giovedì, 25 Aprile 2024

Omicidio Giulio Regeni, oggi inizia il processo: assenti gli imputati

Gli imputati, assenti, sono i quattro ufficiali del servizio segreto civile egiziano, la National security. Tutti accusati di tortura, sequestro e omicidio di Giulio.

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L‘Egitto continua a sottrarsi al processo sull’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni, avvenuto nel 2016, al Cairo. E lo farà anche oggi, giorno in cui inizieranno le udienze, nell’aula bunker del carcere di Rebibbia. Gli imputati, assenti, sono quattro ufficiali del servizio segreto civile egiziano, la National security: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif accusati di tortura, sequestro e omicidio di Giulio. Ma ad essere sotto processo è anche lo Stato Egiziano, che in nessun modo ha fornito collaborazione all’Italia nelle indagini, ma, al contrario, ha cercato più volte di depistarle.

Per questo motivo, ieri, Mario Draghi ha dichiarato che la Presidenza del consiglio si costituirà parte civile nel procedimento accanto alla famiglia Regeni. Un gesto concreto del Governo Italiano, forse l’unico, che in tutti questi anni ha avuto un atteggiamento contraddittorio nei confronti dell’Egitto. Prima con l’immediato richiamo dell’ambasciatore italiano dal Cairo, poi la decisione sbagliata di farlo ritornare e gli interessi mai interrotti con il Paese, guidato da Al Sisi, che in tutti i modi ha cercato di non portare il caso in aula di giustizia. Nei 5 anni trascorsi dall’omicidio, infatti, non ha fatto altro che depistare le indagini con finti testimoni, allo scopo di allontanare l’attenzione sui 4 agenti accusati dell’omicidio. Ancor più grave, la messa in scena di una sparatoria nella quale sono morti 5 innocenti, a casa dei quali, un poliziotto egiziano ha poi portato dei documenti appartenenti a Giulio.

Inoltre, sono state cancellate le immagini di videosorveglianza della metropolitana di Dokki dove Regeni sarebbe stato sequestrato. L’Egitto, inoltre, non ha mai consegnato il traffico delle celle telefoniche, come promesso, per individuare movimenti e spostamenti degli imputati. Una volta concluse le indagini, grazie al duro lavoro della procura di Roma e delle forze di Polizia, l’Egitto ha continuato ad evitare l’inizio del processo. Si è dimostrato scorretto, ingannevole e non ha nemmeno mantenuto la promessa di restituire ai genitori di Giulio i suoi indumenti. Inoltre, gli indirizzi dei quattro imputati non sono mai stati comunicati, di conseguenza, gli atti non sono mai stati notificati. Secondo la Procura, si tratta appunto di una strategia finalizzata ad ostacolare l’inizio del processo.

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