimento alcune missioni a Jenin. Un grande deposito di armi, situato sotto una moschea, è stato distrutto. Andrebbe a sommarsi ad un laboratorio di fabbricazione esplosivi neutralizzato nella notte tra il 2 ed il 3 luglio. Le persone arrestate per sospetto terrorismo nella città di Jenin sarebbero già 120. “Non c’è un solo punto all’interno del campo profughi rimasto intatto. La nostra offensiva iniziale li ha lasciati sconvolti“, ha dichiarato Daniel Hagari questa mattina ai media israeliani.

L’Autorità Palestinese interrompe i contatti con Israele

I vertici della Palestina hanno deciso durante la notte appena trascorsa di interrompere i contatti con lo Stato ebraico. Inoltre, è stato interrotto il coordinamento tra le Forze di sicurezza palestinesi ed ebraiche in Cisgiordania. Le autorità di Ramallah avrebbero anche deciso di interrompere i colloqui con gli Stati Uniti sostenendo che Washington non si è dimostrata capace di gestire la tensione nella regione. In questo momento i punti più sensibili potrebbero essere il confine con il Libano, dove opera il gruppo Hamas, e Gaza, dov’è radicata la Jihad islamica. Tel Aviv teme attacchi terroristici in risposta all’operazione ebraica su Jenin.

In fuga da Jenin

Come riportato da The Times of Israel, migliaia di persone sarebbero in fuga dalla città di Jenin, mentre l’IDF continua a sostenere che le operazioni andranno avanti ancora per alcuni giorni. Le Autorità israeliane, accusate di aver ordinato l’evacuazione ai civili, pubblicamente ha smentito. Il gruppo palestinese dei Servizi di emergenza Mezzaluna Rossa ha dichiarato che circa 3mila persone hanno lasciato il quartiere più popolato della città. Sarebbero stati presi accordi per ospitare gli sfollati nelle scuole e nei rifugi più vicini. Il campo profughi, uno degli obiettivi più sensibili dell’IDF, conterebbe 18mila residenti.

Accuse all’Iran

Secondo i media israeliani la Repubblica islamica dell’Iran starebbe appoggiando Hezbollah e la Jihad islamica, con intento di aprire più fronti contro lo Stato ebraico. Teheran starebbe potenziando i gruppi terroristici per aumentare la propria influenza in Cisgiordania e aprire vie diplomatiche con i Paesi arabi. Per The Jerusalem post, l’Iran starebbe fornendo armi alle cellule del terrore in tutto il West Bank. La città di Jenin andrebbe a sommarsi ad altre aree di influenza sulle quali arrivano le braccia di Teheran, come Gaza, Libano e le alture del Golan, che a partire dagli anni ’90 rappresentano una seria minaccia per Gerusalemme.

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