venerdì, 26 Aprile 2024

Italia, 28 giugno: sorridi, non hai più la mascherina

Manca la libertà di poter distinguere un sorriso falso da uno genuino. Attraverso le espressioni del volto riusciamo a capire gli stati d'animo. Cosa ci ha tolto la mascherina.

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“Sei strana. È ciò che mi viene detto la maggior parte delle volte quando tolgo la mascherina. Ho iniziato da poco a lavorare, soli 6 mesi, e per molte colleghe io ho ancora un aspetto difficile da immaginare”, Nicole, 24 anni, educatrice in una cooperativa.

Pensare a cosa si nasconde dietro la mascherina, ipotizzare il volto di una persona e tutte le emozioni che restano celate, è stata la cosa forse più traumatica che abbiamo vissuto in questo periodo.

Tutti abbiamo voglia di respirare aria di libertà. Tutti siamo stanchi di indossare la mascherina e il caldo torrido inizia a infastidirci e spazientirci, soprattutto quando ci troviamo all’area aperta.

Il Ministro della salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui abolisce l’uso delle mascherine all’aria aperta in zona bianca, dal 28 giugno. Manca poco per tornare a respirare a pieni polmoni.

L’emozione, il sorriso, la mimica facciale, sono fondamentali nei rapporti interpersonali. I lineamenti sono la prima cosa che ricordiamo quando associamo un nome ad una persona. Le prime reazioni che tutti noi abbiamo avuto, nel vedere qualcuno per la prima volta, con mascherina e successivamente senza, sono state di stupore. La voglia di eliminare la mascherina, la voglia di potersi avvicinare ad una persona e salutarla con un bacio, la voglia di guardare il sorriso della gente il giorno del compleanno, è qualcosa che non si riesce ad esprimere a parole. Riconoscere le emozioni solo attraverso la luce degli occhi, può essere complicato, ma non impossibile.

Michele, 25 anni, tirocinante di infermieristica: “Nel periodo più difficile e duro del Covid, vedere gli sguardi dei pazienti, mi ha fatto comprendere come anche solo attraverso i loro occhi gioia e paura, possono essere evidenti quando si lotta contro qualcosa di estremamente pericoloso”.

Forse i più piccoli sono stati maggiormente penalizzati da questa situazione, in quanto per i bambini è fondamentale l’approccio visivo con i coetanei.

Giacomo, 25 anni, animatore in un campo estivo: “Durante attività ludiche come la corsa, per i bambini l’uso della mascherina è abolito. Avverto come tutti si sentono più liberi, e nei loro occhi trapela la voglia di tornare ad una vita di libertà e spensieratezza. I bambini hanno bisogno di emozioni e fin dalla nascita bisogna regalargliele. Solo così potranno crescere felici”.

Laura, 24 anni, educatrice domiciliare: “Molti ragazzi con disabilità del linguaggio hanno riscontrato diversi impedimenti nell’esprimersi e nel leggere il labiale di noi operatori”.

“Guardare questi ragazzi in estrema difficoltà e notare la situazione di disagio nei loro occhi, comprendere come è stato devastante l’utilizzo della mascherina per tutti i ragazzi disabili e con gravi problemi, mi fa capire come il mio approccio educativo sarebbe più semplice all’area aperta senza utilizzare il dispositivo”, aggiunge Laura.

Le relazioni nate attraverso i social network durante questo periodo sono tante. Le difficoltà riscontrate nella conoscenza tra pari a causa delle limitazioni sono state evidenti. Una coppia di giovani fidanzati, ha dovuto celare alcuni sentimenti, ha dovuto attendere un po’ di tempo per il primo bacio. Marina, 21 anni: “Ho conosciuto il mio ragazzo tramite social mentre ero isolata nella mia stanza, poiché positiva al Covid. Al nostro primo incontro ci sembrava tutto davvero particolare. Iniziare a conoscersi con la mascherina è stato strano e inusuale. Eravamo distanti, parlavamo, ma senza poter guardare ed esaminare ogni centimetro della nostra faccia. Dovevamo capirci con uno sguardo e immaginare tutte le espressioni nascoste dietro la mascherina, ma questo non bastava. La voglia di vedersi senza era tanta, di scoprirsi e osservare ogni parte del nostro aspetto. Avevamo voglia di avvicinarci, accarezzarci e baciarci e l’essere distanti, ci faceva star male”.

