giovedì, 2 Maggio 2024

Tregua a Gaza, uno spiraglio di speranza tra le rovine

Le strade, soprattutto al sud dell'enclave palestinese, sono piene di gente che esce per vedere cosa è rimasto delle proprie case, soprattutto i profughi palestinesi che si sono trasferiti al sud attraverso i corridoi creati dall'esercito israeliano.

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Il primo giorno di tregua nella Striscia di Gaza ha portato un risveglio senza il frastuono dei bombardamenti e delle operazioni israeliane. La popolazione, a lungo afflitta da 49 giorni di guerra, ha accolto il cessate il fuoco con un misto di sollievo e speranza. Il cooperante palestinese Sami Abu Omar da Khan Younis ha condiviso il suo racconto con Adnkronos, descrivendo una giornata in cui la gente è uscita per le strade, godendosi una pausa dai continui pericoli.

Le strade, soprattutto al sud dell’enclave palestinese, sono piene di gente che esce per vedere cosa è rimasto delle proprie case, soprattutto i profughi palestinesi che si sono trasferiti al sud attraverso i corridoi creati dall’esercito israeliano. Tuttavia, al nord, dove sono presenti numerosi posti di blocco israeliani, i movimenti sono ancora limitati.

Il figlio di 12 anni di Abu Omar canta, e nelle sue parole traspare il sollievo dopo giorni di guerra incessante. “Questo è il primo giorno in cui non sentiamo più il rumore dei cacciabombardieri, non sentiamo più i droni nel cielo, tutto è tranquillo,” afferma Abu Omar. La speranza è che questi quattro giorni di tregua permettano l’arrivo di più aiuti umanitari, poiché i negozi sono ormai svuotati e la popolazione è in grande necessità.

Nonostante la gioia diffusa, Abu Omar sottolinea che ci sono ancora sfide da affrontare. Checkpoint israeliani all’interno di Gaza City e al nord continuano a controllare i movimenti, limitando la libertà di movimento della popolazione. Molti hanno perso le proprie case e, in alcuni casi, i propri figli. Tuttavia, per gli sfollati che si spostano verso il nord, c’è la speranza di trovare qualcosa di rimasto della loro vita prima della guerra, anche solo una bombola di gas per cucinare.

In mezzo a questa tregua, gli oliveti sono diventati un simbolo di resistenza. La stagione della raccolta delle olive è stata sospesa a causa dei bombardamenti, ma in questi quattro giorni di pausa, i palestinesi di Gaza cercheranno di raccogliere qualche oliva, sperando di preservare almeno un po’ della loro tradizione e cultura in mezzo alle rovine della guerra.

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