venerdì, 29 Marzo 2024

Bergamo, chiusa l’inchiesta Covid: tra gli indagati anche Conte e Speranza

L'inchiesta per epidemia colposa è stata chiusa dalla Procura Bergamasca. Tra i 19 indagati ci sono anche Speranza e altri ministri

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Dopo tre anni dallo scoppio della pandemia Covid, che tra febbraio e aprile 2020 ha colpito Bergamo con oltre 6 mila morte, la Procura Bergamasca ha chiuso l’inchiesta per epidemia colposa. Gli indagati sono in tutto 19, tra cui ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute, Roberta Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera.

Gli altri invece sono il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell’allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e tra i tecnici del ministero della salute l’ex dirigente Francesco Maraglino. Gli avvisi di conclusione dell’indagine saranno notificati giovedì. Riguardo invece a Conte e Speranza gli atti dovranno essere trasmessi al Tribunale dei Ministri.

L’inizio dell’inchiesta

L’inchiesta sul Covid nella Bergamasca è stata avviata dalla Procura nell’aprile 2020 in seguito alle presunte anomalie nella gestione dei pazienti all’ospedale di Alzano Lombardo e per accertare se la mancata istituzione della zona rossa sia stato uno dei fattori che ha contribuito alla diffusione del virus. È stata coordinata dal procuratore aggiunto Cristina Rota, affiancata dai pm, Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la supervisione del Procuratore Antonio Chiappani.

Le indagini sono state portate avanti dai dati delle vittime che si moltiplicavano ogni giorno. L’inchiesta contava già alcuni indagati come i vertici dell’Ats di Bergamo e dirigenti dell’assessorato regionale alla sanità. Tra cui l’ex dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente Aida Andreassi, Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo dg e il secondo ormai ex direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est, questi ultimi due indagati anche per falso.

Durante un’attività investigativa sono emersi documenti, e-mail e chat estrapolate dai cellulari. Tale attività ha permesso di ricostruire i fatti a partire dal 5 gennaio 2020, quando l’Oms aveva lanciato l’allarme globale a tutti i paesi. Nelle indagini sono altri due aspetti: la mancata istituzione di una zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo e la scoperta di un piano pandemico fermo al 2006, mai aggiornato e nemmeno applicato malgrado le raccomandazione dell’Oms.

Una consulenza che ha fatto salire l’inchiesta

L’inchiesta è salita di livello dopo le audizioni a Roma dell’ex premier Giuseppe Conte, dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, dei tecnici del ministero e del Cts e dell’ex ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Ad allargare l’indagine a Conte, Speranza, a Fontana, all’ex assessore Gallera e ai molti tecnici, è stata la maxi-consulenza di Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova. La consulenza ha confermato, attraverso dei dati, che le omissioni su cui la Procura stava lavorando hanno accelerato la diffusione del virus che, quando fu diagnosticato il caso del Paziente 1, già circolava e aveva infettato un centinaio di persone nella Bergamasca. Riguardo alle omissioni, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno.

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