giovedì, 28 Marzo 2024

Genova, chiusa l’inchiesta sul Ponte Morandi: “Ignorati i segnali di allarme”

In queste ore, la Guardia di Finanza sta notificando gli avvisi ai 69 indagati e alle due società coinvolte, Autostrade per l’Italia (Aspi) e Spea, entrambe del gruppo Benetton.

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Dopo quasi tre anni la Procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo del ponte Morandi, che il 18 agosto 2018 causò la morte di 43 persone. In queste ore, la Guardia di Finanza sta notificando gli avvisi ai 69 indagati e alle due società coinvolte, Autostrade per l’Italia (Aspi) e Spea, entrambe del gruppo Benetton.

“C’è stata un’incosciente dilazione dei tempi rispetto alle decisioni da assumere ai fini della sicurezza”, hanno concluso i periti, “nonostante si fosse a conoscenza della gravità e della contemporanea evoluzione degli stati di ammaloramento del viadotto”.

Durante l’inchiesta svolta dai pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, insieme all’aggiunto Paolo D’Ovidio, sono stati effettuati due incidenti probatori. Il primo sullo stato di salute del viadotto. Il secondo, sulle cause vere e proprie del crollo.

Le responsabilità sono da attribuire ai vertici delle due società e ai dirigenti del Ministero delle Infrastrutture ai quali spettava il compito di vigilare sullo stato e la manutenzione del ponte. Ci sono stati “confusione e accavallamento di ruoli nella catena di responsabilità dei vari soggetti coinvolti, ovvero Aspi, Spea, Autorità preposte alla vigilanza e al controllo (Ministero, ndr), consulenti e tecnici esterni. Non è stata presa alcuna decisione operativa in merito alla sicurezza strutturale”. Perché “tale decisione avrebbe dovuto comportare scelte importanti, quali l’immediata chiusura al traffico del viadotto”.

Il procuratore Francesco Cozzi, coordinatore dell’indagine scrive infatti di “incoscienza”, di “negligenza”, di “immobilismo”, di “comunicazioni incomplete, equivoche, fuorvianti”. E, naturalmente, di “manutenzioni inadeguate”.

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