sabato, 20 Aprile 2024

Prostituzione e schiavitù, donne costrette a vendersi durante la pandemia

Le ragazze erano state private dei loro documenti ed erano costrette a prostituirsi anche nei periodi di lockdown a causa della pandemia.

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La Polizia di Catania ha sgominato l’ennesimo giro che favoriva la prostituzione e la schiavitù delle donne. Le vittime sono donne bulgare, pagate a circa 6mila euro ciascuna, costrette a prostituirsi per strada anche nel periodo di piena pandemia. Il giro di prostituzione è stato sgominato dalla Squadra Mobile di Catania che ha arrestato otto persone e notificato un obbligo di dimora. Il destinatario di quest’ultimo al momento risulta irreperibile.

Tra le persone coinvolte ci sono quattro bulgari, che sono stati condotti in carcere e quattro italiani ai domiciliari. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono tratta di persone, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, aggravati dalla transnazionalità. L’operazione “Bokuk”, denominata così per come venivano chiamate le vittime dai loro aguzzini, è iniziata nel 2020 dopo la denuncia di due donne bulgare verso una straniera che pretendeva da loro il pagamento di una “tassa” per potersi prostituire nei pressi della stazione di Catania.

Le operazione svolte dalla Polizia e dalla Dda di Catania hanno permesso di accertare che le vittime di questo giro vivevano in alloggi fatiscenti, in pessime condizioni igieniche. Le ragazze bulgare erano state private anche dei loro documenti ed erano sfamate con lo stretto necessario, solo patate. Il giro di prostituzione garantiva un introito di circa 1.400 euro a settimana. Nel corso dell’operazione la Polizia ha sequestrato materiale informatico, telefonini e denaro.

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