Il dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia viene considerato un nuovo passo verso l’escalation del conflitto ucraino o una mossa tattica di Putin per intimorire e fermare l’aiuto militare proveniente dalla NATO. È dall’inizio della guerra in Ucraina che Putin “sventola” la minaccia nucleare come deterrente psicologico nel tentativo di intimorire l’opinione pubblica internazionale e allontanare tutti, specialmente la NATO, dai loro obiettivi di sostenere il fronte di Kiev.
Putin, in un intervista alla stampa locale, ci fa sapere che “il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. La Russia ha già consegnato alla Bielorussia il sistema missilistico Iskander, in grado di trasportare armi nucleari. Ora schiereremo lì anche 10 aerei in grado di trasportare armi nucleari tattiche”. L’accordo tra Mosca e Minsk prevede che il trasferimento di queste armi si faccia per addestrare i militari bielorussi cosi come hanno fatto anche gli Stati Uniti: “Hanno distribuito da tempo le loro armi nucleari tattiche in alcuni paesi”, specifica il presidente russo.
Putin ha parlato anche dello sforzo del suo paese nella produzione di carri armati “Produrremo altre 1600 tank entro un anno, il numero totale di quelli russi supererà cosi il numero di quelli ucraini di oltre tre volte”.
La Polonia ed i Paesi Baltici, che confinano con la Bielorussia, vedono questa “mossa” come un tentativo intimidatorio e sicuramente cercheranno protezione dagli Stati Uniti.
Non è mancata la risposta dell’Ue tramite l’Alto rappresentante Josep Borrell con un tweet “Ospitare armi nucleari russe significherebbe un’escalation irresponsabile e una minaccia alla sicurezza europea”. Secondo Borrell “Bielorussia può ancora fermarlo, è una loro scelta”.
L’UE è pronta a rispondere con ulteriori sanzioni.