PIER CORTESE firma le musiche originali del film “Come le tartarughe”, opera prima di Monica Dugo e progetto selezionato e promosso dalla Biennale College Cinema, il prestigioso concorso internazionale della Biennale di Venezia per la realizzazione e il sostegno di opere audiovisive, che lo ha scelto quale unico film italiano tra i 4 selezionati quest’anno in tutto il mondo.
Il film, proiettato per la prima volta il 2 settembre all’interno del Programma Cinema 2022, è stato presentato ieri, domenica 4 settembre, in conferenza stampa durante le giornate della 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Sulla colonna sonora e sull’incontro con la regista, Pier Cortese dichiara: “L’incontro della mia musica con il cinema non poteva avere miglior inizio. “Tu non mi manchi” (estratto dal disco “Come siamo arrivati fin qui”) è la canzone portante scelta dalla regista del film “Come le tartarughe”. Un film ispirato, che mi ha coinvolto emotivamente e che ho avuto il privilegio di raccontare musicalmente, scrivendo e componendo l’intera colonna sonora. Spero sarà l’inizio di una lunga serie di collaborazioni tra la mia musica, le mie canzoni ed il cinema.”
È proprio in seguito all’ascolto del brano “Tu non mi manchi”, che Monica Dugo, regista, sceneggiatrice e attrice, ha sentito l’urgenza di contattare il musicista poiché le parole, l’atmosfera e la melodia della canzone sembravano sposarsi perfettamente all’ambientazione della sua sceneggiatura. Da questo incontro è nata l’idea della composizione dell’intera colonna sonora a firma di Pier Cortese, che oltre ad aver prestato la sua “Tu non mi manchi” come tema centrale della soundtrack, ha composto 4 temi di pianoforte, 2 orchestrali, oltre a Landscape e Soundscape per tutto il film.
“COME LE TARTARUGHE” – IL FILM
SINOSSI
Roma, centro storico. Daniele, Lisa e due figli: Sveva, ragazza adolescente. Paolo, sette anni. Famiglia perfetta e una vita che sembra perfetta. Ma non lo è. Daniele un giorno svuota la sua parte dell’armadio e va via.Lo shock e l’impreparazione a un evento simile, ma anche la consapevolezza che l’allontanamento sarà definitivo, sono per Lisa un trauma devastante. E con la calma che la contraddistingue, reagisce infilandosi nell’armadio che trova svuotato.
L’armadio diventa rifugio, nascondiglio, un posto dove sospendere il tempo, dove nascondere il dolore e provare a curarlo. Sveva, adolescente matura ed energica, vede solo l’assurdità della cosa. Pian piano però si avvicinerà a Lisa, accettando il suo comportamento bizzarro, capendo il suo dolore. Paolo sembra non giudicare e il suo legame con la madre non viene meno, è solo stordito, confuso, tenero, dolente. La vita dentro l’armadio è tragica ma allo stesso tempo comica, ed è buffo che sia stata Lisa, all’inizio della storia, ad averlo voluto così spazioso, non certo pensando di abitarlo. Daniele non tornerà a casa, Lisa uscirà dall’armadio: non sarà la fine del dolore, ma il primo passo verso la consapevolezza di doverlo affrontare.
NOTE DI REGIA
Il mio film è partito da un’immagine: un armadio vuoto. Ho pensato se una donna, travolta da un dolore non sostenibile e inaspettato, avrebbe potuto ficcarcisi dentro. Cosa sarebbe filtrato dalle sue fessure e cosa avrei mostrato del suo interno. Spiando la protagonista, mentre nasconde il suo stato d’animo senza colore, attraverso camicette colorate. L’armadio diventa un personaggio, assiste e accoglie, e una volta finita la sua missione può anche morire. In ogni caso, la prima regola che mi sono data è fare le cose molto seriamente ma senza prendersi mai troppo sul serio. Non indugiare sul dolore, farlo sentire ma levare lo sguardo un attimo prima piuttosto che un attimo dopo.