La macabra scoperta di un traffico di ossa umane individuato dai Carabinieri, ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Milano che ora, a distanza di tre anni di indagini, ha archiviato la posizione di un ingegnere milanese, derubricato a “collezionismo”, nonostante l’illecito amministrativo sul possesso di reperti. Per i giudici non si tratterebbe quindi di satanismo o mercimonio di morti ma solo interesse scientifico. Le indagini erano iniziate dopo l’individuazione di pacchi postali contenenti teschi e diretti negli Stati Uniti e in Svizzera, completate poi con la perquisizione dell’appartamento dell’ingegnere dove erano stati ritrovati quaranta reperti tra teschi, colonne vertebrali, femori e clavicole.
L’uomo ne era in possesso tramite un anatomopatologo di Praga e da un collezionista dell’Aquila. Per tutti è valsa la buona fede, l’ingegnere non sapeva che le ossa fossero detenute illecitamente da chi le aveva spedite, facendo così archiviare l’ipotesi di reato. Ciò che è rimasto però è l’illecito amministrativo della detenzione di ossa umane, che per il regolamento di polizia mortuaria, non possono circolare fuori dai cimiteri, a meno che destinate a studi o parenti delle salme. Infine, le ossa sono state confiscate e portate alla collezione antropologica del laboratorio Labanof dell’Università degli Studi di Milano.