venerdì, 19 Aprile 2024

Tasse troppo alte e strutture fatiscenti, protesta alla Sapienza dopo gli scontri con la Polizia: “Siamo tutte antifasciste” – VIDEO

Dopo gli scontri con la Polizia a Scienza Politiche gli studenti hanno manifestato questa mattina davanti al Rettorato per esternare un dissenso che ritengono da troppo tempo inascoltato, a partire dalla Rettrice.

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Dopo i recenti scontri accaduti alla Facoltà di Scienze politiche il 26 ottobre 2022, oggi 4 novembre si è tenuta una nuova manifestazione studentesca. I diversi comitati collettivi si sono dati appuntamento alle 11 nel Piazzale della Minerva, da cui è poi partito il corteo intorno al Palazzo del Rettorato. L’atmosfera è stata calma e ordinata, l’intenzione generale era quella di parlare, esternare un dissenso da troppo tempo inascoltato e di condividere tutti gli attuali problemi degli studenti. Come ci ha tenuto a sottolineare Chiara, iscritta ad Antropologia e al Collettivo Transfemminista “Nemesi”, il motivo della manifestazione è partito proprio da quanto accaduto il 26 ottobre scorso: “Le cariche della Polizia, le grossissime assemblee molto partecipate risoltesi nell’occupazione pacifica della stessa facoltà, sono state il motivo che ci hanno permesso di riscontrare tra noi un enorme desiderio di costruire una Università diversa, questa manifestazione ha lo scopo di rappresentare un momento di parola pubblica che metta in risalto i bisogni reali degli studenti di oggi”.

Il mondo universitario è costellato di tasse onerose e strutture spesso fatiscenti o sovraffollate, così ci ha descritto Carlotta, 20 anni, iscritta a Lettere, la situazione della sua facoltà: “La biblioteca principale non è accessibile a causa di un crollo non ancora riparato, nonostante il lungo periodo di pausa dallo studio in presenza causato dalla pandemia, gli appelli sono distanti l’uno dall’altro e l’accessibilità agli appelli straordinari è riservata soltanto agli studenti lavoratori, in un’ottica, quella della meritocrazia, ben radicata nelle file universitarie, che tende concretamente all’emarginazione e all’esclusione dei ragazzi che non completano il ciclo di studi nei tempi prestabiliti, non ultimo attraverso un surplus di tasse a partire dal primo anno fuori corso. Non deve sorprendere – ha continuato rammaricata – l’alto tasso di suicidi e di depressioni nei giovani, perché questo sistema squilibrato istilla il senso di colpa se non si rispettano date, sessioni d’esami e tempi prestabiliti”. E con un coraggio tipico dell’età che rappresenta ha ammesso di “non avere nessuna paura, di non avere nulla da perdere, solo tanta voglia di poter studiare nelle giuste condizioni”.

Anche Marco, 19 anni, studente di Antropologia e appartenente al collettivo “Cambiare Rotta” ha lamentato una progressiva tendenza alla privatizzazione dello studio e soprattutto ha rivendicato la mancata possibilità di ottenere un incontro pubblico con la Rettrice, Antonella Polimeni, di cui tutti i collettivi uniti hanno richiesto convintamente le dimissioni. Scopo della manifestazione, secondo questo ragazzo giovanissimo, dovrebbe proprio essere quello di “far scendere la Polimeni a parlare con tutti noi, piuttosto che presenziare con un numero di 2 persone soltanto”. E ha aggiunto: “Io voglio una università libera e antifascista, dove non mi aspetto una carica della Polizia soltanto per aver chiesto di attaccare uno striscione, come contraddittorio ad un convegno di destra”.

Il coro sulle cui note è partito il corteo, è stato “siamo tutte antifasciste”, un chiaro riferimento all’intenzione di tenere fuori dagli spazi universitari associazioni o eventi che potessero richiamarsi agli ideali del fascismo, così come espresso poco prima da Marco. E la marcata attenzione al femminile collettivo non è stato affatto casuale, una sorta di controtendenza pilotata al bilanciamento dell’uso del maschile nel linguaggio comune in ogni campo, in uno spirito che esprimesse inclusione e non emarginazione. Il corteo si è mosso lento e compatto sino a fermarsi alla facoltà di Lettere sotto lo striscione “Basta ricerca precaria”, inaugurato dall’intervento di Antonio, rappresentante del Collettivo Ricercatori Precari, che schierandosi dalla parte degli studenti e delle studentesse presenti ha rivendicato uno spazio universitario “sempre libero, democratico e aperto al dissenso” e ha denunciato un continuo impoverimento dei fondi destinati alla ricerca universitaria.

Molte le voci che si sono susseguite durante la marcia ordinata verso il Rettorato, come quella di Livio, del Collettivo di Scienza politiche che a gran voce ha detto: “Il diritto allo studio deve essere accessibile e accessibile per tutti, siamo stanchi dei compromessi”. Il dissenso innescato dall’episodio di martedì 26 ottobre, è apparso oggi come l’espressione collettiva di numerosi, altri, gravi malesseri sociali, cui hanno partecipato solidali anche altri collettivi estranei alla dimensione studentesca, appartenenti al mondo del lavoro, ma che ne hanno condiviso la lotta ideologica. Il Collettivo di Firenze, GKN, dopo 16 mesi di lotta, a seguito di un licenziamento di massa, di più di 500 persone avvenuto tramite pec, il 9 luglio 2021, ha deciso oggi di combattere al fianco di questa grande marea di ideali e valori studenteschi, sposandone la causa attraverso quella che “Lupetto”, soprannome di un membro del collettivo GKN, chiama “una sana ribellione pacifica”.

“Studenti e disoccupati uniti, 5 novembre tutti a Napoli” è il successivo appuntamento che la manifestazione di oggi ha lanciato a tutti coloro che abbiano intenzione di ascoltarlo. Il diritto allo studio e il diritto al lavoro che hanno camminato insieme lungo una strada colorita di cori e canti inneggianti una rabbia e una frustrazione non comprese e che è terminato sotto le finestre del Rettorato dalle quali pochi occhi e poche orecchie hanno oggi mostrato interesse.

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