venerdì, 26 Aprile 2024

Emergenza carceri, detenuto suicida in cella a 30 anni: tra sei mesi sarebbe uscito di prigione

Un detenuto si è impiccato in cella a Rebibbia, doveva scontare altri pochi mesi di detenzione. "Un così alto numero di morti tra le sbarre è la spia di un sistema penitenziario che richiede profondi cambiamenti", è quanto affermato dal presidente di Antigone, Patrizio Gonnella.

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Un ragazzo di 30 anni, di origini bengalesi, si è suicidato nella sua cella nel carcere di Rebibbia, a Roma. È l’ottantaduesima vittima di suicidio nelle case circondariali dall’inizio dell’anno, ormai si parla di emergenza. Il trentenne avrebbe finito di scontare la sua pena nel mese di luglio. Ieri, 21 dicembre, gli agenti della Polizia Penitenziaria lo hanno trovato impiccato con un lenzuolo in cella. Il giovane aveva subito una condanna inferiore ai due anni per concorso in rapina. Solo una settimana fa si era registrato un altro suicido di un detenuto; un altro trentenne, da poco diventato padre di due gemelli, si è tolto la vita nel carcere di Poggioreale a Napoli.

Sale il numero dei suicidi nelle carceri

Numeri di suicidi così alti come quelli avvenuti nel 2022 non si erano mai registrati; nemmeno negli anni in cui le carceri scoppiavano e l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per trattamento inumano e degradante. “Un così alto numero di morti tra le sbarre è la spia di un sistema penitenziario che richiede profondi cambiamenti”, è quanto affermato dal presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, che auspica che la questione carceraria sia affrontata in Parlamento al fine di umanizzare e modernizzare le condizioni di detenzione. Sulla questione anche Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce evocando un provvedimento di clemenza in vista del Natale; ma secondo il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, “la soluzione non può essere un’amnistia, serve un cambio di prospettiva”.

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