venerdì, 26 Aprile 2024

Covid, Speranza ha firmato: dal 28 giugno niente più mascherina all’aperto in zona bianca

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l'ordinanza. La mascherina non sarà più obbligatoria all'aperto, ma bisognerà portarla sempre con sé e usarla quando la distanza non può essere rispettata o in caso di assembramenti

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Via le mascherine all’aperto dal 28 giugno. La notizia ufficiale è arrivata ieri sera dopo che il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza. La mascherina non sarà più obbligatoria all’aperto, ma bisognerà portarla sempre con sé e usarla quando la distanza non può essere rispettata o in caso di assembramenti.

“Resta un punto fondamentale della nostra strategia”, ha sottolineato Speranza, “è vero che i nostri numeri sono migliori rispetto ad un mese fa ma non dobbiamo considerare chiusa la partita”. Bisogna andare “Avanti con prudenza. La mascherina è e resta fondamentale”. 

“Ci siamo sempre fatti guidare dagli scienziati, secondo una linea di grande prudenza. I numeri del contagio ci stanno dando ragione. Dobbiamo continuare con prudenza e gradualità. Non userei la parola ‘abbandonare’, la mascherina resta uno strumento fondamentale”.

I bollettini sui contagi Covid, infatti, sono di giorno in giorno sempre più confortanti. I numeri dei nuovi casi e dei decessi sono in continua discesa.

“In questo contesto in cui, negli ultimi 3 giorni, abbiamo avuto meno di 1000 casi ogni giorno, possiamo permetterci qualche libertà in più, abbiamo fatto un lungo percorso di gradualità e di prudenza. Dobbiamo continuare su questa strada, i numeri dicono che è giusta”, aggiunge.

Nonostante un po’ di libertà in più, non bisogna abbassare la guardia. Soprattutto rispetto alla variante Delta. Il ministro ha riferito che “Solo l’1% dei casi covid è di variante Delta: ci aspettiamo che questo dato salga”.

Emblematico il caso della Gran Bretagna. Il Paese, infatti, dopo un’assidua campagna di vaccinazione aveva visto un netto calo dei contagi e si prospettava, quindi, un graduale ritorno alla normalità.

Adesso, però, è alle prese con una nuova ondata di contagi, nella maggior parte dei casi di variante delta. Al punto tale che la finale di Euro 2020, che si dovrebbe disputare proprio a Londra, è in bilico.

“Penso che la variante Delta vada seguita con la massima attenzione. Nell’ultima verifica che abbiamo fatto, solo l’1% dei casi di variante Delta: ci aspettiamo che questo dato salga, perché è una variante più capace di contagiare e di diffondersi. E’ vero che i nostri numeri migliorano, ma non dobbiamo illuderci di aver vinto la partita. Dobbiamo continuare questo percorso con i piedi ben piantati a terra”, ribadisce Speranza.

Per toglierle anche al chiuso, invece, si dovrà aspettare il raggiungimento dell’immunità di gregge. Immunità che secondo il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, potrebbe essere raggiunta entro fine settembre.

Il parere degli esperti

Le affermazioni di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute per l’emergenza coronavirus e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma, non sono molto rassicuranti.

“La variante Delta o indiana diventerà mano mano più dominante. E sarà quasi totalizzante in autunno”. Le sue dichiarazioni si basano sull’analisi che “oggi verrà presentata al Parlamento olandese” e che, dice, “secondo me può verificarsi anche in Italia” per cui “bisognerà stare molto attenti”.

“La variante indiana preoccupa” – continua Ricciardi – “perché è infettiva e contagiosa il 50% più di quella britannica che già era contagiosa. Per cui noi avremo una variante contagiosissima, dovremmo più che mai accelerare la copertura vaccinale e continuare a stare attenti. In autunno penso che potrebbe essere dominante in tutta Europa. Gli olandesi prevedono che ad ottobre rappresenterà il 100% dei contagi nel loro Paese. Se non stiamo attenti presumo che sarà così anche da noi. Ma dobbiamo cercare di evitarlo”.

Secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino, “Sullo stop all’obbligo delle mascherine all’aperto e sul non fare terrorismo sulle varianti, vedo che molti colleghi sono diventati ‘bassettiani’. Bene, mi piace perché vuol dire che era quello più corretto”.

Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’università degli Studi di Milano “Non c’è una scientificità rispetto a quando far scattare” l’addio all’obbligo di indossare le mascherine all’aperto. “Complessivamente non è male che si sia arrivati a questo”, a una data – il 28 giugno – che segna un nuovo corso.

“Vediamolo come uno step, un passaggio in cui bisogna essere ancora un po’ prudenti e non considerarlo un liberi tutti”. Anche per lui, quindi, la mascherina non va considerata come una battaglia di libertà: “Qui c’è un problema di sanità pubblica e di esigenza di un’attenzione perché la libertà di ognuno finisce dove inizia quella dell’altro”.

Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi ha detto “di non capire la fretta di togliere l’obbligo di mascherina, visto che ci siamo sempre mossi sulla linea dell’estrema cautela”.

“Ma ho anche detto che toglierla all’aperto, da un punto di vista del rischio attuale si può fare. Le persone stanno già abbassando questa protezione in certe circostanze, per esempio al mare, e si può pensare di aprire questa nuova fase con cautela. Sarei più cauto a pensare di allentare l’obbligo al chiuso”.

“Abbiamo vaccinato già 40 milioni di persone con almeno una dose e quasi 20 con doppia dose e i raggi solari ammazzano il virus all’aperto in estate. Quindi sì, è fattibile togliere le mascherine quando si sta in contesti aperti”, ammette. E conclude “che non si viva proprio come un liberi tutti, togliamo queste protezioni e torniamo a guardarci in viso, che è piacevole. Ma non altrettanto, a mio avviso, sono maturi i tempi per farlo in luoghi chiusi”.

 

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