giovedì, 28 Marzo 2024

2021 per l’ambiente un anno nero: come il carbone

Il 2021 si posiziona tra il quinto e il settimo posto nella classifica degli anni più caldi. Negli ultimi 12 mesi, sulla Terra si sono registrati disastri ambientali e numerosi fenomeni meteorologici estremi: cause e conseguenze di questa crisi senza precedenti.

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Il Pianeta è ormai nel pieno del cambiamento climatico. A Glasgow, in occasione dell’apertura della Conferenza sul Clima Cop26, l’Organizzazione meteorologica mondiale ha pubblicato il suo rapporto annuale. Nonostante il biennio 2019-20 abbia visto un rallentamento economico a causa della pandemia, nel 2020 le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto livelli record. Infatti, sono risultate superiori del 149% rispetto all’era preindustriale. E il 2021, che si appresta a terminare, dovrebbe raggiungere un nuovo record. Le previsioni parlano di +1,09 gradi rispetto al periodo 1850-1900. Inoltre, il 2021 si posiziona tra il quinto e il settimo posto nella classifica degli anni più caldi. Cause e conseguenze di questa crisi senza precedenti sono stati i disastri ambientali e i numerosi fenomeni meteorologici estremi registrati negli ultimi 12 mesi. Vediamo quali.

Nel mese di aprile, circa 550 chilometri quadrati di foresta amazzonica sono stati distrutti. Nel mese di maggio, le carcasse di circa 170 foche del Caspio, della specie minacciata pusa caspica, sono state trovate sulle rive del mar Caspio nella repubblica russa del Daghestan. La strage potrebbe essere dovuta alla crisi climatica. Nello stesso mese, un iceberg di 4.320 metri quadri, chiamato A76, grande quanto il Molise, si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Ronne, spostandosi nel mare di Weddell. Nel mese di giugno, a Colombo, Srilanka, una nave portacontainer ha preso fuoco al largo della città, a causa di una perdita di acido. Poi è affondata. Trasportava sostanze chimiche tossiche e pericolose: acido nitrico, usato per gli esplosivi; resine epossidiche, usate per le vernici, barre di etanolo, piombo, soda caustica, oli lubrificanti, polietilene. Sempre a giugno, il lago Mead, un bacino artificiale in Nevada, ha raggiunto il livello più basso dai tempi della sua costruzione negli anni 30, ossia -43 metri. Si tratta del lago più grande degli Stati Uniti e di una delle riserve idriche più importanti del paese. Infatti, fornisce acqua a 25 milioni di persone in California, Nevada e Arizona.

Quest’estate, in Australia, si è verificato un evento senza precedenti: sono state rilevate innumerevoli ragnatele giganti. La più lunga delle quali, di 1 chilometro circa. I ragni hanno costruito le ragnatele per sollevarsi dal terreno e sfuggire alle alluvioni. In Mauritania, 7 Milioni di pesci sono stati trovati morti lungo le coste. La strage potrebbe essere stata causata dall’aumento delle temperature dell’acqua. A luglio, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo sono stati colti da piogge torrenziali. I fiumi Ahr, Erft e Mosa hanno rotto gli argini invadendo terreni già saturi di acqua. Le alluvioni hanno causato almeno 200 vittime, e danneggiato case, ferrovie, strade e infrastrutture. Questi fenomeni sono sempre più frequenti dal momento che il riscaldamento globale è responsabile dell’aumento dell’intensità delle piogge del 3-19% rispetto all’era pre-industriale.

Il 2021 ha segnato un’estate di fuoco in tutto il mondo. Il pianeta è bruciato dal Mediterraneo alla Siberia, dall’Africa alle Americhe. E in futuro la situazione potrebbe peggiorare ancora. Nel mese di Agosto, Puglia, Sicilia, Calabria e Sardegna sono state vittime di incendi che hanno flagellato il Sud, peggiorati dai venti caldi in un ondata di calore intensa. E L’11 agosto, a Floridia (in Sicilia), sono stati raggiunti i 48.8 gradi. Si è trattato della temperatura più alta mai registrata in Europa. Tra il 2014 e il 2019, circa il 14% dei coralli è scomparso nel mondo, a causa della crisi climatica, dell’inquinamento e della pesca eccessiva.

Gli impegni dei governi non basteranno a contenere il riscaldamento del pianeta entro i limiti accettabili. Nel 2015, i paesi membri dell’accordo di Parigi, si impegnarono a limitare l’aumento della temperatura a due gradi entro la fine del secolo, e addirittura di non superare il 1,5 gradi. Purtroppo, però, gli esperti che hanno esaminato i piani dei 191 paesi firmatari, hanno rilevato che se anche fossero rispettati farebbero aumentare le emissioni del 16% nel 2030. Questo significa che la temperatura dovrebbe aumentare di 2,7 gradi alla fine del secolo.

È chiaro che gli impegni sui tagli alle emissioni stanno andando nella direzione sbagliata. La crisi climatica in corso avrà un impatto devastante sulla vita della terra. Entro il 2050, decine di milioni di persone in più soffriranno la fame, 130 milioni saranno in povertà estrema, centinaia di milioni vivranno in zone a rischio di inondazione, 350 milioni in più avranno problemi di siccità e subiranno ondate di calore. Le conseguenze potrebbero essere lo scioglimento dei ghiacciai di Groenlandia e Antartide occidentale, e la trasformazione di parte della foresta Amazzonica in savana. Che il 2022 sia l’anno per iniziare ad intraprendere un cambiamento negli stili di vita e nei consumi per far fronte a conseguenze irreversibili.

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