Abbiamo voglia di tornare a vivere le nostre emozioni senza censure. Abbiamo voglia di sognare un amore, fatto di leggerezza, libertà, gioia e sorrisi.

C’è chi ha indossato negli ambienti di lavoro doppia mascherina e visiera. Antonio, 28 anni, collaboratore scolastico: “Oggi per me è iniziata un’avversione contro la mascherina. Indossavo sempre la protezione, avevo tanta paura di contagiarmi, ma nulla mi faceva pensare che ad oggi avrei avuto un rifiuto per i vari dispositivi che utilizzavo”.

Anna, 47 anni, titolare di un negozio di alimentari: “Noi abbiamo sin dall’inizio vissuto dei disagi. Da marzo 2020, abbiamo sempre lavorato, e il maggior scoglio da superare è stato quello di riuscire a trovare le mascherine, fino a dover utilizzarle ogni giorno, per tutto il giorno”.

Anna prosegue: “Per me è stato complicato riconoscere gli altri, i clienti più affezionati, e vedere i loro sguardi persi. È stato difficile non comprendere quello che il cliente mi chiedeva e pur di non sembrare scortese, molto spesso annuivo.”

In ogni ambiente di lavoro ci sono state delle preoccupazioni. La voce di Tommaso, fabbro da 35 anni: “Alcuni clienti ci facevano indossare pattine o buste alle scarpe, non ci facevano toccare il passamano. Tutto quello che veniva sfiorato era igienizzato immediatamente. La mascherina era presente sui visi di tutti e nei loro sguardi si intravedeva un certo timore e la paura del contagio”, aggiunge, “Dopo un anno di pandemia, alcuni clienti sono stanchi di tutta questa situazione e non la indossano più in casa, mentre altri sono ancora impauriti”.

Tiziana, 43 anni, architetto: “Per quanto riguarda il mio lavoro, l’uso della mascherina, mi ha dato un senso di sicurezza soprattutto durante periodi difficili come la seconda ondata, anche se quando ho conosciuto alcuni clienti per la prima volta, è stato strano dover osservare solo il loro sguardo. Ad oggi, mi sento protetta grazie al vaccino, ma nonostante tutto la mascherina sarà sempre al mio fianco, come un’amica fidata”.

Domenico, 55 anni, fisioterapista: ” Lavorare con i guanti, con la mascherina, dover eseguire i trattamenti ai miei pazienti, in queste condizioni, è estremamente problematico e ostico. Amo creare con il mio paziente un rapporto confidenziale e di fiducia. Voglio vederli sorridere alle mie battute, voglio scherzare con loro e notare ogni minima sfumatura delle emozioni. Indossare obbligatoriamente la mascherina, inizia ad essere pesante”.

Si ha voglia di tornare a parlare con il corpo, o meglio con il volto. Il volto può dare forza e incisività al linguaggio verbale. Quando siamo di fronte a una persona, la mimica facciale, fa capire al nostro interlocutore se siamo interessati o meno. Il sorriso è la cosa più importante del nostro corpo e rappresenta una parte del comportamento espressivo che può riguardare aspetti sociali e comunicativi. Dietro le espressioni paraverbali, si può nascondere un mondo, che con la mascherina abbiamo dimenticato.

“La bocca svela, più di ogni altra parte del corpo, i nostri sentimenti. Parla anche quando sta zitta. Esprime l’amarezza, il dolore, la gioia, la sorpresa, la delusione, la noia, il disprezzo, l’ammirazione, il broncio, il turbamento, la malizia, in ogni loro possibile sfumatura”, Massimo Fini.

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