domenica, 28 Aprile 2024

Tra Heard e Depp non mettere il like

Il processo che negli USA ha offuscato persino le notizie sulla guerra in Ucraina volge al termine. Non sappiamo chi vincerà la causa, ma la giuria del web si è schierata già da tempo. Solo le donne che hanno denunciato una violenza ne usciranno sconfitte, come troppo spesso accade.

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Praticamente tutti sanno che Amber Heard e Johnny Depp stanno combattendo una battaglia legale dopo che il pirata del Kentucky ha fatto causa alla ex moglie per diffamazione. A innescare il detonatore è stato un editoriale pubblicato nel 2018 sul Washington Post in cui Heard, raccontando come la società non si schieri mai dalla parte delle persone sopravvissute a violenza, spiegava di aver subito lei stessa abusi, anche domestici.

Il processo, iniziato lo scorso 11 aprile e che si avvia verso i titoli di coda, è diventato un caso mediatico trasmesso addirittura su Youtube. I social, su cui circolano frame, video e articoli sulla questione, sono diventati una scacchiera sulla quale si fronteggiano il “Team Depp” e il “Team Heard”. Non è ancora stato emesso un verdetto, eppure è ben chiaro che in questa partita l’unico scacco è stato fatto alle persone che hanno subito e denunciato una violenza; ma a muovere le pedine siamo noi.

Chi ha ragione?

Nessuno. Entrambi. Quello a cui stiamo assistendo, bombardati da clip, meme e articoli sulle deposizioni degli ex coniugi, è lo strabordare di una relazione tossica, ormai finita, in cui Heard e Depp hanno interpretato il ruolo sia delle vittime che dei carnefici, l’uno dell’altra e di sé stessi. Una situazione che si può comprendere solo mettendo a fuoco tutti gli attori sulla scena: un uomo può subire violenza ed essere violento; allo stesso modo, essere una survivor non esclude la possibilità di essere anche una persona manesca o manipolatrice.

Eppure, l’autoproclamata giuria di internet non ha perso tempo nell’emettere la sua sentenza di condanna. Già nel 2016, quando Amber Heard aveva chiesto il divorzio sostenendo di aver subito violenze fisiche mentre Johnny Depp era in stato d’ebrezza, i fan dell’attore si erano schierati senza riserve dalla parte del loro beniamino. La situazione è peggiorata quando Hollywood ha sospeso tutti gli impegni cinematografici dell’attore, com’è accaduto, ad esempio, per Animali Fantastici, lo spin-off della saga di Harry Potter in cui Depp (sostituito poi da Mads Mikkelsen) interpretava Gellert Grindelwald. L’uscita di scena forzata del pirata, ha favorito la shitstorm nei confronti dell’ex moglie che, nel frattempo, aveva ottenuto un ruolo in Justice League e Aquaman. 

L’escalation dell’odio

Scene e frame estrapolati dal processo hanno generato un’infinità di meme che circolano sui social, la maggior parte realizzata dai fan di Johnny Depp che, non solo chiedono la fine della campagna di ostracismo hollywoodiano nei confronti dell’attore, ma svergognano e screditano Amber Heard; come se infangare e mettere alla berlina una persona fosse strettamente necessario per restituire dignità all’altra.

Ma a far accapponare la pelle sono i commenti a notizie e post riguardanti la vicenda. Si va dal parere tecnico dell’esperto psicologo laureato presso l’Università degli Studi della Strada, all’analisi prossemica della professoressa con dottorato al campus dell’Università della Vita. Su Facebook, col sadismo che mi contraddistingue, qualche giorno fa ho iniziato a leggere i pareri dei follower di un noto blog che si occupa di cinema e musica in merito a una deposizione di Heard: l’attrice aveva raccontato di essere stata abusata dall’ex marito con una bottiglia e, in coda all’articolo, il suo autore aveva chiesto ai lettori cosa ne pensassero.
E cosa ne pensava C.N. se non che quello fosse semplicemente uno “schottino più doveri coniugali“? Peccato che quello shottino non è affatto un dovere: in Italia, così come in 50 stati a stelle e strisce, si chiama stupro coniugale ed è illegale e punibile con il carcere. Il matrimonio o l’essere legati sentimentalmente a qualcuno, non giustifica la non consensualità di un rapporto sessuale. Il sesso senza consenso è stupro, sempre!

Secondo altri utenti, come D.F., Heard sarebbe una “donna vergognosa che offende la dignità delle donne che soffrono veramente“. Soffrire veramente: ma cosa significa? Esiste uno strumento di misurazione della sofferenza? Un centimetro equivale a “donna vergognosa” e 10 a “poverina”? Commenti simili sono molto pericolosi, perché la naturale deriva è questa:

Screditare una per screditarle tutte

Per quanto ai più possa sembrare incredibile, non sono i racconti di Amber Heard o il verdetto che potrebbe condannarla a compromette la credibilità di tutte (poche) quelle donne che denunciano una violenza sessuale. La miriade di opinioni non richieste dei fan di Johnny Depp, figlia di quella che in gergo viene definita Stand Culture, ha stretto un rapporto di amorosi sensi con una misoginia ben radicata nella società occidentale che continua – con tesi molto precarie – a definirsi progressista.

Il caso Heard-Depp è l’ennesima prova a sostegno di una conclamata pratica, quella del non credere (persino deridere) alle persone che scelgono di denunciare. Specialmente quando gli accusati sono uomini famosi, idealizzati come dei (vedi anche il caso Evan Rachel Wood contro Marilyn Manson), le donne che raccontano di aver subito violenza vengono tacciate di arrivismo. È curioso come tutto questo non accada invece quando di stupro o molestia vengano accusati “comuni mortali”, soprattutto persone appartenenti a minoranze etniche. Se in Italia i lettori inorridiscono davanti alla notizia di un cittadino di origine nord africana che aggredisce una ragazza in pieno giorno (ma non degli alpini accusati di molestie durante la consueta adunata), negli Stati Uniti i bersagli dello sdegno sono sempre afroamericani o latinos (a meno che non abbiano un cospicuo conto in banca). Insomma, tutto il mondo è paese, ma non un paese per donne.

 

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