venerdì, 29 Marzo 2024

“Non coi soldi nostri”: l’Europa si lava la coscienza e la dignità dell’uomo finisce al muro

Il muro tra Messico e Stati Uniti, quello tra Bulgaria e Turchia, la Linea verde di Cipro, il muro della vergogna tra Israele e Palestina, le barriere di separazione tra Marocco, Ceuta e Melilla e tutte le altre forme di “protezione” non impediscono la fuga a migliaia di disperati. Ma certi Stati non lo capiscono.

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L’Europa perde. Perde ancora e vincono le crisi umanitarie, politiche, economiche. Vince la guerra civile e l’estremismo in Somalia, la dittatura, il fanatismo e gli squadroni della morte in Gambia. Vince la guerra nel Sudan, i ribelli nella Repubblica Centrafricana, lo stupro, i massacri. Vincono i carnefici delle carceri libiche. La povertà in Mali, la crisi alimentare e climatica, il terrorismo islamico in Pakistan, in Siria. Vincono i talebani in Afghanistan. E l’Europa continua a perdere. Perde sempre, ogni volta che decide di chiudere le porte a chi fugge da tutto questo. Ogni volta che nega il diritto ad una vita migliore. Perde quando alla richiesta di finanziamenti da parte di 12 Paesi dell’Unione per costruire muri di recinzione contro i migranti la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson risponde: «Okay, ma non con i fondi dell’Unione». E così abbiamo tutti la coscienza a posto.

L’8 ottobre, Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca hanno scritto una lettera indirizzata alla Commissione Europea e alla presidenza di turno del Consiglio Ue per chiedere “nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi e capacità di accoglienza esaurite, che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione quando necessario. Una soluzione pensata sì per difendere i confini, ma anche come salvaguardia per «il sistema comune di asilo riducendo i fattori di attrazione”. Non sarà un muro a diminuire “i fattori di attrazione”. Il muro di Tijuana al confine tra Messico e Stati Uniti, quello tra Bulgaria e Turchia, la Linea verde di Cipro, il muro della vergogna tra Israele e Palestina, le barriere di separazione tra Marocco, Ceuta e Melilla e tutte le altre forme di “protezione” o “confinamento”, a seconda da dove le si guarda, non sono riuscite e non riusciranno mai ad impedire a migliaia di disperati di fuggire da una situazione poco meno peggiore di una morte certa. Perché nessuno lascia casa se ci sta bene.

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