mercoledì, 1 Maggio 2024

Trump è il primo presidente “indicted” e cambia la storia dell’America. Ma non come voleva lui, almeno per ora

La realtà potrebbe non essere tanto lontana dai fake dell'AI. Se l'immagine falsa creata da Eliot Higgins ha raggiunto in pochi giorni i 5 milioni di visualizzazioni e fatto discutere tutto il mondo, cosa succederebbe se Trump fosse arrestato davvero? La risposta martedi 4 Aprile a Manhattan.

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Donald Trump, è il primo ex Presidente degli Stati Uniti d’America ad essere incriminato (indicted) da un Gran Jury, nello specifico, dello stato di New York, per una imputazione al momento secretata (a tutela dei diritti dell’imputato), ma che sembra rispondere al reato di corruzione. Trump pare abbia versato con denaro pubblico una somma alla pornostar Stromy Daniels, per pagare il suo silenzio su una presunta loro relazione pregressa, durante le elezioni del 2016. A questo reato, che sembra essere il meno importante, si aggiungerebbero altri 30 capi d’accusa, di cui si conosceranno le reali entità solo dopo che il tycoon si presenterà di fronte alla corte, martedì prossimo. Un evento unico nel suo genere, sarà la prima volta in cui un ex Presidente verrà sottoposto alla procedura di rito: impronte digitali, foto segnaletiche e possibili manette, anche se appare molto improbabile che possa essere trattenuto. Un’immagine circolata pochi giorni fa, potrebbe passare dall’essere un clamoroso fake creato ad arte dall’AI, ad una storica copertina delle le prime pagine dei giornali di tutto mondo.

Ma quante facce ha questa America che per la prima volta nella sua storia incrimina un ex Presidente: l’apparente e sfacciata impronta di liberalismo tanto cara alla migliore tradizione americana che convive con lo sfrenato primato delle lobby delle armi; la bandiera a stelle e strisce monito di uguaglianza e indipendenza che rimbalza agli occhi durante l’assalto a Capiton Hill del 6 Gennaio 2021; il terreno fertile al famigerato sogno americano (lì dove tutto diventa possibile, lì dove tutti possono integrarsi e realizzarsi) che si vede  allo stesso tempo, terreno di scontri razzisti e classisti di indicibile e cruda violenza, mai sopiti; esempio di Democrazia o emblema di supremazia militare. Chi e cosa sono gli Stati Uniti d’America?

L’America del Summit for Democracy, l’America dei diritti, terreno di civiltà e inclusione, L’America multirazziale. E dall’altra faccia della stessa medaglia, l’America che considera necessario, alla propria tutela e difesa, realizzare muri anti immigrazione, che applica la pena di morte in 14 dei 50 Stati della Federazione, che inneggia e incoraggia alla violenza, che consente e normalizza il commercio delle armi.

Da un lato, ancora, l’America della difesa del pianeta, delle innumerevoli missioni di pace  e dall’altro l’America dell’intervento ad oltranza nel conflitto europeo e quella che fugge dall’ Afganistan dopo 20 anni. Chi sarà il migliore Presidente di questa incoerente mescolanza di ideali, realtà e progetti futuri?

I casi di incriminazione prima di Trump

Di sicuro, l’incriminazione di Donald Trump, già candidato alle prossime presidenziali del 2024 e che lo danno al 50% delle preferenze tra i suoi colleghi repubblicani, rappresenta un nuovo colpo di scena per un Paese che non ha mai contato tra i vari scandali, segreti di Stato, eventi tragici e vari avvenimenti che ne hanno contraddistinto la storia, nessuna incriminazione per un uomo politico di così elevato rango.

Prima di lui solo Nixon – dimessosi prima che le accuse di spiare i suoi avversari mediante due giornalisti, lo conducessero ad impeachment – e Bill Clinton – poi scagionato dalle accuse di falsa testimonianza e ostruzione alla giustizia nel processo che lo vedeva imputato contro la stagista Monica Lewinsky – arrivarono così vicini alla storica incriminazione che ha colpito nel corso di questo 2023, il Tycoon. Donald Trump ha, quindi, già scritto una nuova pagina nella storia degli Stati Uniti, è quindi, infatti, diventato l’unico esempio di incriminato eccellente.

La notizia non ha quindi solo una portata storica nel suo contenuto, ha anche un effetto ancora tutto da calibrare per il prossimo futuro non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo. Erano, infatti, di pochi giorni fa, le dichiarazioni dello stesso Trump, in un’intervista a Fox News, nella quale, si proclamava il risolutore della Guerra in Ucraina, una volta eletto nel 2024: “Se non sarà risolta, risolverò io la guerra in 24 ore”. Una tipologia di retorica politica auto celebrativa cui siamo da 6 mesi abituati anche noi, nel nostro panorama politico e che accomuna un entusiasmo destrofono alle effettive manovre realizzate. L’importante non è tanto il risultato, quanto l’immagine che si dà dello stesso. E Donald Trump è notoriamente un esperto di immagine.

L’America ad oggi appare divisa, una secessione ideologica netta, che non distingue solo i sostenitori dei rispettivi due maggiori partiti politici ( Democratici e Repubblicani), ma che oppone i fedelissimi della strategia inquisitoria nei confronti dell’ex Presidente, agli impauriti oppositori del rampante trumpismo. Però in questa netta faglia popolare, il terremoto dell’incriminazione rischia di diventare un propulsore della popolarità dello stesso leader Repubblicano – è noto infatti che da quando la notizia dell’ incriminazione ha cominciato a circolare, circa due settimane fa, i consensi intorno alla figura del candidato repubblicano siano paradossalmente aumentati – . Trump è un esperto speakman, e un grande manipolatore di coscienze, ed è plausibile ipotizzare che punterà a risolvere questa imprevista vicenda giudiziaria a suo vantaggio. Non dimentichiamo che lo stesso Trump è stato messo sotto impeachment per ben due volte, la prima nel 2019, per abuso di potere, e una seconda nel 2021, a pochi giorni dalla scadenza del mandato per aver provocato l’assalto del Campidoglio del 6 gennaio e che, malgrado queste evidenti condizioni ne avrebbero giustificato il ritiro dalla cariche pubbliche, abbia, invece, sempre saputo ribaltare la bilancia del consenso. Oggi, il carismatico Donald Trump, si avvale, addirittura, dell’investitura di paciere internazionale, auto considerandosi l’unico in grado di risolvere la crisi europea. Una posizione che va bel al di là del semplice ottimistico stato auto celebrativo, ma che presuppone un obiettivo di potere poco incline al rispetto delle regole e molto difficile da arginare.

L’unico modo che al momento sembra decisamente concreto, e che nei fatti potrà rappresentare un ostacolo alla possibile rielezione del tycoon nel 2024, sembra proprio essere legato all’udienza che si terrà martedì 4 Aprile davanti al Gran Jury di New York e alla effettiva evoluzione dei tempi giudiziari che potrebbero rivelarsi decisivi per bloccare la  sua corsa alla Casa Bianca. Una possibilità che non è però meno temuta dell’altra, visto il grande sostegno del suo popolo e le proteste già previste per martedì a Manhattan.

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