venerdì, 19 Aprile 2024

Emergenza migranti, incassavano 70mila euro a traversata: 12 in manette altri 6 ricercati

Organizzavano traversate ad alto rischio per decine di migranti a viaggio, provenienti prevalentemente dal nord Africa, rifugiati che pagavano prezzi salati e non erano in alcun modo tutelati dagli scafisti.

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Sono stati notificati nella mattinata di oggi 18 provvedimenti cautelari, emessi dal Gip di Caltanissetta, a carico di 11 cittadini tunisini e 7 italiani, accusati di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina aggravata dall’esposizione a serio pericolo di vita i migranti da loro trasportati. Tra gli indagati 12 sono stati messi in manette dagli agenti mentre continuano le ricerche degli altri 6, destinati agli arresti domiciliari e che si troverebbero all’estero e di conseguenza risulterebbero irreperibili.

Indagini iniziate nel 2019

L’episodio che ha fatto scattare le indagini è avvenuto il 21 febbraio 2019, quando una barca con un motore da 200 cavalli si è arenata ed è stata segnalata da un pescatore. Le indagini hanno permesso di rilevare che la barca era stata rubata e che, proprio dalla stessa erano sbarcate decine di persone nel porto di Catania. L’attività investigativa che ne è scaturita ha consentito di individuare 2 soggetti, che sono già all’epoca finiti ai domiciliari, e poi tutti i sospettati menzionati in precedenza. Nelle operazioni che si sono ripetute tra Italia e Tunisia per 3 anni, anche durante la pandemia, tutti i 18 indagati avrebbero avuto un ruolo. Questi ultimi organizzavano traversate ad alto rischio per decine di migranti a viaggio, provenienti prevalentemente dal nord Africa, rifugiati che pagavano prezzi salati e non erano tutelati dagli scafisti illeciti.

Migranti trattati senza umanità

I migranti venivano esposti a grave pericolo di vita, questo hanno permesso di chiarire le intercettazioni telefoniche disposte dall’Autorità Giudiziaria. In una di esse sarebbe emersa la determinazione da parte degli scafisti, di sbarazzarsi dei migranti in alto mare qualora necessario, ad esempio in caso di avaria dei motori. Proprio il malfunzionamento di un motore è stato decisivo ai fini delle indagini. Il giorno 26 luglio 2020 a un’imbarcazione che stava recandosi in Tunisia, si sono guastati i motori. La barca è rimasta dunque alla deriva in mare aperto ed è stato possibile individuare l’imbarcazione durante le fasi di rientro dalle coste tunisine, identificando così gli scafisti indagati, parte dell’organizzazione criminale.

L’attività, gestita da 2 soggetti ai domiciliari

Le operazioni sarebbero state gestite dai 2 soggetti precedentemente citati che erano stati affidati ai domiciliari e il cui arresto è stato convalidato in via definitiva. È stato individuato anche il cosiddetto “capo” dell’attività clandestina, un cittadino di Niscemi oltre ad altri 2 soggetti di base a Scicli che avrebbero avuto il compito di gestire le casse dell’associazione. In secondo luogo ci sono gli uomini che avrebbero operato “sul campo”, tra cui 5 cittadini italiani che avrebbero curato gli aspetti logistici come ospitalità dopo lo sbarco in Sicilia e il trasferimento alla stazione dei bus. Inoltre sono stati arrestati 8 “connection men”, letteralmente gli 8uomini di connessione” che si occupavano di raccogliere il denaro in Tunisia dai migranti diretti in Europa che era pari al prezzo che avrebbero pagato in ogni caso, dai 3mila ai 5mila euro in contanti, ottenendo quindi un  contante totale che si aggirava sui 50/70mila euro a viaggio. I soldi venivano poi, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, girati su un conto corrente italiano e poi all’occorrenza riciclati acquistando altre imbarcazioni. Queste ultime, dotate di potenti motori, riuscivano a connettere le città tunisine alla costa di Caltanissetta in circa 4 ore, trasportando da 10 a 30 persone alla volta.

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