venerdì, 19 Aprile 2024

“Faceva guerra contro Dio”, 23enne giustiziato per le proteste: la mano del boia in Iran non si ferma

Per Majidreza l'accusa è quella di aver ucciso due Basiji, agenti militari delle forze dell'ayatollah, Ruhollah Khomeini. Secondo alcuni attivisti per i diritti umani, Majifreza sarebbe stato duramente picchiato e torturato durante la sua detenzione.

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Giustiziato all’alba di oggi, 12 dicembre, perché faceva la “guerra contro Dio“; è successo in Iran, a Majidreza Rahnavard, 23enne ragazzo manifestante a Mashhad, nella regione del Khorasan. Per lui l’accusa è quella di aver ucciso due Basiji, agenti militari delle forze dell’ayatollah, Ruhollah Khomeini. Secondo attivisti per diritti umani, Majifreza sarebbe stato duramente picchiato e torturato durante la sua detenzione in carcere.

La colpa di “muharebeh”

Rahnavard avrebbe accoltellato a morte due agenti delle forze militari dell’ayatollah ed averne ferito altri 4 a Mashhad il 17 novembre scorso, durante una rivolta. Le proteste erano scoppiate a settembre in seguito alla morte di Mahsa Amini, la ragazza accusata di aver indossato impropriamente l’hijab. Per il ragazzo è scattata l’accusa di “muharebeh“, ovvero “guerra contro Dio”. Si tratta del secondo manifestante giustiziato dopo Mohsen Shekari, impiccato giovedì scorso.

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