venerdì, 29 Marzo 2024

Al supermercato con il bimbo morto, gravi indizi sulla madre: si indaga per il movente

Decreto di fermo con l'accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti della 44enne ungherese. Il movente è ancora al vaglio degli inquirenti.

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Nella notte, il pm di turno Manuela Comodi ha emesso un decreto di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti della 44enne ungherese che nella giornata di ieri avrebbe ucciso il figlio Alex, di appena due anni, nei pressi di un supermercato a Pò Bandino, una frazione di Città della Pieve. Davanti ai molteplici elementi emersi durante l’indagine, come gli indumenti insanguinati del bambino trovati nel terreno di un casolare vicino al supermercato, le testimonianze e le telecamere di sorveglianza, lo stato di fermo è stato reputato più che necessario.

“La misura si è resa necessaria visti i numerosi e significativi elementi emersi nelle immediate investigazioni avviate a seguito dei fatti. La mole degli indizi raccolti propende per una presunta responsabilità della madre, la quale sarebbe l’unica ad aver trascorso le ore antecedenti all’evento delittuoso con il piccolo”. Questo si legge in una nota della Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone.

Il comandante della Compagnia Carabinieri di Citta della Pieve ha spiegato i motivi del fermo nei confronti della donna, a seguito delle attività investigative che sono ancora in corso. “Gli elementi emersi a carico della donna, e raccolti nelle prime fasi investigative, hanno permesso di ricostruire i suoi spostamenti nelle ore precedenti al delitto. Tutto ciò è stato possibile sia tramite l’acquisizione dei filmati di sorveglianza, sia tramite testimonianze di coloro che erano presenti sul posto. I gravi indizi nei confronti della donna sono anche emersi durante l’attività di sopralluogo svolta nei pressi del supermercato dove, all’interno di un terreno agricolo, sono stati ritrovati un passeggino sporco di sangue, che adesso è in fase di analisi per verificarne la compatibilità con il sangue del bambino e alcuni oggetti di proprietà della madre”.

“Tra questi – ha aggiunto – una maglietta è stata l’elemento cardine poiché intrisa di sangue e lacerata verosimilmente dalle coltellate, indossata dal bimbo nel momento del delitto. Un altro elemento è stata la fotografia trasmessa dalla donna al padre del bambino che si trova adesso in Ungheria, un’immagine reputata dal genitore molto preoccupante e che ha permesso la collaborazione tra autorità ungheresi e italiane. La donna durante l’interrogatorio ha rilasciato delle dichiarazioni contraddittorie e confusionarie, tali da corroborare l’ipotesi investigativa ed emettere il decreto di fermo. Per quanto riguarda il movente – ha concluso il Comandante – è al vaglio dell’autorità giudiziaria “.

 

 

 

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