domenica, 28 Aprile 2024

Cop28, presenza record di lobbisti dei combustibili fossili

Nella giornata tematica dedicata a energia, industria e transizione giusta, un report realizzato dall'organizzazione ambientalista Kick Big Polluters Out ha reso noto il numero di lobbisti dei combustibili fossili presenti alla Cop28. Si tratta della cifra record di 2.456 persone presenti, il 400% in più rispetto alla precedente Conferenza.

Da non perdere

Siamo guidati dalla Stella Polare del mantenimento del limite di 1,5º C. Ma abbiamo anche dato accesso alla Conferenza a 2.456 lobbisti dei combustibili fossili“. Poche parole pronunciate dall’attivista ugandese Vanessa Nakate, che illustrano il paradosso a cui si sta assistendo nei lavori della Cop28.

Il report di Kick Big Polluters Out

Il numero di 2.456 lobbisti è emerso da un report realizzato dall’organizzazione ambientalista Kick Big Polluters Out (che letteralmente si traduce in “Buttiamo fuori i grandi inquinatori”). Una presenza senza precedenti. Un aumento del 400%. Numeri circa 4 volte superiori rispetto alle 636 presenze della scorsa edizione, che avevano a suo tempo già fatto discutere. E che erano a loro volta maggiori rispetto alla Cop26 di Glasgow, in cui si contavano 503 lobbisti presenti. Come spiegato nel report, il numero quest’anno è maggiore di qualsiasi altra delegazione nazionale. Ad eccezione solamente di quella del Paese ospitante, con 4.409 persone, e di quella brasiliana, composta da 3.081 delegati. Numero che viene però giustificato dalla probabile attribuzione al Brasile dell’edizione 30 della Conferenza delle parti. Anche l’Italia rientra tra le nazioni arrivate a Dubai con lobbisti dei combustili fossili: il nostro Paese ha infatti previsto la partecipazione di un gruppo di rappresentanti dell’ENI.

Una presenza che mina la credibilità della stessa Conferenza, come già successo sia lo scorso gennaio, quando era stata resa nota l’attribuzione della presidenza Cop28 ad Ahmed Al-Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera statale, ADNOC. E come successo anche alcuni giorni prima dell’inaugurazione ufficiale, quando documenti pubblicati dal Guardian avevano fatto trapelare la volontà della presidenza della Cop28 di sfruttare la conferenza per stringere nuovi accordi globali per gas e petrolio. Conflitti di interesse che possono avere conseguenze sui negoziati e sulla portata dei risultati raggiungibili. Come afferma Alexia Leclercq, una delle fondatrici del programma Start:Empowerment: “Pensate veramente che Shell o Chevron o ExxonMobil mandino lobbisti ad assistere passivamente ai negoziati? A proporre soluzioni climatiche a beneficio delle comunità di cui stanno inquinando aria e acqua? A mettere le persone e il pianeta al di sopra dei loro profitti e dei loro dollari? La presenza velenosa dei grandi inquinatori ci ha fatto impantanare per anni, impedendoci di avanzare nel percorso necessario per mantenere i combustibili fossili sotto terra. Sono la ragione per cui la Cop28 è avvolta da una nebbia di negazionismo climatico, non realtà climatica“. 

Una presidenza bis?

Paradossalmente, la situazione potrebbe ripetersi anche nella prossima edizione della Conferenza delle parti. Simon Evans, giornalista di Carbon Brief, ha infatti pubblicato un post in cui profila la possibilità di una seconda presidenza di Al-Jaber per il prossimo anno. Non tanto per motivi di merito, quanto piuttosto per motivi tecnici. La Cop28 deve infatti scegliere il Paese ospitante e la presidenza della Cop29. Nel 2024 è previsto che una delle nazioni europee ospiti la Conferenza delle Parti. Ma la Federazione Russa sta imponendo il veto sui 27 Paesi dell’Unione Europea, mentre Armenia e Azerbaijan si stanno applicando il veto a vicenda.

Restano quindi papabili per la candidatura solo 7 piccoli Stati, nei quali però organizzare una Cop sarebbe molto costoso: Albania, Repubblica di Moldavia, Georgia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord. Nelle procedure delle Nazioni Unite si prevede che, nel caso in cui non sia scelto un Paese, la città designata sia scelta automaticamente Bonn, in Germania. E se non emergerà un nome per la presidenza, l’attuale Presidente Al–Jaber manterrà il ruolo anche per il 2024.

La giornata tematica

Nella giornata di ieri, martedì 5 dicembre, dedicata a energia, industria e transizione giusta, sono state pubblicate le bozze più recenti del primo Global Stocktake. Letteralmente l’espressione si traduce in ”Bilancio globale“. Bilancio dei progressi compiuti nelle azioni contro la crisi climatica. Si tratta di un processo istituito dall’articolo 14 dell’Accordo di Parigi e deve svolgersi ogni 5 anni. Una specie di fotografia dunque dei progressi compiuti, la cui osservazione permette di fare le correzioni di rotta necessarie ai singoli Paesi per rispettare gli impegni presi.

Sulla base delle indicazioni fornite dal bilancio, i diversi Paesi dovranno infatti aggiornare i propri impegni presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, sui temi di mitigazione, adattamento e mezzi di attuazione. Ne consegue dunque che il contenuto che emergerà da questa Cop determinerà il livello di ambizioni future e che di conseguenza, arrivare a un testo condiviso da tutte le parti, implicherà un grosso lavoro di mediazione. Le parti essenziali del Global Stocktake sono state pubblicate e non hanno riservato grosse sorprese. Il mondo non risulta sul percorso giusto per rispettare gli obiettivi di Parigi e serve quindi una azione drastica urgente per tagliare le emissioni, secondo le prescrizioni scientifiche.

Manca tuttavia la definizione del ”come“. In questo senso un punto chiave sta anche nel linguaggio da impiegare, che determina un diverso livello di impegno e azioni. L’ambivalenza cruciale è tra l’eliminazione, ”phase out“, dei combustibili fossili e la riduzione, ”phase down“. Due espressioni che portano come bagaglio due diversi modi di agire contro il cambiamento climatico. In base a quanto dichiarato in questi giorni di Cop, si può vedere la prima incarnata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, e la seconda dal Presidente della Conferenza stessa, Al–Jaber. Non dovremo aspettare molto per avere il responso su quella che prevarrà.

Ultime notizie