venerdì, 26 Aprile 2024

Terrorismo, 50mila euro alle cellule jihadiste: arrestato artigiano italiano

Un uomo di 52 anni, artigiano edile, è stato posto agli arresti domiciliari con l'accusa di essere legato a un Imam che reclutava miliziani in Italia. L'uomo avrebbe trasferito soldi alle cellule terroristiche jihadiste.

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Un 52enne di origine bosniaca, residente a Bologna, è stato posto agli arresti domiciliari con applicazione del dispositivo elettronico di controllo a distanza, per aver effettuato numerosi trasferimenti di denaro in favore di esponenti di cellule terroristiche e destinati in tutto o in parte alla definizione di condotte con finalità eversive. La somma trasferita alle cellule jihadiste ammonterebbe a oltre 50mila euro; spostamento di denaro che effettuava personalmente o mediante terzi, ignari delle finalità perseguite dal 52enne.

L’indagine

L’indagine, condotta dai Carabinieri del Ros – Raggruppamento Operativo Speciale e coordinata dalla procura di Bologna, è iniziata nei primi mesi del 2020. L’arrestato è stato individuato nell’ambito del monitoraggio che il Ros compie da anni nei circuiti radicali di matrice jihadista, anche di quelli riconducibili all’area balcanica occidentale che si caratterizza per il rinnovato attivismo espresso dalla sua diaspora in Europa.

Il 52enne, artigiano e titolare di un’impresa individuale operativa nel settore edile, viene descritto come un aderente a una visione radicale ed estremista dell’Islam. Dalle indagini si è appurata l’esistenza di precedenti contatti tra l’uomo e un Imam, anche lui di origine balcanica, già noto alle Forze dell’Ordine in quanto destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2016 dal GIP del Tribunale di Venezia e scaturita da un’altra indagine del Ros. Il provvedimento non venne eseguito perché l’Imam si trovava già in carcere in Bosnia ed Erzegovina, con una condanna di 7 anni per incitamento pubblico ad attività terroristiche e reclutamento.

Trasferimento del denaro

Dall’inchiesta si è accertato che l‘Imam, nel corso del 2014, aveva organizzato un “tour di preghiera” nel nord Italia con la finalità di reclutare miliziani votati al “jihad armato” da arruolare nelle file dello Stato Islamico e mandare a combattere in Siria e Iraq. Proprio dal 2014 sono iniziati i trasferimenti di denaro destinate alle cellule jihadiste per il sostentamento dei gruppi operanti in Bosnia e il reclutamento di nuovi combattenti. L’indagato, personalmente o tramite soggetti terzi ignari delle sue finalità, mediante servizi di money transfer, inviava cospicue somme di denaro in Bosnia e in Albania che attraverso soggetti intermediari, faceva arrivare alle organizzazioni della jihad globale.

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