La Direzione investigativa antimafia (Dia) ha completato un sequestro di beni per 12 milioni di euro, su disposizione del Tribunale di Trapani e proposta del direttore della Dia, a carico di Francesco Isca, un imprenditore di Vita (Trapani) occupato nel settore dell’edilizia, ora agli arresti domiciliari.
L’inchiesta in cui è coinvolto Isca ha fatto venire a galla un patto di corruzione con un ispettore della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta che utilizzava indebitamente gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attività economica e incentivare le entrate delle società dell’imprenditore.
Gli investigatori hanno spiegato che la pericolosità sociale di Isca sarebbe visibile dal legame con Leonardo Crimi, capoclan dell’omonima famiglia mafiosa, dal quale risulta che l’imprenditore avrebbe ricevuto le risorse finanziarie per avviare ed alimentare le proprie aziende e la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, riuscendo ad inserirsi in affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti e alterando il corretto funzionamento del libero mercato e di conseguenza violando le regole della leale concorrenza.
L’organizzazione mafiosa ne avrebbe quindi ricavato molti vantaggi, “accrescendo la propria capacità di penetrazione e controllo delle attività economiche nel territorio, ottenendo non solo denaro, ma anche possibilità di lavoro per imprese e persone appartenenti all’organizzazione criminale”.
Il sequestro ha riguardato 6 società del settore edile, della produzione di calcestruzzo, del noleggio di macchine ed attrezzature per lavori edili e quella che gestisce l’intera area parcheggio e servizi nel Parco Archeologico di Segesta, 17 rapporti bancari, 128 beni immobili e terreni e 27 automezzi per un valore complessivo di 12 milioni di euro.
