giovedì, 25 Aprile 2024

Estorsione col metodo mafioso, scacco ai Cintorino e Brunetto: tra i 24 arresti “U biondu” “Tano ca lente” e “Melo panettone”

Custodia cautelare in carcere per 24 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi.

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I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di militari del Comando Provinciale di Messina e di Monza-Brianza, hanno dato esecuzione nella Provincia di Catania e di Messina a un’ordinanza, concernente complessivamente 37 indagati, con cui il Gip presso il Tribunale di Catania ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi. La Procura di Catania ha anche disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, di tre attività commerciali operanti nei comuni di Calatabiano, in provincia di Catania, e Giardini Naxos, in provincia di Messina.

L’indagine, coordinata dalla Procura e condotta da unità specializzate del GICO del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania, ha riguardato i clan mafiosi Cintorino e Brunetto – articolazioni territoriali, rispettivamente, dei clan catanesi Cappello e Santapaola-Ercolano – attivi nei territori, in particolare, di Calatabiano, Giarre, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia, Mascali e in zone limitrofe, anche della provincia di Messina, come l’area di Giardini Naxos e Taormina. Le investigazioni, concluse a maggio 2021, hanno consentito, nell’attuale stato del procedimento in cui non è stato ancora instaurato il contradittorio con le parti, di ricostruire l’organigramma e gli interessi criminali dei clan nella fascia ionico-etnea, anche attraverso attività tecniche e servizi di osservazione sul territorio, ulteriormente riscontrate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da indagini patrimoniali.

Sono stati individuati i personaggi di spicco delle suddette associazioni, destinatari del provvedimento, tra cui Cristian Cullurà, Gaetano Di Bella, Giuseppe Ranieri e Mariano Spinella per il clan Cappello-Cintorino; Giuseppe Andò, Carmelo Caminiti, Orazio Di Grazia, Giuseppe Lisi e Francesco Maugeri, per il clan Santapaola-Brunetto. Avrebbero infatti ricoperto ruoli di rilievo nelle rispettive organizzazioni, contribuendo non soltanto al controllo e alla gestione delle attività criminali sui territori di propria competenza, principalmente connesse alle estorsioni e al traffico di droga, ma anche partecipando  agli incontri periodici tra i due clan, volti alla spartizione degli affari mafiosi e alla risoluzione di controversie o problematiche nelle zone di comune interesse, come quelle di Giardini Naxos e Taormina.

In particolare, per il clan Cintorino, radicato soprattutto a Calatabiano, Mariano Spinella detto “U biondu”, nipote del capo clan Antonino Cintorino, sarebbe stato referente per l’area di Calatabiano, mentre Gaetano Di Bella detto “Tano ca lente” avrebbe rappresentato il capo clan Mario Pace dei Cappello nei paesi di Giardini Naxos, Taormina e comuni limitrofi, così come Giuseppe Ranieri detto “Peppe Castelmola”, genero di Mariano, avrebbe ricoperto il ruolo di referente per il comune di Castelmola e Cristian Cullurà sarebbe stato coinvolto in prima persona nelle estorsioni e nel traffico di droga.

Con riferimento al clan Brunetto, operante primariamente nei territori di Giarre, Fiumefreddo, Mascali, Castiglione di Sicilia, i ruoli di maggior rilievo sarebbero stati ricoperti da Giuseppe Andò detto “U cinisi”, promotore e dirigente dell’associazione attiva nella fascia ionico-etnea, e Carmelo Caminiti detto “Melo panettone”, responsabile per Castiglione di Sicilia. Accanto a tali soggetti spiccano le figure di Orazio Di Grazia e Giuseppe Lisi i quali sarebbero risultati i principali referenti, rispettivamente, per le attività estorsive e il traffico di sostanze stupefacenti, nonché quella di Francesco Maugeri detto “Franco u paturnisi”, di matrice santapaoliana riferibile al clan catanese di Picanello, per la gestione di talune attività commerciali della zona di Taormina.

L’attività investigativa ha inoltre permesso di ricostruire gli interessi criminali dei clan, acquisendo un quadro gravemente indiziario in merito ai “reati fine”, strumentali al sostentamento delle associazioni mafiose e dei sodali detenuti, tra cui le estorsioni ai danni di imprenditori catanesi e delle aree contigue in provincia di Messina, il traffico di sostanze stupefacenti e l’acquisizione della gestione e del controllo di attività economiche. Nel dettaglio, con riferimento all’attività estorsiva, le indagini avrebbero documentato 6 estorsioni che sarebbero state consumate con modalità tipicamente mafiose ai danni di attività commerciali attive nei settori della vendita di alimenti e bevande, della balneazione ed edile, corroborate dalle evidenze emerse dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dall’escussione di persone informate sui fatti.

Il modus operandi seguiva, difatti, uno schema ricorrente: i sodali erano soliti porre in essere plurime minacce nei confronti dei target individuati, posizionando bottiglie incendiare davanti ai luoghi di esercizio dell’attività economica, accompagnate da messaggi intimidatori quali “cercati un amico”, “aspettiamo la risposta”, “la prossima volta bruciamo il locale facci trovare la risposta nei pressi dei pini”. Di norma, le richieste di “pizzo” ammontavano a circa 3mila/4mila euro all’anno, da pagare in tranche trimestrali o semestrali. In un caso, sarebbe, inoltre, emersa un’estorsione trasversale da parte dei due clan, i cui profitti sarebbero stati equamente divisi, mentre in altro è stato riscontrato l’assoggettamento ultraventennale della vittima al pagamento del pizzo.

Tra i soggetti coinvolti nella gestione operativa delle attività estorsive, si annovererebbero, in particolare, Mariano Spinella, Cristian Cullurà e Giuseppe Ranieri per i Cintorino, nonché Carmelo Caminiti, Orazio Di Grazia e Giuseppe Ruggeri per i Brunetto. I clan gestivano anche il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e marijuana, rifornendo le locali piazze di spaccio, principalmente individuate in Calatabiano e nei Comuni limitrofi della fascia ionico-etnea, come corroborato, oltre che dalle attività tecniche e dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche dal sequestro di oltre mezzo chilo di cocaina, occultata a bordo di una Fiat 600, in esito a un controllo della Guardia di Finanza nei pressi di Fiumefreddo.

Sarebbero stati, inoltre, ricostruiti gli investimenti delle associazioni criminali, individuando le attività economiche, gestite e controllate direttamente o tramite persone interposte ovvero familiari degli indagati, operanti nel settore del movimento terra, della ristorazione e del commercio di ortofrutta. In particolare:
-ditta individuale Giuseppa Manuela Strangi, riconducibile all’indagato Giuseppe Ranieri, coniuge della titolare, presso la cui sede principale in Calatabiano è esercitata attività di ristorazione all’insegna “Trattoria Pizzeria da Peppe” mentre, presso quella secondaria sita in Giardini Naxos – non dichiarata – è stato riscontrato l’esercizio di attività nel settore dell’ortofrutta;
-TA.CO. Srls, esercente attività di ristorazione in Giardini Naxos con la denominazione “La viuzza dei sapori”, riconducibile all’indagato Costantino Talio;
-D.I. GIARDINI SCAVI, operante nel settore del movimento terra e delle demolizioni in Giardini Naxos, dell’indagato Cristian Cullurà.

Alla luce delle evidenze investigative raccolte dal Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Catania, il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura, ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 soggetti nonché il sequestro delle predette società e ditte individuali. L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, anche al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica.

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