sabato, 20 Aprile 2024

Scappa con la figlia a Tel Aviv senza autorizzazione del padre, la Cassazione: “Non è sottrazione di minore”

Il caso fa pensare alla storia di Eitan, il bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e riportato dal nonno materno in Israele, che ha portato all’indagine per sequestro di persona.

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La Cassazione ha accolto il ricorso di una donna con doppia cittadinanza israeliana e francese, madre di una bimba con cui la stessa si è trasferita a Tel Aviv, senza autorizzazione del padre. Secondo i Giudici aver portato la figlia in un altro Stato non deve essere considerata sottrazione internazionale di minore, ma semplice controversia sull’affidamento. Durante la prima disputa avvenuta nel 2017, il Tribunale capitolino stabiliva che la minore fosse affidata a entrambi i genitori e ne disponeva il rientro a Roma, città dove la piccola aveva abitato durante i primi anni di vita. Dello stesso parere anche la Corte di Appello, che disponeva il mantenimento della residenza nella Capitale.

La Corte all’epoca non metteva in discussione la genitorialità dell’uomo, riconoscendo anzi “pieno coinvolgimento nella vita della figlia” in termini affettivi ed economici. Diverso il parere sul comportamento della madre ritenuto “censurabile, a fronte di un progetto di vita per sé e la figlia, anziché ricorrere all’autorità giudiziaria per ottenere l’autorizzazione a trasferirsi con la minore in altro paese spiegando le ragioni legate all’interesse della minore, decideva di allontanarsi insieme alla bambina, trasferendosi in Israele e così sottraendo la minore al suo contesto di vita e al padre”. Secondo le sentenza iniziale, la madre infatti “si è ‘fatta giustizia da sola’ non ottemperando al provvedimento che disponeva il divieto di espatrio” ed è “convinta che per cancellare ad una figlia il padre sia sufficiente trasferirla nottetempo in un altro Stato costruendole una diversa identità familiare”.

Nella recente sentenza invece, per la Suprema Corte, i giudici di secondo grado avrebbero dovuto decidere nell’interesse della minore, mentre “le considerazioni espresse nel decreto non riescono ad occultare la sussistenza di un giudizio morale” nei confronti della donna, dato che sotto i riflettori era stata messa la questione della bambina nata fuori dal matrimonio e di un possibile escamotage messo in atto dalla madre per sottrarsi al divieto di espatrio non motivato da “un vero progetto di vita tale da coinvolgere armonicamente la minore”. I giudizi di Piazza Cavour, citando tre diverse sentenze della Cassazione, hanno quindi stabilito che si tratta di un caso non di sottrazione internazionale di minore, come indicava il Tribunale e l’appello, ma di “controversia concernente l’individuazione del miglior collocatario, individuazione da effettuarsi nell’interesse esclusivo, della minore, anche a costo che ciò ‘incida negativamente sulla quotidianità dei rapporti con il genitore non collocatario”.

La bambina ha quindi il diritto di restare all’estero se è nel suo interesse a costo di penalizzare il genitore non collocatario, come afferma il legale della madre, Renzo Maria Pietrolucci: “La decisione della Cassazione è corretta, la sentenza tanto del tribunale quanto della corte d’Appello erano dettate più dall’intento punitivo nei confronti della madre, ritenuta colpevole di aver agito non chiedendo il permesso al padre, che dal vero scopo per cui si fanno questi giudizi, cioè l’interesse preminente del minore”. Il caso ricorda la storia di Eitan, il bambino sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e riportato dal nonno materno in Israele, questione che mesi fa ha fatto aprire un’indagine per sequestro di persona.

 

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