mercoledì, 24 Aprile 2024

Covid, gli italiani bocciano la comunicazione: confusione e paura

Allarmante la fotografia che il Censis fa del sistema Comunicazione ai tempi della pandemia: sottoposto allo “stress test” da Covid non ha retto il peso delle proprie responsabilità.

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“Siamo immersi nelle notizie, le produciamo, le condividiamo, le commentiamo. Il più delle volte non ci domandiamo neppure da dove vengono, né se sono attendibili”.
È allarmante la fotografia che il Censis fa del sistema Comunicazione ai tempi della pandemia: sottoposto allo “stress test” da Covid non ha retto il peso delle proprie responsabilità. È il risultato del Primo Rapporto Ital Communications-Censis 2021 dal titolo “Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione”

“La pandemia rappresenta un caso esemplare di come la sovrabbondanza di comunicazione può generare confusione, disinformazione e fake news. Per invertire la tendenza è necessario riconoscere il valore sociale dei professionisti del settore. Tra loro, le agenzie di comunicazione, che oggi si presentano come un piccolo plotone di imprese che lavorano al servizio di aziende e amministrazioni pubbliche e costituiscono un argine contro la cattiva comunicazione.

La fame di conoscenza
Censis rileva che ben 50 milioni di italiani, il 99,4%, hanno cercato informazioni sulla pandemia. “Non era mai accaduto prima”, è il commento alla ricerca, che evidenzia una “fame” di informazione e di conoscenza in un momento drammatico per l’intero Pianeta, quando anche la scienza, quella con la “S” maiuscola, non aveva risposte.

Il 72,6% degli italiani ha consultato più di una fonte, 2,6 fonti in media per ciascuno; oltre 8 milioni si è rivolto solo a media tradizionali, 3,9 milioni solo a social e siti internet. Ben 3,4 milioni non ha cercato di informarsi né attraverso social e internet, né attraverso media tradizionali ma affidandosi a fonti istituzionali.

Guadare la nebbia
“La comunicazione sul virus – modalità di diffusione, dati su nuovi contagi, decessi – ha spaventato gli italiani, e non li ha resi consapevoli”, commenta la ricerca Censis a proposito del feedback “Giudizio sulla comunicazione dei media (social e tradizionali) sull’epidemia sanitaria”.

La comunicazione è stata confusa per il 49,7% degli italiani, ansiogena per il 39,5%, eccessiva per il 34,7%, generica per il 20,5%, improvvisata 16,6%, incompetente per il 14,9%, sbagliata per il 10,6%, pessima per il 10,4%. Solo il 13,9% degli intervistati la trovato la comunicazione equilibrata, il 12,5% chiara, il 10,4% di qualità, il 7,2% autorevole, il 3,8% rassicurante. “Risultato: confusione e paura”. Il 65% degli italiani è d’accordo con l’affermazione che “La comunicazione sul virus ha spaventato gli italiani e non li ha resi consapevoli”.

Giù la maschera
Lo studio del Cansisi evidenzia un elevatissimo rischio di disinformazione e fake news: “29 milioni di italiani durante l’emergenza sanitaria hanno trovato su web e sui social media notizie che successivamente si sono rivelate false o sbagliate”. Qualche esempio: 6,2 milioni di italiani (12,3% del totale – 21,2% tra chi ha al massimo la licenza media) pensano che vaccinarsi sia obbligatorio; 5 milioni di italiani (9,9% del totale – 14,8% tra chi ha al massimo la licenza media) sono convinti che i bambini non si possano ammalare di Covid; 19,4 milioni di italiani (38,6% del totale – 49,2% tra chi ha al massimo la licenza media) pensano che il virus sia stato intenzionalmente creato in un laboratorio da cui è sfuggito; 2,3 milioni di italiani pensano che ci sia correlazione tra 5 G e Coronavirus.

Fatti chiari
“Quanto accaduto durante la pandemia non si deve più ripetere”, è il monito del Censis, “le agenzie di comunicazione possono rappresentare validi argini contro la cattiva comunicazione: mentre lavorano per valorizzare e supportare l’immagine dei propri clienti operano anche per i media e per la qualità dell’informazione veicolata”.

Sono gli stessi intervistati ad indicare la strada: pene più severe per chi diffonde deliberatamente notizie false, obbligo per le piattaforme di rimuovere le fake news, obbligo di fact checking (verifica delle notizie) sui social media, campagne di educazione e sensibilizzazione sull’uso consapevole dei social, posizione privilegiata nei motori di ricerca per la comunicazione istituzionale e di qualità, riconoscimenti/Premi per le piattaforme che fanno informazione di qualità.

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