venerdì, 26 Aprile 2024

Una strada che si disegna da sé, ma parliamo sempre di “rock’n’roll”: intervista con Manuel Agnelli

Credo si noti il fatto che ci sia questo entusiasmo quasi infantile che è legato all’atmosfera che stiamo vivendo suonando insieme con questi musicisti

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Ho raggiunto Manuel Agnelli durante il suo tour solista che lo porterà in giro per l’Italia fino all’uscita del suo nuovo album, un live ed un disco che segna un cambiamento importante non tanto nelle sonorità ma proprio nell’approccio musicale. Una riscoperta artistica per chi ha alle spalle un importante storia che ha segnato generazioni di musicisti, ingombrante, iconica ma assolutamente necessaria. Una nuova sfida con dei nuovi musicisti che hanno dato sicuramente freschezza al live, un rock più percussivo ed un entusiasmo ritrovato. I Little Pieces of Marmelade incontrati durante X Factor, un duo assolutamente dirompente, c’è poi Beatrice Antolini una musicista unica e poliedrica, Giacomo Rossetti preso in prestito dai Negrita, come Manuel stesso lo ha definito “un grande uomo-band”: alla fine la band suona, si diverte, cosa molto importante, nei suoi cambi di strumento, nei giochi di batteria e nei duetti al piano, insomma funziona tutto. Da “La profondità degli abissi”, premiata colonna sonora di Diabolik, a “Signorina mani avanti” il sound recupera un rock primordiale, istintivo, un togliersi di dosso una pelle per riscoprirsi reale, per rimescolare tutto e farsi ispirare da ogni cosa.

Ciao Manuel, come stai?
Sono molto stanco ma sto bene, stanco ma felice mettiamola così

Dopo tanti anni cosa ti spinge a metterti ancora in gioco e in qualche modo a nudo?
Il desiderio di non sedersi sugli allori, o non tanto sugli allori, perché tanto alla fine usando gli stessi meccanismi non si provano più le stesse sensazioni, è normale che sia così, anche se va molto bene e se sono molto oliate, quel tipo di emozioni sono difficili da ricreare, invece rimettendosi in gioco, a parte che ci si libera creativamente anche da un certo tipo di schemi e quindi non si fanno sempre le stesse cose, ma poi si provano delle emozioni che uno pensava che fossero ormai dimenticate.

Ho seguito il live, ho sentito una forza dirompente che vuole disarcionare un pò quelli che erano gli schemi prestabiliti a cui eravamo abituati, ho visto un cambiamento
Assolutamente, diciamolo non è successa chissà quale rivoluzione, dal punto di vista del mio approccio musicale però se suono con altri musicisti che hanno una sensibilità diversa già quello fa tantissimo, in più un certo gusto per certi suoni più spinti, se vogliamo, che ultimamente mi sono tornati pesantemente, c’è questo anche se poi ovviamente ci sono tante altre sfumature, però sicuramente un live molto energico e le persone che mi accompagnano sul palco hanno quel tipo di energia

Hai scelto una band speciale, con Bea Antolini, Giacomo Rossetti dei Negrita e i Little Pieces of Marmelade che malgrado il timore referenziale di suonare con te e stare sul quel palco, se la stanno cavando bene
Se la stanno cavando benissimo, perché da questo punto divista mi sento di spezzare una lancia in favore di X Factor perché li hanno fatto un’esperienza della madonna, nel senso che dal punto di vista professionale hanno proprio imparato a lavorare su di un palco complicato e si sono anche abituati ad un certo tipo di pressione e di tensione quindi riescono a superare il fatto di suonare davanti a tanta gente, con una produzione di un certo tipo, in una maniera più efficace rispetto a gente che ha iniziato da poco ma che non ha avuto la stessa esperienza che hanno avuto loro

Live molto percussivo e dinamico, eclettico nei suoi cambi anche di strumento e sonorità
Assolutamente, io ho scelto dei musicisti che potessero suonare più strumenti perché ce li scambiamo durante il concerto, diventa tutto molto divertente e poi hai ragione, c’è una base percussiva che in questo momento mi sta interessando particolarmente come sviluppo a livello sonoro e sul palco abbiamo questi bidoni che usiamo come seconda batteria

Dopo l’ascolto dei due nuovi singoli, mi viene da dire che è stato come un “perdere il controllo con coerenza”, immagino che da quando hai iniziato il tuo percorso solista siano cambiate tante cose e credo che la strada si sia disegnata da sola, probabilmente cambia dopo ogni concerto
Hai detto bene, la strada si disegna un po’ da sola quando ti lasci un po’ andare, quando non devi per forza mettere in piedi un progetto, uno dei pochissimi lati positivi della pandemia è stato questo, il fatto di fare le cose da solo a casa e il fatto di non avere delle scadenze e quindi non pensare di fare qualcosa per uno scopo preciso, questo mi ha ridato una libertà che non avevo forse dai tempi della scuola quando facevo musica tanto per scrivere ed è stato un vantaggio non indifferente a livello di libertà creativa

Sicuramente ci risentiremo in occasione dell’uscita del tuo album, ma in conclusione, mi è capitato sul palco ma anche nel backstage, ho carpito per un secondo un tuo sguardo che non vedevo da tempo, ho visto all’improvviso un’emozione reale, spontanea e lo sguardo di chi si stupisce ancora come se fosse la prima volta
Mi fa piacere (ride!) un po’ credo sia una cosa che esca, che si noti, il fatto che ci sia questo entusiasmo quasi infantile che è legato all’atmosfera che stiamo vivendo suonando insieme con questi musicisti, ma anche dal fatto che io, sto vivendo in ogni caso un’avventura nuova alla mia età che non è scontato per niente anzi, poi uno cerca di difendere il proprio territorio, per usare un eufemismo, per rimarcare poi quello che uno ha fatto, io trovo più vitale, più divertente, più energetico invece affrontare dei territori fra virgolette nuovi perché insomma sempre di rock’n’roll stiamo parlando

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