Alfredo Cospito è, tuttora, il leader della Federazione Anarchica Informale (Fai), l’associazione che rivendica la battaglia del digiuno forzato del detenuto ormai da quasi 4 mesi, come una via immaginifica alla distruzione dell’esistente ordine sociale, è considerata come la frangia oltranzista e violenta dell’anarchismo e ritenuta responsabile di oltre 50 attentati in tutta Europa. Il detenuto, condannato in via definitiva per aver gambizzato un dirigente dell’ Ansaldo nucleare, era detenuto nel carcere di Sassari da 6 anni, quando nel maggio 2022, l’allora ministro della Giustizia, Marta Cartabia, lo ha trasferito al regime del carcere duro per eliminare ogni tipo di comunicazione del detenuto con i gruppi anarchici all’esterno, con i quali, sembra, comunicasse tramite riviste di settore. A seguito di questa decisione ha avuto inizio lo sciopero della fame e le traversie legali, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma sino alla recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha nuovamente bocciato ( dopo il diniego del 9 Febbraio del Ministro Nordio) il ricorso dei legali di Cospito contro il 41-bis.
Adesso, l’anarchico, nuovamente trasferito in carcere ad Opera, dopo un breve trasferimento presso l’Ospedale San Paolo in via precauzionale, appare, attraverso le parole del suo legale Flavio Rossi Albertini “lucido e determinato. Assolutamente convinto delle proprie ragioni. Non arretra. Una persona che è convinta di se e di quello che sta facendo. Cospito – prosegue l’avvocato, dopo averlo incontrato al suo rientro in carcere – ha preso atto dei passi che sono stati compiuti da chi doveva decidere delle sue sorti ma lui vuole andare avanti. Ne va della sua vita. Non solo della sua vita ma anche delle sue prospettive di vita perchĂ© il 41-bis non da grandi prospettive nĂ© di vita nĂ© di esercitare i propri diritti. Sta facendo una scelta di lotta di vita: l’unica vita possibile è quella fuori dal 41-bis.”
Parole, queste dell’avvocato difensore che succedono all’appello di Cospito, a seguito della recente sentenza del 24 febbraio scorso, nel quale affermava di essere destinato a morte certa e soprattutto con il quale esortava qualcuno a proseguire la sua battaglia.
In effetti, a queste dichiarazioni sono seguiti appelli e dichiarazioni su vari portali web, di matrice anarchica che incoraggiano e sostengono “una campagna internazionale d’attacco allo Stato e al capitale italiano” poiché “il compagno morirĂ e lo Stato è il suo boia.”
Minacce dirette alle istituzioni dello Stato italiano “questo è un appello a sottrarsi alle piattaforme politiche coercitive e a fare un salto qualitativo verso l’agire violento e distruttivo. Che si tratti di attacchi a infrastrutture o a persone di potere, l’urgenza è una sola: dare forma e vita a una solidarietĂ internazionale forte e capace di distruggere e terrorizzare gli assassini di Alfredo Cospito e di vendicare la sua morte imminente.”
Posizioni estreme, che l’avvocato Flavio Albertini, senza commentare o entrare nel merito ha forse tentato di coprire, mediante le sue ultime dichiarazioni che lo vedono al centro di un nuovo tentativo legale, ovvero rivolgersi al piĂą presto alla Corte Europea dei diritti dell’uomo :Â “BisognerĂ tentare nuove strade, che non abbiamo mai percorso prima, anche fuori dall’Italia.”
Malgrado la propaganda anarchica sulla vendetta ad una morte non ancora avvenuta, sembra logico e soprattutto confermato dai medici dell’Ospedale San Paolo di Milano, che le condizioni di salute del detenuto siano stabili, anzi stando alle ultime relazioni mediche trasmesse fino a ieri al Tribunale di sorveglianza di Milano, i valori sembrano sostanzialmente nella norma e si registra un aumento di peso di quasi 2 kg durante il ricovero presso la struttura milanese.
La luciditĂ del detenuto rappresenta la sua forza simbolica ma al contempo anche la sua lenta distruzione.