venerdì, 26 Aprile 2024

Milano-Cortina 2026, alcune discipline sono all’anno zero. Malagò “Basta perdere tempo, pensare a come costruire sistema vincente”

È opportuno fare il punto su come l'Italia dello sport arriverà al 2026. Se da un lato verranno assegnate nuove medaglie in discipline a noi favorevoli, vedi combinata nordica femminile, in altri sport siamo praticamente a un anno zero, dopo aver dominato in passato. L'esempio sci di fondo è calzante per rendersi conto del pessimo lavoro tecnico svolto negli ultimi decenni in alcuni campi.

Da non perdere

Veniamo senz’altro da un olimpiade, quella di Pechino 2022, molto positiva in cui podi e piazzamenti prestigiosi non sono mancati. Ma se ci soffermiamo sugli atleti che hanno portato a casa le medaglie, difficilmente la maggior parte di loro prenderà parte all’edizione “in casa” di Milano-Cortina. Partiamo dai due ori. Se la coppia mista del curling Costantini-Mosaner è relativamente giovane e non dovrebbero esserci problemi per il 2026, lo stesso non si può dire di Arianna Fontana che, dopo essersi tolta l’ennesima soddisfazione arrivando a quota 11 medaglie olimpiche, fra individuali e a squadre, non è scontato che decida di continuare fino alla prossima olimpiade. 

Stefania Costantini/Amos Mosaner oro a Pechino 2022 nel curling

La magica annata ’90 continuerà fino al 2026?

Questo è il tema che accomuna un po’ tutta casa Italia. I numeri parlano chiaro, delle 17 medaglie cinesi, se prendiamo in considerazione solo le competizioni individuali (13) ne sono arrivate 2 da atleti nati dopo il 1992, atleti che a Milano-Cortina avranno 33/34 anni. Tutte le altre sono arrivate da atleti nati dal ’91 in poi. Inutile dire che se l’annata 1990, che comprende atleti del calibro di Brignone, Wierer, Pellegrino tra gli altri, decidesse in massa di abbandonare le competizioni sarebbe un durissimo colpo da digerire in vista delle olimpiadi di casa. Non possiamo tenere fuori Dominik Paris (‘89) che potrebbe essere considerato già oggi il favorito per la discesa libera che avrà luogo a Bormio, ma che nel 2026 avrà la bellezza di 37 anni. Sicuramente il francese medagliato a pechino Johan Clarey a 41 anni ha dimostrato che l’età conta fino a un certo punto, ma sicuramente lo sci alpino è uno sport che richiede molta preparazione, e se Paris dovesse appendere gli scarponi al chiodo, nessuno avrebbe niente da dire a uno dei primi 5 vincitori di sempre in discesa libera.

Dorothea Wierer, 31 anni, 2 volte vincitrice coppa del mondo e bronzo olimpico individuale a Pechino.

Discipline in cui siamo inspiegabilmente scomparsi

Sicuramente, ciò che l’Italia necessita in vista delle olimpiadi 2026 ma, soprattutto, in ottica futura per alcune discipline olimpiche invernali, è sedersi al tavolo e riflettere su come ottimizzare le risorse a disposizione nel migliore dei modi. In altri termini, com’è possibile che uno sport che ha regalato anche ori pesanti in manifestazioni iridate e olimpiche come il Bob sia di fronte ad un anno zero; oppure che discipline come la combinata nordica, dove l’Italia ha sempre presenziato le prime cinque-sei posizioni della classifica per nazioni e che vedeva atleti giocarsi anche medaglie di peso adesso sia l’ultima forza in campo.

Tocca aprire anche la dolorosa parentesi sci di fondo, dove a tenere in piedi la baracca è Gressoney, un paese di 10mila abitanti in Val d’Aosta. Paese che vede un ragazzo valdostano, Federico Pellegrino, ormai prossimo alle 32 primavere primeggiare da 10 anni nelle sprint a tecnica libera, al netto dell’ingiocabile, per tutti, Johannes H. Klaebo. Chicco è sicuramente un fuoriclasse, il motivo per cui abbia deciso nella preparazione estiva preolimpica di allenarsi insieme alla squadra russa è facilmente immaginabile. L’altro “gemello” di Gressoney è l’alpino Francesco DeFabiani, che ha dimostrato più volte quando è in forma di poter tenere botta anche ai migliori in entrambe le tecniche dello sci di fondo archiviando una vittoria e numerosi podi. Ma se al maschile qualcosa si intravede nelle retrovie, al femminile siamo più indietro dell’anno zero purtroppo, e questo non può che lasciare interdetta la maggior parte degli addetti ai lavori o semplicemente gli appassionati, non solo italiani. L’Italia, che un tempo partiva per vincere o per salire sul podio ogni gara con più di un atleta, adesso fatica a marcare punti di coppa del mondo, riuscendoci a livello femminile sporadicamente e in gare particolari. Capitolo sci di fondo che meriterebbe molti approfondimenti, soprattutto riguardanti gli allenatori, da molte persone ritenuti non all’altezza della squadra nazionale italiana, una delle più blasonate della storia. Ma questo è un altro capitolo, appunto.

Malagò: “Basta perdere tempo”

Tutto questo merita riflessioni accurate e per quanto visto soprattutto in alcune discipline, non è scontato che si trovi una soluzione a breve termine, tuttavia, un’olimpiade in casa è quanto di meglio possa capitare per quantomeno iniziare a porre le basi. Lo ha giustamente sottolineato anche il presidente del Coni Giovanni Malagò come sia doveroso mettere a capo della federazione una persona che sappia massimizzare in vista delle Olimpiadi, ma anche costruire delle basi su cui costruire un futuro stabile ad alto livello, degno del nome che gli atleti portano sulla tuta.

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