giovedì, 28 Marzo 2024

Ponte Morandi, intercettazione shock dell’antimafia: nel crollo un furgone con 900 chili di hashish

A 4 anni dal crollo del ponte Morandi, attraverso una intercettazione dei Carabinieri relativa a una indagine antimafia, si scopre che tra i mezzi coinvolti nel disastro c'era un furgone con 900 chili di hashish. Dopo la tragedia, la Ndrangheta avrebbe tentato di recuperare il carico stupefacente, ma senza successo.

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Durante il crollo del ponte Morandi, avvenuto a Genova il 14 agosto del 2018, sono morte 43 persone e lo scorso mese di luglio è iniziato il processo a carico di 59 indagati, ma nessuno sapeva che nella tragedia era rimasto coinvolto un camion con al suo interno 900 chili di hashish. La scoperta è stata fatta dai Carabinieri del Ros di Reggio Calabria, attraverso un‘intercettazione ambientale eseguita durante una indagine antimafia risalente al marzo del 2020, che nella giornata di ieri 14 dicembre ha portato all’arresto di 48 persone, tra cui uno dei boss del clan Bellocco di Rosarno, Francesco Benito Palaia di 49 anni, autore della rivelazione.

L’intercettazione

Palaia: “Allora, quando è crollato il ponte Morandi, se tu vai al primo video, è caduto un furgone. È un euro cargo giallo, lo vedi benissimo perché è giallo, con una cella frigorifera, piccolino! Il piccolino! È caduto paru (orizzontale, ndr)… Come è caduto il ponte si è seduto, automaticamente gli è caduta una macchina di sopra…”.
Caminiti: “È caduto un furgone, lo so, lo so. Raccontava che voleva andarselo a prendere”.
Palaia: “Insomma, dice che i neri lo sanno che si è perso… noi stiamo ancora comprando da loro. Io questi 900 chili glieli voglio fottere e tu hai la possibilità di prendertelo tutto… Gli ho chiesto in che senso. Io posso fare una cosa, gli ho detto, facciamo 50 e 50, io lo vendo e il 50% te lo prendi tu, tanto tu non l’hai pagato. Gli hanno detto che l’avevano confiscato … ma ora lo hanno spostato da Latina a Frosinone e c’è la possibilità di andarlo a prendere. Ci vuole un carrellone e lo porto direttamente in Calabria…”.

L’intercettazione poi continua con l’organizzazione del trasporto. Palaia dice: “C’è un amico mio là, ai Castelli Romani, ha un carrellone con la buca. La paura qual è? Siccome è deformata la cella, va bene?”.
“Che non si apra durante il trasporto” risponde Caminiti.
“Hai capito! Se si aprono le pareti….” 
“Ti sei giocato tutto e ti hanno arrestato”.
“Ora gli mandiamo le fotografie, mi ha detto che va fasciato e la cella deve stare chiusa… Ogni 200 chilometri, 250… si ferma uno e fa i cricchetti un’altra volta… Poi mi ha detto: senti, parliamoci chiaro quanto ti devo dare per questo trasporto? Non meno di quattromila euro più iva. Ora sto aspettando solo la telefonata per dirmi quando si deve ritirare” conclude Palaia

L’ordinanza del GIP

Nell’ordinanza di custodia cautelare, il Gip riporta una trascrizione dell’intercettazione: “Nel discutere dei futuri traffici di stupefacente Palaia faceva riferimento a un cargo frigo imbottito di hashish e rimasto coinvolto nel triste evento del crollo del ponte Morandi. Una partita destinata a dei malavitosi campani”. Secondo il giudice, i malavitosi della Campania avrebbero ingaggiato Palaia per recuperare il 900 chili di hashish dal furgone; nonostante l’uomo fosse ai domiciliari “poteva essere utile grazie alle sue aderenze nel settore del recupero dei rottami… Avrebbe potuto individuare e trasportare la carcassa del mezzo in Calabria. L’accordo prevedeva una spartizione della sostanza stupefacente al 50%” scrive il magistrato. Stando a quanto emerge dalle indagini, a Secondigliano qualcuno avrebbe tentato di accaparrarsi il bottino dando per scontato che i destinatari non stessero più cercando il carico.

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