sabato, 27 Luglio 2024

Israele, accuse di “genocidio”: ora si aggiunge anche la Spagna

La causa intentata dalla diplomazia sudafricana, sorretta anche dall'Irlanda, riceve il sostegno della diplomazia spagnola

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Il ministro degli esteri spagnolo José Albares ha affermato che la Spagna sosterrà l’accusa di genocidio mossa dal Sud Africa verso Israele presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ). Sarà il secondo paese europeo dopo l’Irlanda a sostenere la causa, che sta venendo supportata anche da Cile e Messico.

Il contesto

Era lo scorso dicembre quando il Sud Africa ha intentato la causa contro Israele rispetto alla guerra a Gaza, dichiarando che stesse violando i termini della UN Genocide Convention. In risposta alla causa mossa dal paese africano, l’ICJ ha ordinato ad Israele di “fermare immediatamente la sua offensiva militare, e qualsiasi altra azione, nella zona di Rafah”. L’intervento bellico avrebbe messo “i civili palestinesi in pericolo comportando la loro eliminazione fisica”.

Israele ha dovuto fronteggiare delle forti critiche da parte dell’opinione pubblica internazionale a causa delle operazioni belliche che sta muovendo sulla zona meridionale di Gaza, proprio dove la maggior parte dei civili palestinesi ha cercato di trovare rifugio a causa dei bombardamenti dell’IDF. Nonostante le critiche, l’esercito israeliano ha più volte affermato che Rafah è l’ultima roccaforte di Hamas nella Striscia di Gaza. Inoltre, sempre secondo la milizia di Gerusalemme, la maggior parte degli ostaggi civili israeliani trattenuti da Hamas, dopo il 7 ottobre, sarebbe nascosta proprio a Rafah.

Tutto ciò accade sotto il vigile occhio del governo Netanyahu, che si ritrova a fronteggiare una tempesta di critiche interne. Il premierato del presidente israeliano è infatti a rischio, data la poca tenuta della sua maggioranza parlamentare. Dalla Knesset infatti arrivano critiche a Netanyahu da più fronti. Sia i centristi all’opposizione che l’estrema destra governativa criticano l’operato di Netanyahu e minacciano di chiedere la sfiducia. Ciò porterebbe a delle elezioni anticipate i cui risultati, in un periodo così periglioso, potrebbero non felicitare il presidente israeliano.

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